L'articolo

Morfologia

L’articolo è quella parte del discorso che, accompagnandosi al nome[1], ha la funzione di specificare se la cosa indicata dal nome è «già individuata e conosciuta» (articolo determinativo), oppure «non ancora individuata e conosciuta» (articolo indeterminativo e partitivo).

 

Dal punto di vista morfologico l’articolo presenta tutte le caratteristiche dell’aggettivo:

1) dovendosi accordare al nome a cui si lega in genere e numero, si flette (es. i miei amici, la mia brava sorella);

2) storicamente, gli articoli derivano, da aggettivi determinativi latini: l’articolo determinativo dal dimostrativo latino ille, illa, illud; l’articolo indeterminativo dal numerale latino unus, una, unum.

 

Dal punto di vista sintattico l’articolo si differenzia dai normali aggettivi:

1) l’articolo deve sempre essere anteposto al nome o al sintagma nominale, mentre l’aggettivo può trovarsi anteposto o posposto (i capelli, i biondi capelli, i capelli biondi);

2) guardando al nostro modello valenziale, se si escludono gli aggettivi possessivi e dimostrativi, gli aggettivi costituiscono dei circostanti, mentre l’articolo, a causa del suo strettissimo legame col nome, è parte di un eventuale “argomento”.

 

In italiano si distinguono tre tipi di articolo: determinativo, indeterminativo, partitivo.



[1] L’articolo può accompagnarsi anche a un verbo all’infinito (infinito sostantivato): Il rivederti è sempre una gioia per me.

 

Articolo determinativo

Morfologia

1. Forme

 

Le forme dell’articolo determinativo sono:

 

 

Singolare

Plurale

maschile

il, lo, (l’)

i, gli

femminile

la (l’)

le

 

Le diverse forme del maschile si usano in rapporto al suono iniziale della parola seguente:

 

- il, i davanti a consonante semplice e a gruppi di consonante esclusi i casi indi­cati successivamente (in cui si usa lo) : il cane / i cani; il vetro / i vetri; il crostino / i crostini; il flauto / i flauti, ecc.;

 

- lo, gli davanti a z, s seguita da consonante e ai suoni sc (palatale), gn, x e in genere anche davanti a ps e pn: lo zaino / gli zaini; lo zucchero, lo specchio, lo stretto, lo scemo, lo gnocco (lo psicologo, lo pneumatico10). Al singolare, davanti a vocale, lo si elide in l’; al plurale gli si può elidere soltanto davanti a i (gl’ingegneri, ma si preferi­sce la forma intera): l’asino / gli asini; l’uomo / gli uomini. Il plurale di il dio è gli dei (da una antica forma gli iddei).

La forma del singolare femminile la si elide davanti a qualsiasi vocale: l’acqua, l’erba, l’idea, l’ostrica, l’uva. La forma plurale non si elide quasi mai: le acque, le erbe, le idee, le ostriche, le uve.

 

L’articolo determinativo si fonde con le preposizioni a, di, da, in, su, formando le preposizioni articolate:

 

a + il, lo, la, i, gli, le                                    =     al, allo, alla, ai, agli, alle

di + il, lo, la, i, gli, le                                   =  del, dello, della, dei, degli, delle

in (che diventa n)  +  il, lo, la, i, gli, le      =  nel, nello, nella, nei, negli, nelle

                                                                         e così per le serie di dal, sul.

Si usano piuttosto spesso, parlando e anche scrivendo, col e coi invece di con il e con i. Le forme collo, colla, cogli, colle sono rare e soltanto tipiche del parlato.

 

2. Funzioni

 

L’articolo determinativo ha sostanzialmente la funzione di indicare cose (persone, animali, oggetti, eventi, idee, ecc.) determinate, ossia già conosciute da chi parla o scrive e da chi ascolta o legge. Tale conoscenza può derivare dal fatto che si tratta di:

- cose singole o tipiche necessariamente note a tutti (il sole, la luna, la primave­ra, la pioggia, la neve, il sonno, la vita, la morte, ecc.);

- un intero insieme di cose, che appunto nel loro insieme, come «classi», sono già conosciute da tutti: dicendo l’uomo, la donna, il cavallo, il treno, noi possiamo riferir­ci a tutti gli individui che compongono l’insieme (o «classe») di uomini, di donne, di cavalli, di treni, ecc.;

- cose singole nominate precedentemente, nello stesso testo o in un altro testo, alle quali perciò possiamo fare riferimento come «già note»;

- cose che vengono specificate nella stessa frase, con un complemento di speci­ficazione (l’orologio di Andrea) o con una dipendente relativa (l’orologio che mi hanno regalato) o in altro modo.

 

Articolo indeterminativo

Morfologia

1. Forme

 

L’articolo indeterminativo ha soltanto il singolare e le sue forme sono:

 

 

singolare

maschile

uno, un

femminile

una (un’)

 

La forma maschile un si usa davanti a:

 

- consonante semplice e gruppi di consonanti, esclusi i casi indicati successiva­mente (in cui si usa uno): un cane, un crostino, un flauto...

- vocale o semiconsonante (di nomi evidentemente maschili): un anno, un uomo (senza apostrofo).

 

La forma maschile uno si usa davanti a z, s seguita da consonante, sc (palatale), gn, x e in genere anche davanti a ps e pn: uno zio, uno specchio, uno scemo, uno gnomo (uno psicologo, uno pneumatico)

 

La forma femminile una si usa davanti a qualsiasi consonante; la forma un’ si usa davanti a qualsiasi vocale (di nomi evidentemente femminili): un’anima, un’epoca, un’i­sola, un’oca, un’unghia.

 

2. Funzioni

 

L’articolo indeterminativo segnala che nominiamo una cosa ancora sconosciuta a chi ascolta o legge: qualcosa, appunto, di indeterminato e che solo dopo la prima segnalazione diventerà noto e dunque determinato (ad es. C’era una volta un re). L’articolo indeterminativo può servire a indicare anche qualcosa che non occorre precisare: prendi una sedia. La funzione dell’articolo indeterminativo si comprende meglio se viene studiata insieme con quella dell’artico­lo determinativo: vedi qui sotto.

L’articolo indeterminativo un, uno, una può, ovviamente, accompagnare solo nomi singolari. L’«indeterminatezza» per i nomi al plurale si esprime con l’articolo partiti­vo al plurale o con gli aggettivi indefiniti alcuni, taluni, certi.

 

Per chiarire la distinzione di funzione tra articolo determinativo e articolo indeterminativo basta vedere il testo seguente:

 

Un vaso di fiori è caduto sulla testa di un passante. Il vaso non si è rotto, mentre il passante è stato gravemente ferito e portato all’ospedale.

 

Nel primo enunciato, vaso di fiori e passante sono accompagnati dall’articolo indeterminativo perché sono elementi nominati per la prima volta e quindi non ancora «conosciuti». Nel secondo enunciato, gli stessi termini sono accompagnati dall’articolo determinativo, perché ormai sono «co­nosciuti». Invece, testa e ospedale sono subito accompagnati dall’articolo determinativo, perché di testa ogni individuo ne possiede una sola: quanto all’ospedale, o mi riferisco genericamente alla categoria «ospedale», ben conosciuta da tutti, oppure mi riferisco all’unico e ben noto ospedale della cittadina in cui si svolge il fatto.

 

Articolo partitivo

Morfologia

L’articolo partitivo è rappresentato da del, dello, della, dei, degli, delle, che hanno il significato di “una parte di, un po’, alcuni”. Serve dunque a indicare una parte di un insieme, una quantità indeterminata. Es. Ho riscosso del denaro; Ho mangiato dei cioccolatini; Oggi sono rimasta a casa per scrivere delle lettere importanti.

 

L’articolo partitivo può anche essere preceduto da preposizioni; si avrà quindi: Ho comprato dei fiori per dei nostri amici. Quest’uso, proprio dell’ita­liano dell’uso medio, si evita invece nell’italiano formale (scritto).

Al plurale, l’articolo partitivo ha le stesse funzioni dell’articolo indeterminativo.

 

Mancanza di articolo

Morfologia

Se il nome non è accompagnato da articolo, è come se fosse preceduto da un inde­terminativo o da un partitivo. Questo capita spesso, per ragioni di brevità, nei titoli dei giornali: Peschereccio con cinque uomini sequestrato da motovedetta ( = Un pesche­reccio... da una motovedetta).

 

L’articolo può mancare anche nelle frasi negative del tipo: non c’è più pane, non ci sono giornali.