L'italiano degli immigrati

Varietà dell'italiano
Anteprima: 
Le varietà di incrocio con le lingue degli immigrati

Da quando negli anni Ottanta sono arrivati i primi immigrati stranieri in Italia, il fenomeno dell’immigrazione è cresciuto in maniera esponenziale, assumendo i tratti della stabilità e della grande varietà di provenienze, oltre che affermandosi come fenomeno non più emergenziale, ma organico e strutturale, pervasivo in molti settori della nostra società, dalla scuola al mondo del lavoro. Secondo il Dossier statistico sull’immigrazione della Caritas-Migrantes del 2012 sono più di 5 milioni gli stranieri residenti in Italia in modo regolare. Di questi, moltissimi sono i minori inseriti nel sistema educativo in Italia, tra cui una porzione sempre più consistente è nata in Italia ed è dunque cresciuta a contatto con lo spazio linguistico italiano.

 

Ma quali lingue parlano gli immigrati stranieri che vivono in Italia? Sicuramente le lingue che portano con sé dal proprio Paese di origine, siano esse lingue di grande comunicazione internazionale, lingue veicolari, lingue locali del proprio Paese che diventano lingue immigrate in Italia o lingue dei migranti (Bagna, Machetti, Vedovelli, 2003). Essi, tuttavia, nel vivere nel nostro Paese, si trovano a contatto anche con varietà di italiano standard, varietà di italiano regionale, dialetti locali. Da tale contatto con lo spazio linguistico italiano deriva una varietà linguistica che possiamo chiamare italiano di contatto, soprattutto in riferimento ai figli degli immigrati che frequentano le scuole italiane di ogni ordine e grado. L’italiano per gli immigrati non è infatti una semplice L2, una lingua seconda, né tantomeno una L1, una lingua madre. L’italiano di contatto è il frutto del contatto linguistico tra l’italiano e gli immigrati stranieri e le lingue altre di cui sono portatori, un luogo dove codici linguistici e culturali generano identità plurilingui complesse creando una varietà linguistica esito dei processi di immersione in ambiente italofono.

 

L’italiano appreso dagli stranieri che vivono in Italia è stato oggetto di numerosi studi, riconducibili al filone di ricerca della linguistica acquisizionale, che si è concentrata soprattutto sui processi di apprendimento spontaneo dell’italiano da parte degli immigrati. Grazie alla mole di studi, che è andata via via crescendo nel corso degli ultimi decenni, sui processi di apprendimento dell’italiano per stranieri, sono state definite delle tappe di acquisizione dei principali fenomeni linguistici, soprattutto per quanto riguarda la dimensione fonetica, morfosintattica, lessicale, dell’interazione, definendo delle varietà interlinguistiche di apprendimento dell’italiano L2.

 

(A cura di Francesca Gallina)

Definizione

L’espressione lingue in contatto risale agli studi sociolinguistici degli anni Cinquanta di Weinreich ed è stata riferita anche all’italiano come lingua di contatto nel 1987 da Giovanni Freddi, sebbene con un’accezione diversa, ovvero parlando di “insegnamento dell’italiano come lingua di cultura e di contatto” per rispondere a motivazioni allo studio dell’italiano culturali e generiche.

 

In seguito l’espressione italiano di contatto compare nei lavori della “Commissione di studio per il programma di riordino dei cicli di istruzione” del Ministero dell’Istruzione di Tullio De Mauro. In tali documenti l’espressione rinvia al concetto di contatto di matrice sociolinguistica, definendo l’italiano come lingua di contatto per gli alunni di origine straniera, soprattutto per i figli degli immigrati stranieri, sia nel caso siano nati in Italia e abbiano una competenza nativa o quasi nativa in italiano, sia nel caso in cui l’italiano sia appreso da giovani che arrivano in Italia con già una competenza nella propria lingua di origine.

 

Vedovelli riprende l’espressione sottolineando come l’italiano per i giovani e giovanissimi figli di immigrati stranieri costituisca un territorio di contatto composito tra identità linguistiche e culturali diverse che si trovano a convivere in un processo di ridefinizione della propria identità che diventa fonte di arricchimento.

Aspetti linguistici

L’italiano parlato dai non nativi è stato descritto attraverso la definizione di alcune varietà di apprendimento. Le varietà che descrivono il processo di apprendimento dell’italiano sono pre-basiche, basiche, post-basiche, intermedie, avanzate. Tra gli aspetti maggiormente studiati e che caratterizzano l’italiano di contatto appreso dagli stranieri che vivono in Italia ci sono aspetti morfosintattici, fonetici e lessicali. Le sequenze che qui presentiamo sono approfondite nel volume di Anna Giacalone Ramat Verso l’Italiano. Percorsi e strategie di acquisizione.

 

Tra i fenomeni morfologici più indagati vi è la sequenza di apprendimento delle distinzioni di tempo e aspetto del verbo italiano: presente > ausiliare + passato prossimo > imperfetto > futuro.

Le forme del condizionale e del congiuntivo vengono acquisite successivamente, così come le forme che esprimono distinzioni modali, che vengono inizialmente rese soprattutto attraverso altre forme lessicali.

Altre sequenze sono state proposte per la morfologia del nome, l’assegnazione del genere e del numero al nome, all’articolo, all’aggettivo, al participio passato, ai pronomi.

Per quanto concerne la sequenza di acquisizione dell’accordo di genere la sequenza che è stata individuata è la seguente: articolo determinativo > articolo indeterminativo > aggettivo attributivo > aggettivo predicativo > participio passato.

 

Gli studi sulla sintassi sono meno sistematici, tuttavia anch’essi hanno proposto dei principi comuni alle varietà di apprendimento con particolare riguardo la distribuzione dei costituenti nell’enunciato, la struttura di sintagma e di frase.

Anche per l’espressione della negazione è stata elaborata una sequenza di acquisizione: negazione olofrastica no >no(n)+X & X+no > no(n)+V > non+V+mica.

Coordinazione e subordinazione sono state anch’esse prese in esame nelle produzioni di italiano L2, con particolate attenzione alle subordinate completive, relative e avverbiali, per le quali è stata proposta la seguente sequenza (Berruto, 2001): causali > temporali > finali > ipotetiche > concessive.

 

Anche gli aspetti legati alla testualità sono stati più recentemente studiati, focalizzandosi su movimento referenziale, anafora, connettivi, ordini sintattici marcati.

Collocazione nello spazio linguistico italiano globale

L’italiano di contatto, ovvero l’italiano appreso e usato dagli immigrati stranieri in Italia, può essere collocato su uno degli assi che descrivono lo spazio linguistico italiano globale secondo la rielaborazione che Massimo Vedovelli nella sua Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo ha fatto a partire dalla nozione di ‘spazio linguistico italiano’ elaborata da Tullio De Mauro in Guida all’uso delle parole (1983).

 

L’italiano di contatto si colloca sull’asse in cui troviamo le lingue di origine dei migranti, l’italiano, la lingua del Paese di vita dei migranti. In particolare l’italiano di contatto rientra nel polo dell’italiano, in cui troviamo tra l’italiano popolare e l’italiano L2 degli stranieri che apprendono l’italiano in contesto formale nel proprio Paese o dei discendenti di emigrati italiani proprio l’italiano di contatto degli immigrati stranieri in Italia e inoltre l’italiano L2 appreso in contesto formale dagli stranieri in Italia.