3.4. Caterina e Maria de' Medici, regine di Francia

Moda e design

I matrimoni che univano case regnanti e corti principesche erano importanti occasioni di scambio fra le culture europee, specie dal Rinascimento. Il cardine ne era la sposa che, trasferendosi, recava un corredo di artisti, opere e oggetti preziosi, usanze, destinati a incidere nella vita culturale del paese di adozione. Significativo del potere raggiunto nei secoli dalla famiglia dei Medici, che dominava Firenze e la Toscana dall’epoca di Cosimo il Vecchio, è che riuscì a “sistemare”, in meno di un secolo, ben due regine sul trono di Francia. Due caratteri di donna, due età e due tempi diversi ma, anche se l’una non poté mai incontrare l’altra, Caterina e Maria dei Medici, ebbero in comune molto di più del cognome e della corona. Essendo rimaste entrambe vedove e madri di re bambini, furono le prime regine reggenti di Francia influenti; entrambe furono malmaritate e circondate da una fama sinistra legata ai drammi della politica francese: il nome di Caterina si associa alla strage degli Ugonotti nella notte di San Bartolomeo (agosto 1572) e alla leggenda dei veleni usati per eliminare i propri nemici; Maria, si è guadagnata la fama di donna avida di potere, di madre spietata in guerra col figlio, Luigi XIII, per il trono di Francia, e persino protettrice di una cricca di imbroglioni italiani. Una cattiva fama molto diffusa nel paese d’adozione fino all’Ottocento. Eppure furono riconosciute, entrambe loro modo, portatrici di orizzonti culturali nuovi e profondi nella storia europea.

 

Caterina (1519-1589) fu sposa a soli 14 anni, nel 1533. Le nozze con il coetaneo, futuro Enrico II, furono combinate dal padre di lui Francesco I, che ne apprezzava l’intelligenza oltre alla cospicua dote e dal di lei zio, papa Clemente VII, deciso a frenare il potere di Carlo V su Roma. Di padre fiorentino e madre francese, seppe fondere le due culture in una sintesi inconfondibile: nelle feste carnevalesche, teatrali e musicali, nella poesia e nelle arti visive come nella filosofia, filtrata dal neoplatonismo di Ficino e della cabala cristiana di Pico della Mirandola. Se già Francesco I di Valois aveva portato in Francia, oltre a Leonardo da Vinci, lo stuolo di artisti che avviò la cosiddetta Scuola di Fontainebleau, Caterina introdusse in Francia molti usi e raffinatezze italiane, come la forchetta, l’abitudine di gustare a tavola salato e dolce distinti, la ricerca di confort per meglio cavalcare, come l’uso delle mutande e una nuova sella da amazzone per tenere le gambe dalla stessa parte; particolare poi fu la cultura dei profumi (con cui venivano intrisi anche i guanti per celare il cattivo odore del pellame), interpretata dai detrattori come una sofisticata tecnica di avvelenamento.

 

L’eredità del mecenatismo mediceo, così trapiantata in suolo francese, alimentò un modello originale di corte destinato ad affermarsi nel secolo successivo, con la nipote Maria de' Medici.

Due grandi opere esposte nella galleria degli Uffizi a Firenze, rievocano le due celebri unioni. La contemporaneità e lo stile dei due quadri, dipinti entrambi nel 1600 da Jacopo Chimenti detto l’Empoli, in maniera volutamente speculare, mitiga notevolmente la distanza fra le due epoche, ma una buona fedeltà alle fogge degli abiti mostra quanto, verso il XVII secolo, la rigida austerità d’influenza spagnola si stia infiltrando anche nella moda del nostro paese.

3.4.1. Maria de' Medici, regina di Francia

Moda e design

Maria, che visse dal 1573 al 1642, era ormai ventisettenne nel 1600, quando lo zio Ferdinando I ne valutò il “peso politico” per la favolosa cifra di 600.000 fiorini, che gli valsero lo sprezzante titolo di “grossa banchiera”, buona testimonianza dell’accoglienza ricevuta nella nuova patria. Di fatto la vita di Maria non fu felice: dopo un periodo di reggenza seguito all’uccisione del marito, ella visse duri complotti di corte, finché il suo ex favorito, il potente cardinale Richelieu, convinse il figlio stesso, Luigi XIII, ad allontanarla per sempre.

 

Alle laboriose trattative per maritarla con Enrico IV di Navarra (divorziato dalla regina Margot, figlia di Caterina de’ Medici) furono proporzionati i festeggiamenti del matrimonio, che fu celebrato per procura nel Duomo di Firenze. Né l’assenza di Enrico ne compromise il fasto: al ricevimento a palazzo Vecchio, seguì, il giorno dopo, la rappresentazione di una favola pastorale rimasta un punto fermo nella storia teatrale e della musica, l’Euridice, di Ottavio Rinuccini, musicata da Iacopo Peri e Giulio Caccini.

 

Nella "Descrizione delle felicissime nozze della Cristianissima Maestà Maria", il Buonarroti tenne nota di tutti i particolari dell'apparecchiatura delle tavole, delle vivande e delle confezioni di zucchero, nonché dell'addobbo della sala. Fecero epoca le statue di zucchero modellate dal Giambologna. "L'apparecchio supremo" delle tavole presentava gruppi di animali, fra cui una statua equestre dello sposo e, soprattutto, le meraviglie teatrali ideate dal Buontalenti: dal soffitto Giunone e Minerva su nubi rigonfie, svanivano su tavole, cambiate a vista in specchi e cristalli, che poi divenivano boschetti con viali, siepi, fontane e statuette di ninfe…

 

“Di seta, d’oro e d’argento è ricoperta non solo la sua persona, ma tutto ciò che l’accompagna e la circonda nel suo viaggio dalla Toscana alla Francia: le sue dame, lo stuolo numeroso e sgargiante dei livreati e degli armigeri, tutti gli apparati mobili e fissi in cui soggiorna o si muove. La nuova carrozza è tutta tappezzata di velluto rosso ricamato […] le galere che da Livorno la portano a Marsiglia sono parate con 688 braccia di teletta d’argento a fondo rosso; le camere del suo appartamento sulla galera reale sono rivestite di tela d’oro, così come il letto e le portiere; in tela d’oro e seta gialla con opera a gigli sono anche i tendali da sole montati sulla nave, mentre sui pennoni garriscono al vento le lunghe fiamme e i gagliardetti dipinti su tela rossa d’argento”(Roberta Orsi Landini, Lo stile fiorentino alla corte di Francia).

 

Il degno corredo che Maria portò in Francia, interprete di uno stile che lascerà un segno forte nella moda francese del tempo. In linea con la tradizione fiorentina, la foggia di vesti e sottane non ha mai impedito alle donne di mostrare il decolleté, accompagnato adesso dal collare semicircolare, alzato e rialzato dietro la nuca, che si identifica, non a caso, con lo stile della nuova regina, mutuato dalla moda veneziana, alternativa alla imperante moda spagnola. D’altronde, fedele al gusto regale fiorentino Maria predilesse abiti colorati, riservando il nero solo ad occasioni di lutto, come per la sua vedovanza, quantunque rimanga fedele al suo stile, come ben mostra lo splendido ritratto del Rubens, perfetto interprete del nuovo esprit e della nuova femminilità, segno del cambiamento dei tempi. E lui Maria incaricò per illustrare e tramandare ai posteri la “magnificenza” della sua vita e del suo operato.

 

BIBLIOGRAFIA

  • Roberta Orsi Landini, Lo stile fiorentino alla corte di Francia, in: Maria de' Medici : (1573 - 1642) ; una principessa fiorentina sul trono di Francia / Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino. A cura di Caterina Caneva e Francesco Solinas, Livorno : Sillabe, 2005.