Riflessione sulla lingua: imperfetto/passato prossimo 1

Leggi questo brano, tratto (con alcune variazioni) dall’intervista ad Elton.

 

Io sono nato in Brasile, ma sono di origine italiana, sono di origine trentina, veneta e calabrese. I miei due bisnonni paterni erano di Trento, Fornace e Civezzano. Da parte di mia madre, mia nonna era figlia di veronesi, di San Bonifacio, e mio nonno era calabrese, di Santa Sofia d’Epiro.
Quando ero bambino e andavo a casa di mio nonno, dalla parte del mio papà, non capivo niente di quello che diceva, perché il suo era un dialetto, e quindi parlavo con lui sempre in portoghese.
Allora dicevo sempre, fin da piccolo, che quando sarei andato a scuola, avrei imparato anche la lingua italiana perché volevo capire quello che mio nonno diceva.
Quando ho cominciato a studiare l’italiano, sono andato a casa del nonno per provare a parlare con lui. Ma lì mi sono reso conto che lui non capiva quello che dicevo io, perché io parlavo italiano, imparato a scuola e dalle grammatiche, e lui parlava dialetto, quindi erano due cose diverse l’una dall’altra.

 

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Nel brano letto, Elton usa l’imperfetto per

  • descrivere persone, luoghi o situazioni nel passato.
  • indicare un’azione finita.
  • indicare un’azione puntuale.
  • indicare un’abitudine nel passato.

Nel brano letto, Elton usa il passato prossimo per

  • descrivere persone, luoghi o situazioni nel passato.
  • indicare un’azione finita.
  • indicare un’azione puntuale.
  • indicare un’abitudine nel passato.