Si dice (che)...

La Fontana dei Libri nel quartiere di Sant'EustachioLa Fontana dei Libri nel quartiere di Sant’E
La Fontana dei Libri nel quartiere di Sant’Eustachio [Nel 1927 il Fascismo tentò di reinserire le antiche forme di associazionismo comunale, cioè le corporazioni di “arti e mestieri”. Rientrava in questo progetto anche la valorizzazione della distribuzione degli artigiani in determinate vie. Per celebrare il quartiere di Sant’Eustachio, che un tempo ospitava l’antica università di Roma a Sant’Ivo alla Sapienza, l’architetto Pietro Lombardi disegnò nel 1927 questa fontana. Vi si vedono i libri, che rimandano alla corporazione dei librai, e il cervo, simbolo del quartiere di Sant’Eustachio]

Tessa Gelisio riferisce un’antica credenza, relativa alla fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona: «si dice sia legata a un sortilegio: chiunque la visiti in senso anti orario perderà inesorabilmente, entro sei giorni, l’amato o l’amata». Gelisio riferisce non un dato storico, non una verità, bensì una “leggenda”, una “credenza popolare”. La conduttrice, pertanto, usa la costruzione impersonale si dice per indicare l’incertezza di quanto è espresso dalla soggettiva, e cioè che la fontana «sia legata a un sortilegio».

 

A seconda del contesto, dunque, bisogna distinguere i casi in cui si dice ha semplice valore impersonale da quelli in cui ha valore dubitativo (vedi il percorso Una cucina multietnica: il caso siciliano).