Livello linguistico (Quadro comune europeo di riferimento):
B
Area tematica:
La canzone italiana
Obiettivi contenutistici:
Presentazione della canzone italiana dagli anni Settanta agli anni Novanta
Indici linguistici:
l’uso del congiuntivo nei diversi tipi di subordinate introdotte da connettivi; i pronomi combinati e l’uso di alcuni verbi pronominali
Video:
- intervista a Vasco Rossi tratta da Mixer del 12/04/1984
- intervista a Lorenzo Cherubini, Jovanotti, tratta da Sottovoce del 14/01/2002
Testi:
Renato Marengo (2010), Lucio Battisti: la vera storia dell’intervista esclusiva, Coniglio ed., Roma.
Caterina Tonon (2009), Claudio Baglioni, l’incantautore, Aliberti editore, Roma.
Siti citati:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Battisti
http://it.wikipedia.org/wiki/Vasco_Rossi
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=659&biografia=Lorenzo+Cherubini;
http://it.wikipedia.org/wiki/Jovanotti
Tempo necessario:
1,5h. circa.
Autore:
Cristina Capuzzo
Presentazione:
Attraverso video e interviste a cantanti che hanno fatto la storia della canzone italiana dagli anni Settanta agli anni Novanta puoi vedere come questo aspetto della cultura italiana sia di grande valore per comprendere sia la lingua che la società del nostro paese.
Link utili:
Festival di Sanremo
http://www.sanremo.rai.it/dl/portali/site/page/Page-0b658ca1-b53b-4767-892c-cfb2654331c0.html
http://www.italica.rai.it/monografie/canzone_italiana/index.php
Notizie sui cantanti italiani
http://www.musicalstore.it/default.asp
Nilla Pizzi
Fabrizio de André
http://www.fondazionedeandre.it/default.php
Lucio Battisti
http://www.luciobattisti.info/
Claudio Baglioni
Vasco Rossi
Jovanotti
Storia della canzone italiana
http://www.galleriadellacanzone.it/index.htm
http://www.lacanzoneitaliana.it/
Notizie sulle novità della musica italiana
Leggi la biografia di Lucio Battisti e completa il testo con le parole qui sotto.
album, audizione, cantante, canzoni, chitarra, concerti, casa discografica, gruppo, interviste, pubblico, successo
Nasce nel 1943 in provincia di Rieti e muore nel 1998 a Milano. Fin da ragazzo ama la musica e a 13 anni vuole imparare a suonare la parola. Nel ’62 cerca di guadagnarsi da vivere con un piccolo parola musicale e poi nel ’64 si unisce come chitarrista ad un altro gruppo ‘i Campioni’ e comunicia a fare parola. Nel ’65 la parola Ricordi fa un'parola a Lucio e lo fa incontrare con Giulio Rapetti, in arte Mogol, creatore di testi di parola. Nasce così una collaborazione che porta Lucio al successo come parola. Nel ’68 conosce Grazie letizia Veronese che diventa la sua compagna di vita e che sposerà poi nel ’76. Nel ’69 partecipa a Sanremo e nello stesso anno esce il suo primo album intitolato Lucio Battisti. Negli anni ’70 Battisti arriva al culmine della popolarità e del parola. Nel 1970 durante un’intervista spiega di non essere un cantante politicamente impegnato ma di essere solo interessato a fare musica e a dare emozioni al parola. Nel ’71 passa dalla casa discografica Ricordi alla Numero Uno, casa discografica indipendente creata proprio da Battisti e da altri artisti che avevano lasciato la Ricordi. A partire dal ’72 Battisti, stanco di apparizioni in televisione e parola sui giornali, comincia a rifiutare ogni richiesta di posare per fotografie e di rilasciare interviste. Nello stesso anno decide anche di non esibirsi più in pubblico. Nel ’73 nasce il suo unico figlio, Luca. Nel ’74, dopo un viaggio in Sudamerica, in occasione della pubblicazione del suo nuovo album, Anima Latina, rilascia un’intervista esclusiva a Renato Marengo, discografico e giornalista musicale che lo incontra nello studio di registrazione ‘Il Mulino’ dove Battisti sta rivedendo le canzoni del nuovo album. L’intervista viene pubblicata nel settimanale Ciao 2001, uno dei più popolari periodici rock del tempo. Nell’80 si interrompe la sua collaborazione con Mogol per divergenze artistiche con Battisti. Il cantante continua a pubblicare nuovi parola in collaborazione con la moglie e con Pasquale Panella, scrittore di testi. Fino al ’94 Battisti pubblica altri album che presentano una evoluzione nello stile musicale dell’autore ma che però non raggiungono il successo di quelli precedenti. Nel ’98 muore in una clinica di Milano probabilmente per una malattia incurabile. Anche a distanza di anni dalla morte del cantante raccolte di canzoni continuano a essere pubblicate e raggiungono sempre un successo di vendite. Molti sono i cantanti italiani che sono stati influenzati dallo stile di Battisti.
Adattato da http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Battisti
Discografia
Album
1969 – Lucio Battisti
1970 – Lucio Battisti Vol. 2
1970 – Emozioni
1971 – Amore e non amore
1971 – Lucio Battisti Vol. 4
1972 – Umanamente uomo: il sogno
1972 – Il mio canto libero
1973 – Il nostro caro angelo
1974 – Anima latina
1976 – Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera
1977 – Io tu noi tutti
1977 – Images
1978 – Una donna per amico
1980 – Una giornata uggiosa
1982 – E già
1986 – Don Giovanni
1988 – L'apparenza
1990 – La sposa occidentale
1992 – Cosa succederà alla ragazza
1994 – Hegel
Alcuni singoli famosi
1968 – La mia canzone per Maria; Io vivrò (senza te)
1969 – Un'avventura; Non è Francesca
1969 – Acqua azzurra, acqua chiara; Dieci ragazze
1969 – Mi ritorni in mente; 7 e 40
1970 – Fiori rosa fiori di pesco; Il tempo di morire
1970 – Anna; Emozioni
1971 – Pensieri e parole; Insieme a te sto bene
1971 – La canzone del sole; Anche per te
1972 – I giardini di Marzo; Comunque bella
1972 – Il mio canto libero; Confusione
1973 – La collina dei ciliegi; Il nostro caro angelo
1977 – Amarsi un po'; Sì, viaggiare
1978 – Una donna per amico; Nessun dolore
1980 – Una giornata uggiosa; Con il nastro rosa
Leggi cosa dice Lucio Battisti della sua musica e degli anni ’70 poi indica se le frasi sono vere o false.
(Tratto da Renato Marengo (2010), Lucio Battisti: la vera storia dell’intervista esclusiva, Coniglio ed., Roma.)
p. 124
“E poi sono sempre più convinto che un musicista non debba parlare della propria musica, non abbia bisogno di spiegarla. Un musicista la musica la fa: fa un disco, compone, suona e con quello si esprime.”
Secondo Lucio Battisti un musicista deve solo fare musica, non serve che poi la spieghi agli altri.
p. 128
“Ora sono passati, appunto, cinque anni [dall’ultima intervista – ndr-.], per la musica e per me, ma soprattutto per la gente. Checché ne pensino gli addetti ai mezzi di diffusione (TV e RAI), quelli che continuano a tenere in piedi il mondo “leggero” (festival, etc.), il pubblico ha subito un’evoluzione, nonostante, appunto, i mezzi di diffusione, siano rimasti indietro. Il pubblico è andato avanti (lo dimostrano del resto le classifiche: da alcuni anni a questa parte i primi posti sono occupati da long-playing di personaggi che in TV vanno pochissimo).
Oggi il rapporto tra artista e pubblico è mutato, oggi occorre coinvolgere il pubblico, provocarlo, stimolarlo, farlo sentire, assieme all’artista, l’autore, l’esecutore stesso di ciò che una volta doveva solo ascoltare, subire.”
Per Battisti sia gli artisti che la televisione si stanno evolvendo per seguire l’evoluzione del pubblico.
p. 130
“Questo mio ultimo LP, Anima Latina, è per me un’operazione culturale, quasi un esperimento, e tale dovrà restare; ho fatto alcune considerazioni, alcune correlazioni con altre arti la cui situazione più evoluta è senza dubbio quella iconografica, quella delle forme più recenti di pittura di arte concettuale, ecc.; per capire quanto avanti sia questo tipo di arte, basti pensare a Picasso, a quello che ha significato la rottura, la provocazione dei primi esperimenti dell’artista, divenuti poi documenti, divenuti addirittura scuola, serviti da stimolo ed apertura a nuove cose. Anche nella musica più elementare è utile fare oggi queste operazioni; nella musica contemporanea l’hanno già fatto, nel mondo delle canzoni, quello più vicino alle masse, quello più immediato, per la gente più semplice, ancora non è stato fatto, siamo ancora legati alla strofa, alla rima, sia pure trattandosi di cantautori, di brani impegnati e ricchi di significato: sono sempre cose che si subiscono. Questa sudditanza dell’ascoltatore deve essere modificata; non è che tutti debbano comporre o far musica, ma partecipare sì.”
Battisti fa un paragone tra arte e musica e dice che anche nella musica bisogna fare degli esperimenti innovativi come nell’arte, per questo dice che il suo ultimo disco è un esperimento musicale che dovrebbe servire a coinvolgere l’ascoltatore.
Leggi la biografia di Claudio Baglioni e completa il testo con le parole qui sotto.
abbia intrapreso, sarà proclamato, si sia allontanato, viene venduto, sono pubblicati
Nasce a Roma nel 1951 suona e canta fin da ragazzino e a 13 anni vince anche un concorso canoro. Nel ’69 ottiene il suo primo contratto con la casa discografica RCA. Nel ’70 parola il suo primo album, Claudio Baglioni, ma non ottiene grande successo. Nel ’71 incontra Paola Massari, sua futura moglie, con la quale nell’82 avrà un figlio, Giovanni.
Nel ’72 esce Questo piccolo grande amore, uno dei suoi più grandi successi, e che parola ‘canzone italiana del secolo’ durante il Festival di Sanremo, 13 anni più tardi. Tra il ’72 e il ’78 parola tutti i suoi album di maggiore successo. Nell’81 dopo tre anni di silenzio esce un suo nuovo album, Strada facendo e nell’85 La Vita è adesso, che vendono milioni di copie, e a cui seguono vari tour e concerti dal vivo. Nell’89 si separa dalla moglie. Nel ’90 esce un nuovo album, Oltre e nel’95 Io sono qui, entrambi questi album mostrano come il cantante parola dal filone romantico-melodico degli anni’70 e parola una nuova strada più sperimentale a livello sia di testi che di musica. Baglioni continua a pubblicare album e a fare concerti in Italia e all’estero. Nel 2004 consegue la laurea in architettura all’Università La Sapienza di Roma.
Adattato da http://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Baglioni#Discografia
Discografia
Tratto da http://www.ancorassieme.net/discografia/discografia.htm
1970 CLAUDIO BAGLIONI
1971 UN CANTASTORIE DEI NOSTRI GIORNI
1972 FRATELLO SOLE SORELLA LUNA
1972 QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE
1973 GIRA CHE TI RIGIRA AMORE BELLO
1974 E TU
1975 SABATO POMERIGGIO
1977 SOLO
1978 E TU COME STAI?
1981 STRADA FACENDO
1982 ALE'-OO'
1985 LA VITA E' ADESSO IL SOGNO E' SEMPRE
1990 OLTRE
1995 IO SONO QUI
1997 ANIME IN GIOCO
1998 DA ME A TE
1999 VIAGGIATORE SULLA CODA DEL TEMPO
Leggi cosa dice Claudio Baglioni della sua musica e degli anni ’70 poi indica se le frasi sono vere o false.
Tratto da Caterina Tonon (2009), Claudio Baglioni, l’incantautore, Aliberti editore, Roma.
Secondo Claudio Baglioni il Sessantotto segna un periodo in cui i giovani avevano grandi ideali comuni.
“La storia raccontata nella canzone [Questo piccolo grande amore – ndr.] è una storia vera. Forse per questo ha colpito tante persone. È una storia qualsiasi di persone qualsiasi ma con una musica che non è qualsiasi. Nella versione di Attori e spettatori l’ho graffiata [dal verbo graffiare, fare dei segni con le unghie] come se fosse una persona, una prima fidanzata. Quella canzone, negli anni, mi ha ispirato invidia e gelosia. Ora l’ho licenziata.”
Baglioni ha avuto un rapporto difficile con la sua canzone più famosa, un rapporto di odio e di amore, ma ora questo periodo è passato.
“... una segretaria [della casa discografica RCA – ndr.] mi fermò e mi disse: ‘Ma Claudio, lo sai che il tuo disco [Questo piccolo grande amore – ndr.] è entrato in classifica? È già al secondo posto.’ Tornai a casa prendendo i soliti tre autobus, abitavo a Centocelle [quartiere periferico di Roma – ndr.]. E ricordo perfettamente che guardai tutte le finestre di tutte le case di Roma, pensando che in quel momento, forse, c’era qualcuno che stava ascoltando il mio disco, c’era qualcuno che sapeva chi ero.”
Baglioni è cosciente del successo che ha raggiunto da anni e si immagina che tutti ormai lo conoscano e ascoltino la sua musica, si sente un cantante famoso e non può più prendere un autobus senza che le persone lo fermino e lo salutino.
Leggi cosa pensa il giornalista musicale Renato Marengo di Lucio Battisti e della musica degli anni’70. Poi leggi le frasi che riassumo i diversi paragrafi e scegli quella che ti sembra corrispondente al brano che hai letto.
adattato da Renato Marengo (2010), Lucio Battisti: la vera storia dell’intervista esclusiva, Coniglio ed., Roma, pp.100-103.
Certamente, comunque, Lucio [Battisti –ndr.] non aveva nessuna idea di cosa fossero l’impegno sociale, il movimento studentesco; di cosa significasse fare concerti per sentirsi partecipi di una sorta di rivoluzione culturale; del fatto che ci si incontrava per confrontarsi, per contarsi, stare assieme. Di cosa significasse realmente una “musica impegnata”.
Per capire oggi cosa significasse “l’impegno” per chi faceva musica, occorre distinguere nettamente il tipo di musica sanremese – la musica leggera tutta rime, melodie melense e ritornelli accattivanti – da quella musica che si scandiva durante le manifestazioni al ritmo dei tamburi e tammorre [Strumento musicale a percussione, tamburo cilindrico fatto da pelle di animale tesa su un telaio circolare di legno al quale sono fissati dei cerchietti di latta], come quella degli Zezi di Pomigliano d’Arco, delle Nacchere Rosse, dei Tarantolati di Tricarico, della stessa Nuova Compagnia di Canto Popolare; ma anche da quella musica che si faceva nei grandi raduni rock, quella dei Rolling Stones, dei Led Zeppelin, di Franck Zappa, della PFM [PFM: Premiata Forneria Marconi, gruppo musicale italiano nato nel 1969 che si inserisce nel filone della musica progressiva o rock progressivo, poi etichettato sotto il termine, peraltro improprio, di "pop". In questo tipo di musica confluivano influenze classiche, jazz, di musica popolare, di rock - nei suoi molteplici aspetti - e di quel filone impregnato di romanticismo che affondava le proprie radici nelle ballate folk irlandesi e americane] da quella di tanti artisti che si stavano imponendo, alcuni dei quali in Italia in quel periodo erano prodotti proprio da me [Renato Marengo – ndr.], in vari generi musicali: artisti e produttori tutti ugualmente collegati alle realtà sociali che vivevamo e interpretavamo, e per le quali lottavamo in quei giorni nello sforzo di farle evolvere.
È utile soffermarci un attimo sulla situazione della musica di quegli anni venuti immediatamente dopo il ’68, quando nel bene e nel male un’intera generazione, spinta dal proprio entusiasmo e dalla propria giovanile energia, dalla voglia di cambiamento e di libertà, attratta dal coraggio e dall’icona del Che [Ernesto Guevara de la Serna, più noto come Che Guevara, o el Che, rivoluzionario e guerrigliero argentino, ebbe un ruolo determinante nella rivoluzione cubana tra il 1953 e il 1959], contraria al razzismo e alla guerra nel Vietnam, con una buona dose di utopia e di buona fede, mise il proprio secolo sottosopra, dichiarò guerra all’ipocrisia conservatrice dei propri genitori, all’egemonia della chiesa cattolica, rifiutandosi di accettare una vita piccolo-borghese, giacca-e-cravatta, capelli corti e barba ben rasata.
[….]
Continua l’esercizio della pagina precedente.
La musica esprimeva un modo di vivere, i testi erano un segno di protesta e valvola di scarico per il malessere individuale, i cantautori raccontavano la propria rabbia e i propri amori, le delusioni e il disagio della propria generazione. Gli artisti non cantavano canzoni scritte per vincere festival e canzonissime, né per primeggiare nelle classifiche, ma per comunicare e creare aggregazione. I musicisti di cui parlo salivano sul palco con gli stessi vestiti che indossavano tutti i giorni, non con gli smoking e i lustrini della musica leggera o della televisione. […]
Oggi far capire a un giovanissimo cosa c’entrasse la musica con la politica e col sociale è certamente più difficile che in quei giorni. Ma non poi così tanto… Quanta differenza c’è oggi, per esempio, tra discoteca e rockoteca, tra balera o sala da ballo e pub, locale di tendenza, centro sociale? Domanda complicata e suscitatrice di contraddizioni…
Nella discoteca si ascolta dance music, musica col martellone [Parola del gergo giovanile che indica una musica con un ritmo molto forte e sempre uguale] che batte e ribatte per tutta la notte, fra capelli impomatati [In questo contesto ha significato di ‘capelli con il gel’] o rasati, abiti fighetti [Parola del gergo giovanile che indica ‘alla moda’], cubiste [Parola del gergo giovanile che indica una ragazza che balla in discoteca]; girano troppo spesso cocktail estremi di superalcolici e pasticche di tutti i tipi, ecstasy, anfetamine pesanti, a volte coca [Cocaina] e crack, sesso facile e ostentato ed estremo e talvolta tragicamente violento, in branco. Nelle rockoteche invece solitamente si sceglie di andare perché ci suona il tale gruppo, si ascolta reggae o hip hop, si rappa, si poga, oppure si ascolta il cantautore di turno che canta i comuni problemi generazionali, si discute, si partecipa, si comunica, forse qualcuno spipacchia [Parola del gergo giovanile che indica ‘fumare marjuana’] un po’, certamente si beve birra, il sesso è libero perché è normale. Ci sono differenze, certo: ma quali, e quante? Vi suonano gruppi come gli Afterhouse, Marlene Kunz, i 99 Posse, i 24 Grana, i Modena City Ramblers, i Baustelle, e cantautori come Silvestri, Gazzè, Capossela, Consoli, o anche cose come l’etno di Capone, il folk di Bennato, il jazz di Daniele Sepe. MTV ritrasforma un po’ tutto in marmellata, ma sempre meglio di Sanremo e degli ospiti della TV del sabato sera.
[…]
Gli artisti “impegnati” di ieri non suonavano soltanto, ma “militavano”. Per scelta esistenziale, ma soprattutto artistica, scrivevano, cantavano e suonavano canzoni e musiche che raccontavano quella nostra generazione post-sessantottina in movimento. Cantavano l’utopia, l’amore consapevole, la rivolta. E la facevano loro stessi, la rivolta, con la propria musica ribelle (Area, Finardi, PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Napoli Centrale, Carnascialia, NCCP, Musicanova, Edoardo Bennato, Guccini, Rocchi, Pino Daniele, e poi poeti come Fabrizio de André, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni….).
[….]
Osserva le frasi che hai trovato nei testi precedenti.
Si tratta di frasi in cui sono evidenziati in grassetto dei verbi che si trovano coniugati nel modo congiuntivo.
Il modo congiuntivo si usa normalmente in frasi dipendenti solitamente introdotte da frasi principali in cui i verbi indicano:
1) opinione personale: ad es. pensare, credere, ritenere, essere convinto...
Credo che il negozio sia chiuso a quest’ora.
2) desiderio, volontà: ad es. desiderare, volere, pretendere, preferire, ordinare, vietare, permettere...
Vorrei che rimanessimo in contatto.
3) dubbio: ad es. dubitare, non essere sicuro...
Dubito che venga.
4) sentimento (timore/paura, piacere...): ad es. piacere, temere, avere paura, vergognarsi, dispiacere...
Mi dispiace che non sia arrivato in tempo.
Si usa poi :
5) nelle perifrasi: è + aggettivo (indicano dubbio, opinione, etc.)+ che
È bello che tu sia qui oggi! È importante che tu venga. È giusto che lui sappia...
6) con alcuni verbi impersonali come sembra, bisogna, pare…
Bisogna che vada.
Sembra che piova.
7) Il congiuntivo si usa anche in costruzioni del tipo:
qualsiasi/qualunque cosa/checché (formale) + congiuntivo
Qualsiasi cosa tu dica, non cambierò idea.
Attenzione però si usa il congiuntivo nella frase subordinata solo se il soggetto della frase principale è diverso dal soggetto della frase subordinata:
(Io) penso che Marco arrivi in ritardo
Se invece il soggetto della principale è lo stesso della subordinata allora si usa una forma con l’infinito:
(Io) penso di arrivare in ritardo.
Marco (lui) pensa di arrivare in ritardo.
(Noi) credevamo di esserci persi.
(Noi) credevamo che tu ti fossi perso.
Inoltre, il congiuntivo si usa in frasi principali che esprimono augurio o desiderio (Potessi avere una bicicletta nuova!), oppure come imperativo di 3a persona (congiuntivo esortativo): Vada via!.
Vedi anche: Modo congiuntivo
Osserva le forme del congiuntivo.
I tempi del congiuntivo sono 4: presente, passato, imperfetto e trapassato
I 4 tempi del congiuntivo sono:
2 semplici (formati da una sola parola) e 2 composti (formati da due parole).
Es. Lavorare
presente: che io lavori passato: che io abbia lavorato
imperfetto: che io lavorassi trapassato: che io avessi lavorato
Le forme irregolari riguardano il presente e a volte anche l’imperfetto di alcuni verbi.
Ecco le più comuni.
Infinito | Congiuntivo presente | Congiuntivo imperfetto |
andare | vada | andassi |
avere | abbia | avessi |
bere | beva | bevesi |
dare | dia | dessi |
dire | dica | dicessi |
dovere | debba | dovessi |
essere | sia | fossi |
fare | faccia | facessi |
potere | possa | potessi |
rimanere | rimanga | rimanessi |
salire | salga | salissi |
sapere | sappia | sapessi |
scegliere | scelga | scegliessi |
stare | stia | stessi |
tenere | tenga | tenessi |
togliere | tolga | togliessi |
tradurre | traduca | traducessi |
uscire | esca | uscissi |
venire | venga | venissi |
volere | voglia | volessi |
Leggi queste frasi che hanno detto Lucio Battisti e Claudio Baglioni e completa con il verbo nella forma del congiuntivo.
da Renato Marengo (2010), Lucio Battisti: la vera storia dell’intervista esclusiva, Coniglio ed., Roma
da Caterina Tonon (2009), Claudio Baglioni, l’incantautore, Aliberti editore, Roma.
Si usa il congiuntivo anche quando la frase subordinata è introdotta da alcuni connettivi subordinanti, ovvero da parole che uniscono una frase principale a una frase subordinata come:
I connettivi possono essere di diverso tipo e alcuni hanno bisogno del verbo al congiuntivo, altri sono seguiti da un verbo all’indicativo, altri ancora possono essere seguiti dall’indicativo o dal congiuntivo a seconda della frase. Ne vediamo di seguito alcune categorie che vogliono il congiuntivo.
FINALI
Quando vogliamo indicare il fine, lo scopo della frase principale possiamo usare i connettivi finali.
I connettivi finali sono:
Ti lascio i soldi perché tu possa comprare il regalo per papà.
Ti lascio i soldi affinché tu possa comprare il regalo per papà.
CONCESSIVI
Quando vogliamo introdurre un elemento non atteso rispetto al logico rapporto di causa-effetto tra la frase principale e la frase secondaria possiamo usare i connettivi concessivi.
I connettivi concessivi che vogliono il congiuntivo sono:
Sebbene sia tardi, non ho voglia di andare a casa.
TEMPORALI
Tra i diversi connettivi temporali (quando, mentre, dopo...) la forma ‘prima che’ e ‘fino a che (non)’ o ‘finché (non)’ (quando hanno il significato di: fino al punto in cui…) vogliono il congiuntivo.
Prima che il negozio chiuda passerò a comprare il regalo per Luca.
Rimarrò con mia madre fino a che non stia bene.
MODALI
Tra i connettivi modali, ‘come se’ e ‘quasi’devono essere seguiti dal congiuntivo.
Mi ha parlato come se fosse stato arrabbiato
CONDIZIONALI o IPOTETICHE
I connettivi condizionali che vogliono il verbo al congiuntivo sono:
Qualora non si raggiungesse il numero legale, la seduta sarebbe rinviata.
Ti porterò con me a patto che tu abbia finito il tuo lavoro.
Nel caso che nevichi è meglio portare delle giacche pesanti.
Verremo con voi sempre che sia possibile.
Caso mai tu volessi chiamarmi, ti lascio il mio numero.
Ti comprerò una bicicletta nuova purché tu la finisca di chiedermela.
‘Se’ può essere seguito da verbo all’indicativo o al congiuntivo a seconda del tipo di frase ipotetica.
Le frasi ipotetiche con ‘se’ sono di tre tipi:
Se arrivi/arriverai in tempo, andiamo/andremo insieme a fare spese.
Se arrivassi in tempo, andremmo insieme a fare spese.
Se fossi arrivato in tempo, saremmo andati insieme a fare spese.
Per approfondimenti sulle frasi ipotetiche e i connettivi condizionali vedi il percorso L’Italia: un patrimonio mondiale
ECCETTUATIVI
I connettivi eccettuativi che vogliono il verbo al congiuntivo sono:
Non posso disturbarlo, tranne che sia urgentissimo.
Vedi anche:
Leggi alcune strofe di una canzone di Claudio Baglioni e inserisci il verbo al congiuntivo imperfetto.
Se… casomai (1972)
Claudio Baglioni
Se tu parola (sapere-tu) casomai
che sogno te da mille anni
se tu parola (sapere-tu) che è così
forse lo cercheresti qui
l'amore
se parola (accorgersi-tu) che oramai
tu solamente mi stai a cuore
se tu parola (capire-tu) che d'ora in poi
resto aggrappato ai sogni tuoi
per non cadere e non morire più
malgrado tutto ciò che pensi tu
malgrado tutto ciò che pensi tu
io voglio stare con te
restarti nel cuore
non calpestare un fiore
che solo muore da solo da solo
ma che cosa ti costa
per far rinascere il sole
trovar le parole per dirmi se
se parola (accorgersi-tu) casomai
che io per te valgo qualcosa
potrei inventarmi in una sera
sotto una luna di primavera
un amore
se tu parola (venire-tu) incontro a me
scordando il resto in un momento
se tu parola (venire-tu) come il vento
ed il mondo parola (diventare-lui) un punto
che si cancella quando vuoi
malgrado tutto ciò che mi dirai
malgrado tutto ciò che mi dirai
Scegli il connettivo giusto tra quelli qui sotto per collegare le frasi.
di modo che, prima che, nonostante, purché, se
Leggi la biografia di Vasco Rossi e poi guarda il video in cui Vasco parla di sè e della sua musica.
Vasco Rossi nasce in un paesino sugli Appennini in provincia di Modena nel 1952. Passa un’infanzia tranquilla e spensierata e mostra già da bambino delle doti canore tanto che vince a 9 anni un concorso per piccoli cantanti.
Nel 1967 il padre lo iscrive in una scuola privata dei salesiani a Modena e qui Vasco comincia a manifestare il suo carattere ribelle e scappa più volte dalla scuola, alla fine si trasferisce da una zia a Bologna e dopo avere concluso la scuola superiore si iscrive all’università ma non finisce gli studi. Insieme ad un amico fonda una radio libera “Punto Radio” nella quale conduce un programma di musica e entra in contatto con gli ascoltatori.
Durante le serate organizzate dalla radio nei locali e nelle discoteche dell’Emilia Romagna comincia a cantare e suonare la chitarra in pubblico. Nel 1977 incide il suo primo disco ma è negli anni ’80 che raggiunge il successo partecipando nel 1982 a Sanremo e nel 1983 al Festivalbar. In questi anni Vasco diventa un leader per i giovani proprio per il suo stile di vita ribelle che si rispecchia nei testi delle sue canzoni. Finisce anche in carcere per droga, ma nonostante una vita sregolata pubblica molti album di successo e i suoi concerti sono seguiti da migliaia di giovani che riempiono gli stadi durante le sue esibizioni. Continua anche oggi a scrivere canzoni e a partecipare a concerti.
Adattato da http://it.wikipedia.org/wiki/Vasco_Rossi
Discografia
1978 - Ma cosa vuoi che sia una canzone
1979 - Non siamo mica gli americani
1980 - Colpa d’Alfredo
1981 - Siamo solo noi
1982 - Vado al massimo
1983 - Bollicine
1984 - Va bene, va bene così
1985 - Cosa succede in città
1987 - C’è chi dice no
1989 - Liberi liberi
1990 - Fronte del palco
1991 - 10.7.90 San Siro
1993 - Gli spari sopra
1996 - Nessun pericolo per te
1997 - Rock
1998 - Canzoni per me
1999 - Rewind
2001 - Stupido hotel
2002 - Tracks
2004 - Buoni o cattivi
2005 - Canzoni al massimo
2006 - Ti amo
2008 - Il Mondo che vorrei
Guarda il video e scegli la frase giusta sulla biografia di Vasco Rossi.
[video:file=video/esercizi/perc_canzone/Vasco_Rossi_Edit.flv]
Titolo: Intervista a Vasco Rossi
Programma: Mixer
Emittente: Rai Due
Data: 12/04/1984
Per gentile concessione di Rai Teche.
Vasco Rossi comincia a cantare
Vasco Rossi comincia a suonare la chitarra in pubblico
Secondo Vasco un esempio di vita rock è stato
Rispetto alle sue esibizioni Vasco dice che
Vasco dice che fino a vent'anni
Come vedi in italiano è possibile avere due pronomi atoni nella stessa frase. La loro posizione cambia a seconda dal tipo di verbo della frase. Ci sono poi dei verbi che hanno un significato particolare se sono insieme a dei pronomi, si tratta dei verbi pronominali.
Le combinazioni possibili dei pronomi atoni sono queste:
Pronome indiretto + ne
Mi | + | Ne | Me ne |
Ti | + | Ne | Te ne |
Gli-Le | + | Ne | Gliene |
Ci | + | Ne | Ce ne |
Vi | + | Ne | Ve ne |
Gli | + | Ne | Gliene |
Pronome diretto + ci
Mi | + | ci | Mi ci |
Ti | + | ci | Ti ci |
Lo/La | + | ci | Ce lo/ Ce la |
Ci | + | ci | Ci |
Vi | + | ci | Vi ci |
Li/Le | + | ci | Ce li / Ce le |
Giorgio porta questo libro a Anna.
Giorgio lo porta a Anna.
Giorgio le porta questo libro.
Giorgio glielo porta.
Giorgio porta due libri a Anna.
Giorgio ne porta due a Anna.
Giorgio le porta due libri.
Giorgio gliene porta due.
Domani porto io Marco all’aeroporto.
Domani ce lo porto io.
Vedi anche: Pronomi personali
Prova a trasformare le frasi come nell’esempio (fai attenzione all’accordo con il participio passato).
Es. Giulia compra un regalo a suo fratello = Giulia glielo compra
La posizione dei pronomi atoni è normalmente prima del verbo se questo è coniugato in un modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale), mentre nel caso in cui il verbo sia all’imperativo, all’infinito, al gerundio o al participio passato, o ancora nel caso in cui sia presente la parola ‘ecco’ allora i pronomi si attaccano alla fine.
Stai preparando una torta per domani?
Sì, la sto preparando per domani.
Sì, sto preparandola per domani.(GERUNDIO)
Sei qui per vedere Marco?
Si, sono qui per vederlo. (INFINITO)
Mangia questa minestra!
Mangiala! (IMPERATIVO, II persona singolare)
Non mangiare questa minestra!
Non mangiarla! (IMPERATIVO NEGATIVO, II persona singolare)
Telefona a Marco / a lui!
Telefonagli! (IMPERATIVO, II persona singolare)
Non telefonare a Marco!
Non telefonargli! (IMPERATIVO NEGATIVO, II persona singolare)
Porta questo libro a Anna.
Portalo a Anna. (IMPERATIVO, II persona singolare)
Portale questo libro. (IMPERATIVO, II persona singolare)
Portaglielo. (IMPERATIVO, II persona singolare)
La II persona dell’imperativo dei seguenti verbi si può scrivere anche in una forma abbreviata:
andare = vai/va'
dare = dai/da'
fare = fai/fa'
stare = stai/ sta'
dire = di' (esiste solo questa forma dell’imperativo, II persona singolare)
Alcuni pronomi attaccandosi ai verbi elencati qui sopra nella forma dell’imperativo, II persona singolare, fanno raddoppiare la consonante:
Dammi una sigaretta.
Dicci cosa vuoi.
Dille di venire domani.
Stammi vicino.
Da’ a me il libro.
Dammelo.
Fa’ a lei un piacere.
Falle un piacere.
Fallo a lei.
Faglielo.
Da’ a Piero le chiavi.
Dagli le chiavi.
Dalle a Piero.
Dagliele.
Dove sono le chiavi?
Eccole.
Vedi anche: Pronomi personali
Trasforma le frasi come nell’esempio.
Es. Guarda le stelle! = Guardale!
Paga il conto al cameriere! = Pagaglielo!
In italiano esistono alcuni verbi che assumono un significato particolare quando si presentano con alcuni pronomi atoni, questi verbi si chiamano pronominali. Questi sono alcuni esempi:
aspettarsela = prevedere che qualcosa dovrà accadere
fottersene (volgare) = non avere interesse per qualcosa
fregarsene = non avere interesse per qualcosa
sentirsela = essere pronto a fare qualcosa
prendersela = arrabbiarsi
vedersela = affrontare qualcosa
farcela = riuscire in qualcosa
andarsene = andare via da un posto
Te la sei presa con me ieri? (= Ti sei arrabbiato con me ieri?)
No, non me la sono presa.
Me ne frego di quello che mi dicono gli altri.(= Non mi interessa quello che mi dicono gli altri).
Inserisci i verbi qui sotto nelle frasi seguenti. Devi coniugarli nel tempo e modo giusto.
Farcela, prendersela, andarsene, aspettarsela
Per gli approfondimenti grammaticali vedere tra i materiali scaricabili di questo sito:
Francesco Sabatini, Grammatica dell’italiano secondo il modello valenziale
Grammatica, Gli Elementi del sistema (morfologia e fonologia)
Scheda 6 2-5. Uso pronominale dei verbi e verbi pronominali
Leggi la biografia di Jovanotti e poi cerca di abbinare le parole indicate sotto ai loro significati.
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è nato il 27 settembre del 1966 a Roma. La sua famiglia è originaria di Cortona, in provincia di Arezzo dove Lorenzo trascorre lunghi periodi da bambino. La passione per la musica inizia sin da giovanissimo: si cimenta come disc jockey in varie radio e nelle discoteche di Roma.
Gli esordi di Jovanotti sono legati ad una sorta di musica dance che mescola i nuovi suoni dell’hip hop americano, un genere decisamente poco conosciuto nell’Italia degli anni Ottanta. La sua immagine è scanzonata e commerciale, molto diversa da quella che esibisce oggi. Claudio Cecchetto, famoso fondatore di radio Deejay, una delle radio più seguite in Italia, lo scopre e così
Lorenzo Cherubini debutta su Radio Deejay e diventa Jovanotti.
I suo primi successi incisi all’età di 19 anni, propongono una musica molto commerciale e ballabile: si va da “Gimme five” a “È qui la festa”.
Mentre “La mia moto”, il suo secondo album, vende circa 600.000 copie. Il successo lo porta a partecipare all’edizione 1989 del festival di Sanremo, con la canzone “Vasco”, nella quale parla di Vasco Rossi, uno dei suoi idoli. Oltre alla musica Lorenzo si impegna anche in tv in programmi musicali.
Nessuno poteva all’epoca sospettare quale sarebbe stata l’evoluzione dell’artista degli anni Novanta. Iniziano ad apparire nei suoi testi, i temi dell’impegno politico e sociale che avrebbero caratterizzato in modo sostanziale la sua produzione successiva. Con il passare degli anni e delle canzoni, cambiano i testi e gli ideali di Lorenzo: “Lorenzo 1994” non è solo un album ma un modo di vedere la vita, siglato dal celebre “Penso positivo”.
Oltre a questo sono sicuramente da ricordare “Serenata rap” e “Piove”, canzoni d’amore che arrivano in vetta alle classifiche. La scalata nelle hit parade non si limita all’Italia: ben presto “Serenata rap” diventa il video più trasmesso in Europa e in Sud America.
Nel 1994 Jovanotti si esibisce in una lunga tourné che lo vede impegnato sia in Italia che in Europa. È un anno importante grazie anche alla creazione dell’etichetta discografica “Soleluna”.
Nel 1999 Francesca, la sua compagna, dà alla luce sua figlia Teresa.
Jovanotti compone “Per te”, una ninna nanna dedicata proprio alla primogenita.
Con l’uscita di “Capo Horn”, l’estate del 1999 è segnata da “Un raggio di sole”, secondo singolo dell’album. Sempre nel giugno di quell’anno Lorenzo aveva già dato vita, con Ligabue e Piero Pelù, altri due cantanti italiani, ad una canzone-manifesto, “Il mio nome è mai più” (con tanto di video girato da Gabriele Salvatores, famoso regista italiano), brano antimilitarista e dalle connotazioni pacifiste. Tutti i proventi della vendita del CD sono stati devoluti all’associazione “Emergency”.
Ma l’impegno di Lorenzo è poi proseguito nel tempo con altre iniziative importanti. Memorabile la sua esibizione al festival di Sanremo 2000 con il brano inedito “Cancella il debito”, un pezzo che ha consentito a molti giovani di venire a conoscenza del drammatico problema dei debiti che gravano sui paesi del terzo mondo.
Jovanotti torna nel 2005 con l’album “Buon Sangue”. All’inizio del 2008 esce il nuovo disco “Safari”, che contiene la bellissima “A te”. Nel 2009 pubblica il doppio disco “OYEAH”, solo per il mercato americano. Torna in studio per far uscire un nuovo album di inediti nel 2011: il titolo è “Ora”.
Adattato da http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=659&biografia=Lorenzo+Cherubini ; http://it.wikipedia.org/wiki/Jovanotti
Discografia
Album
1988 - Jovanotti for President
1989 - La mia moto
1989 - Jovanotti special
1990 - Giovani Jovanotti
1991 - Una tribù che balla
1992 - Lorenzo 1992
1994 - Lorenzo 1994
1995 - Lorenzo 1990-1995
1997 - Lorenzo 1997 - L'albero
1999 - Lorenzo 1999 - Capo Horn
2000 - Lorenzo live - Autobiografia di una festa
2002 - Lorenzo 2002 - Il quinto mondo
2003 - Collettivo Soleluna - Roma (Progetto alternativo)
2004 - Jova Live 2002
2005 - Buon sangue
2005 - Extra F.U.N.K.
2008 - Safari
2009 - OYEAH
2011 – Ora
Abbina le parole del testo al loro significato.
Guarda il video con un intervista a Jovanotti poi leggi il testo del video e inserisci i pronomi negli spazi contrassegnati (P) e i verbi al congiuntivo negli spazi contrassegnati (V).
[video:file=video/esercizi/perc_canzone/Jovanotti_Edit.flv]
Titolo: Intervista a Jovanotti
Programma: Sottovoce
Emittente: Rai Uno
Data: 14/01/2002
Per gentile concessione di Rai Teche.
Marzullo: “Spesso i sociologi accusano, parlano di ragazzi irresponsabili, demotivati, che vogliono il sigillo di giovani adulti e non sanno meritarparola (P). Ma secondo lei, che cosa manca veramente ai giovani d’oggi, Lorenzo?”
Jovanotti: “Mah eh, manca probabilmente una...una... la coscienza piena della possibilità di intervenire sulla realtà. La cosa che probabilmente avevano, non so... aveva la generazione che era giovane negli anni sessanta. Ha avuto questa coscienza, di poter intervenire nella realtà, modificandoparola (P), no? Oggi forse il danno, il guaio più grave è forse quello, no? Questo sentirsi sempre, in qualche modo sempre strumento, sentirsi compratori, sentirsi utenti, sentirsi.... però mai, mai realmente protagonisti della propria vita, no? È forse questa cosa qui, un po’ il problema. Ma è un discorso molto generico quello che io sto facendo, poi ci sono dei casi in cui non è così, però...forse se posso... parola (P) viene in mente questo.”
Marzullo: “È vero che quando lei vede Berlusconi, il nostro Presidente del Consiglio, in televisione dice: ‘Io saprei come risponderparola (P)’?”
Jovanotti: “Assolutamente sì”
Marzullo: “Ha mai incontrato Berlusconi?”
Jovanotti: “parola (P) ho incontrato quando facevo televisione che lavoravo a Italia1 e sono andato a pranzo con Berlusconi una volta a casa sua. Ma lui non era un politico, era... parola (P) ha invitato a pranzo perché voleva che parola (V) un contratto con la televisione, un contratto con Italia1, poi dopo io non parola (P) firmai, ma non parola (P) firmai neanche con nessun’altro. Semplicemente decisi di concentrarparola (P) sulla musica. E parola (P) incontrai, sì, sì parola (P) ho incontrato e sono stato anche a pranzo con lui e poi dopo in elicottero parola (P) ha portato a vedere il Milan ed era la prima volta che andavo allo stadio."
Marzullo: “parola (P) parla come se parola (P) parola (V) simpatico.”
Jovanotti: “Ma in quel caso... Berlusconi è uno che fa di tutto per essere simpatico. Non parola (P) è simpatico come uomo politico e come commensale parola (P) era molto. Come uomo politico no, non parola (P) è simpatico perché la simpatia politica... non ho una simpatia politica per parola (P), ma sicuramente come commensale era una persona simpatica."
Marzullo: “Lei è fazioso?”
Jovanotti: “Ma io credo che ci parola (V) dei momenti in cui bisogna dire da che parte si sta, con molta onestà. È una garanzia di libertà dire da che parte si sta comunque, no? È una garanzia... è una garanzia della mia libertà poter dire come parola (P) penso e poter anche cambiare le mie idee."
Marzullo: “Cerca sempre di ragionare?”
Jovanotti: “sì sono molto... abbastanza razionale, penso di sì, sì cerco sempre di ragionare. Cerco sempre di ragionare e comunque anche di considerare di rispettare le ragioni degli altri. Per parola (P) è un punto molto importante questo. Le ragioni degli altri valgono quanto le mie. Nel momento in cui, poi, si dice da che parte si sta, si lotta per le proprie naturalmente.”