Riflessione sulla lingua: il trapassato prossimo

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L'ambulante spinse l'organetto contro il muro e li invitò a sdraiarsi sul cartone. Lui s'avvolse in una coperta stinta, talmente piena di pidocchi che camminava da sola. Eccitati, gli raccontarono di Tufo e di Minturno, di Dionisia che era stata respinta dagli americani per via degli occhi malati e ora faceva la scrivana, e dello spaccapietre Antonio, che tutti chiamavano Mantu, e che era l'uomo più sfortunato del paese, perché due volte aveva traversato l'oceano, era arrivato fino in America e due volte l'avevano respinto, del fratello di Vita che Agnello s'era venuto a prendere nel 1897 e delle due sorelle e dei tre fratelli di Diamante che erano morti di fame. Vita gli mostrò perfino i suoi tesori. Sul piroscafo le avevano regalato un coltello, una forchetta e un cucchiaio d'argento del servizio del ristorante di prima classe. Ma il suo vero tesoro era un altro. Prima di partire, s'era infilata nelle tasche del vestito una quantità di oggetti magici - per tornare a casa mia, spiegò con una certa condiscendenza. […] L'ambulante ignorò le posate d'argento e prese in mano tutti quegli oggetti disgustosi - mostrando di capirne il valore. Li soppesò, come fossero diamanti, e la aiutò a rinvoltolarli in un fazzoletto.

 

(da M. Mazzucco, Vita, Bur Extra, 2010, p. 42)

 

I verbi sottolineati sono trapassati prossimi. Il trapassato prossimo è un tempo usato soprattutto in relazione ad altri tempi verbali e a riferimenti temporali presenti nel discorso. Indica fatti anteriori (= venuti prima) rispetto a punto di osservazione già collocato nel passato (di solito indicato con imperfetto, passato prossimo o remoto, nello stesso periodo oppure sottinteso).