A teatro con Giorgio Strehler

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Presentazione della figura e dell’opera di Giorgio Strehler e del Piccolo teatro di Milano, attraverso una breve intervista al regista e una sua scheda biografica.

Autore: Valentina Gallo
Livello linguistico: B
Obiettivi contenutistici: Conoscenza del regista G. Strehler e del Piccolo Teatro di Milano.
Indici linguistici: interrogative dirette/indirette; il discorso diretto/indiretto.

 

Percorso accessibile ad utenti ipovedenti

Livello linguistico (Quadro comune europeo di riferimento):

B

 

Area tematica:

Teatro

 

Obiettivi contenutistici:

Conoscenza del regista G. Strehler e del Piccolo Teatro di Milano.

 

Obiettivi linguistici:

Interrogative dirette/indirette.

Il discorso diretto/indiretto.

 

Testi:

Testo scritto: scheda biografica di G. Strehler (da Dizionario del Teatro del Novecento)

Video: intervista a Giorgio Strehler (da “TV 7”)

 

Percorso didattico accessibile ad utenti ipovedenti.

 

Tempo stimato:

1h30’

 

Siti citati:

www.piccoloteatro.org

 

Breve descrizione

Giorgio Strehler è stato uno dei più grandi registi teatrali italiani. Il suo lavoro sui capolavori della letteratura teatrale mondiale ha rappresentato un faro nella scena italiana dal Secondo dopoguerra alla fine del XX secolo. Attraverso questo percorso potrai conoscere la sua storia e ascoltarlo parlare di teatro.

 

Autore:

Valentina Gallo

Chi è Giorgio Strehler?

Il "Piccolo teatro"Ti piace il teatro? Vai mai a vedere uno spettacolo teatrale?

 

Se hai risposto positivamente a queste due domande, molto probabilmente avrai già sentito parlare di Giorgio Strehler. Strehler è stato il più grande regista (cioè il direttore artistico di uno spettacolo) italiano del secondo Novecento. Egli è nato a Trieste, in una città ai confini tra l’Italia e il mondo tedesco. Ha lavorato a lungo a Milano, dove, nel 1947, ha fondato con Paolo Grassi il Piccolo teatro. Nel corso della sua carriera è stato parlamentare italiano ed europeo, e direttore del Teatro europeo di Parigi. Per saperne di più su questo originale personaggio leggi la sua scheda biografica.

Chi è Giorgio Strehler? - scheda biografica

Dizionario dello spettacolo del Novecento

[…] S. nasce a Barcola, un paesino vicino Trieste, in una famiglia in cui si intrecciano lingue e culture. Suo nonno è musicista (anche Giorgio studierà musica e direzione d'orchestra) e di cognome fa [Si chiama] Lovric; sua nonna è francese e si chiama Firmy, cognome che il nipote prenderà quando firmerà le prime regie durante l'esilio svizzero. Suo padre, Bruno, muore giovanissimo, quando il figlio ha poco più di due anni; la madre, Alberta, è un'apprezzata violinista. Il giovane S. cresce così in un'atmosfera artisticamente ‘predestinata’, e in un ambiente a forte matrice [Modello] femminile. […] Da ragazzino S. si trasferisce con la madre a Milano, dove compie gli studi prima al convitto Longone e poi al liceo Parini, fino a frequentare l'università, facoltà di legge; ma fin da adolescente, accanto allo studio, coltiva l'amore per il teatro, frequentato anche (dice la sua leggenda) come claqueur [Persona ingaggiata per applaudire o fischiare a comando durante uno spettacolo]. Si iscrive all'Accademia dei Filodrammatici di Milano, dove trova il suo maestro di elezione [Scelta consapevole] in Gualtiero Tumiati [(1876-1971). Attore e poi direttore dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dove ebbe come allievi, tra gli altri, Strehler e Paolo Grassi.]. Le sue prime prove fuori dalla scuola sono da attore […].

 

Ma già qui, a soli ventidue anni, pensa che il teatro italiano […] abbia bisogno della scossa [In senso figurato, un forte colpo che risveglia] salutare e demiurgica [Che crea e ordina un nuovo fenomeno] della regia. Lo scrive in un articolo del 1942, Responsabilità della regia, pubblicato su "Posizione" [Rivista mensile degli studenti universitari fascisti] […]. In quegli anni che precedono la guerra S., legato da un'amicizia fortissima a Paolo Grassi, conosciuto (come hanno sempre affermato i protagonisti) alla fermata angolo via Petrella del tram numero sei, direzione Loreto-Duomo, fa la fronda [Opposizione] nei Guf [Gruppo Universitaro Fascista] e morde il freno [Mordere il freno: essere impaziente]. L'entrata in guerra dell'Italia lo trova militare e poi rifugiato in Svizzera nel campo di Mürren, dove stringerà amicizia, fra gli altri, con il commediografo e regista Franco Brusati [(1922-1993). Regista e sceneggiatore]. Qui, poverissimo, ma già con una grande abilità nell'usare a proprio favore le difficoltà, riesce, con il nome di Georges Firmy, a trovare i soldi per mettere in scena, fra il 1942 e il 1945, Assassinio nella cattedrale di T.S. Eliot, Caligola di A. Camus e Piccola città di T. Wilder. La fine della guerra lo vede però di ritorno in Italia, ormai deciso a fare il regista.

 

Il suo primo spettacolo […] è Il lutto si addice ad Elettra di O'Neill, con Memo Benassi e Diana Torrieri [(1913-2007). Attrice]. Firma anche tutta una serie di regie d'occasione per compagnie famose, senza crederci troppo, e torna a recitare in Caligola di Camus (che ha spesso fra i suoi spettatori un altro signore della scena, Luchino Visconti [(1906-1976). Regista e sceneggiatore]), dove dirige Renzo Ricci [(1899-1978). Attore e regista] e riserva a se stesso il ruolo [Parte, personaggio] di Scipione. Nel frattempo è stato anche critico teatrale per "Momento sera" [Giornale], senza mai rinunciare però al sogno, condiviso con Paolo Grassi, di costruire dal nulla un teatro diverso. L'occasione sarà la fondazione nel 1947 del Piccolo Teatro della Città di Milano: primo stabile pubblico italiano, che aprirà i suoi battenti [Le due ante da cui è composta una porta] il 14 maggio, con l'andata in scena di L'albergo dei poveri di Gor'kij, dove S. riserva a sé il ruolo del ciabattino [Calzolaio, l’artigiano che ripara le scarpe] Aljosa.

 

[…] Alla fondazione del Piccolo corrisponde anche la prima regia operistica di S., una Traviata [Una delle più famose opere teatrali di Giuseppe Verdi] alla Scala destinata a lasciare il segno. Dal 1947, però, gli sforzi maggiori di S. (prima regista stabile, poi direttore artistico, poi direttore unico) sono essenzialmente per il Piccolo Teatro, dove dirige spettacoli che appartengono alla storia del teatro e della regia. All'interno di questa storia, che potremmo definire positivamente eclettica [Che si ispira a teorie e metodi diversi], si può tuttavia rintracciare una costante: l'interesse per l'uomo in tutte le sue azioni. Questa scelta, che S. perseguirà per tutta la vita, è un atto di fedeltà alle ragioni profonde dell'esistenza di cui si fa portatore Satin, uno dei protagonisti dell'Albergo dei poveri: «Tutto è nell'uomo». E, in questo suo porre l'uomo sotto la lente d'ingrandimento del suo teatro, ecco venire alla luce alcuni rapporti che gli interessano: l'uomo e la società, l'uomo e se stesso, l'uomo e la storia, l'uomo e la politica. Scelte che si riflettono a loro volta nella predilezione per alcuni autori chiave [Centrali, importanti], veri e propri compagni di strada nel lavoro teatrale del grande maestro (anzi `Maestro e basta', come è stato chiamato): Shakespeare soprattutto, ma anche Goldoni, Pirandello, la drammaturgia borghese, il teatro nazional popolare di Bertolazzi, Cechov e, nei primi anni, la drammaturgia contemporanea; Brecht gli rivela un diverso approccio al teatro, alla recitazione, una ‘via italiana’ all'effetto di straniamento [Processo con cui un artista crea nel suo pubblico una percezione non abituale della realtà. In teatro, lo “straniamento” fu la teoria alla base del teatro politico di B. Brecht].

 

[…] Ma, all'interno di una produzione stupefacente, a venire in primo piano è il lavoro sui segni del teatro (le scene, le atmosfere, le sue inimitabili luci, e quella capacità prodigiosa nel saper ricreare, con apparente leggerezza, situazioni di altissima poesia) e lo scavo esigente, duro, mai soddisfatto sulla recitazione, che trova il suo vertice nel vero e proprio corpo a corpo che egli instaura con gli attori: un vero esempio di maieutica [Metodo d’insegnamento basato sul dialogo]; e, per chi ha avuto la fortuna di assistere alle sue prove, l'epifania [Rivelazione] di un metodo teatrale. […] S. ha anche diretto il neonato Teatro d'Europa, voluto da Jack Lang e da Françoise Mitterrand a Parigi. Del resto il suo cursus honorum è lunghissimo: parlamentare europeo, senatore della Repubblica, un lungo elenco di onorificenze [Riconoscimento pubblico per particolari meriti], fra cui l'amatissima Legion d'onore [La più alta onorificenza attribuita dalla Repubblica Francese]; ma gli ultimi anni sono segnati dall'amarezza per un processo che lo vedrà, alla fine, innocente. È morto nella notte di Natale; le sue ceneri riposano a Trieste, nel cimitero di sant'Anna, nella semplicissima tomba di famiglia […].

 

(tratto da: http://delteatro.it/dizionario_dello_spettacolo_del_900/s/strehler.php)

Esercizi di comprensione

Milano, Teatro alla ScalaCompleta le seguenti frasi, cliccando sulla soluzione esatta:

 

Strehler proviene da una famiglia di:

  • Banchieri.
  • Artisti.
  • Musicisti.

Il padre di Strehler:

  • Era un direttore d’orchestra.
  • Morì giovanissimo.
  • Abbandonò la moglie.

Stehler studiò:

  • A Trieste.
  • A Milano.
  • A Parigi.

Strehler iniziò a lavorare in teatro come:

  • Regista.
  • Attore.
  • Direttore d’orchestra.

Nel 1942 Strehler:

  • Firma la sua prima regia.
  • Scrive l’articolo "Responsabilità della regia".
  • Lascia l’Italia e si rifugia in Svizzera.

Strehler conosce Paolo Grassi:

  • A una fermata del tram, a Milano.
  • In metropolitana.
  • A teatro.

Il primo spettacolo realizzato da Strehler è "Assassinio nella cattedrale" di T.S. Eliot. Dove viene allestito?

  • A Milano, durante la guerra.
  • A Parigi, durante la guerra.
  • In Svizzera, dove si era rifugiato durante la guerra.

Strehler fu anche:

  • Direttore d’orchestra e critico teatrale.
  • Attore e pittore.
  • Direttore d’orchestra e pittore.

Tornato in Italia Strehler fonderà:

  • La Scala di Milano, il principale teatro musicale della città.
  • Una compagnia di recitazione.
  • Il teatro stabile “Il Piccolo” a Milano.

L’interesse centrale del regista Strehler è stato:

  • L’uomo.
  • I rapporti umani.
  • La politica.

Il “Teatro d’Europa” fu creato da:

  • Jack Lang e l’allora presidente francese Franoise Mitterrand.
  • Paolo Grassi e Giorgio Strehler.
  • Il Parlamento Europeo.

Esercizi di comprensione

Carlo Goldoni, uno dei drammaturghi più amati da G. Strehler

Nella sua carriera, Strehler ha messo in scena testi di molti autori italiani e stranieri. Ecco un elenco. Attento, però, c’è un intruso: clicca sul drammaturgo che non appartiene al repertorio di Strehler.

  • a. Carlo Goldoni.
  • b. Luigi Pirandello.
  • c. Carlo Bertolazzi.
  • d. Anton Čechov.
  • e. William Shakespeare.
  • f. Bertolt Brecht.
  • g. Giuseppe Verdi.
  • h. Gor’kij
  • i. Albert Camus.
  • j. T. Wilder.
  • k. O’Neill.
  • l. T.S. Eliot.
  • m. Jorge Louis Borges.

Esercizi

La scheda biografica che hai appena letto è ricca di termini tecnici riferiti al teatro, di espressioni idiomatiche, di usi figurati del linguaggio. Attraverso i prossimi esercizi imparerai a riconoscere alcuni di questi.

 

Per prima cosa associa il giusto significato ad ogni parola:

 

  • Apprezzato: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Predestinato: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Convitto: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Liceo: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Filodrammatici: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Ruolo teatrale: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Una costante: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare
  • Lente d’ingrandimento: Dilettanti di teatro/Parte, personaggio/Istituto in cui i giovani vivono e studiano/Lente di vetro o plastica curva usata per ingrandire la visione di piccoli oggetti/Elemento che ricorre immutato/Essere una persona stimata/Scuola superiore della durata di cinque anni, che precede gli studi universitari/Destinato ad un fine particolare

Esercizi

Rispondi adesso alle seguenti domande:

 

Cosa vuol dire firmare la regia?

  • Dirigere lo spettacolo.
  • Firmare il copione.
  • Firmare il contratto con un teatro.

Strehler fa le sue prime prove da teatrante come attore. Cosa vuol dire esattamente “fare le prime prove”?

  • Dirigere le prime prove di uno spettacolo.
  • Fare la prova generale di uno spettacolo.
  • Misurarsi nel fare qualcosa per la prima volta.

L’espressione “aprire i battenti” vuol dire:

  • Aprire le porte per la prima volta.
  • Bussare alla porta.
  • Smontare i battenti.

Strehler, hai appena letto, faceva un “corpo a corpo” con i suoi attori. Anche questa è un’espressione idiomatica. Da dove deriva questo modo di dire e qual è il suo significato in questo contesto?

  • Dalla lotta. Qui significa “un confronto serrato, ravvicinato e continuo”.
  • Dalla fisica dei gravi. Qui significa “una forte attrazione”.
  • Dal ballo. Qui significa “relazione di avvicinamento e allontanamento”.

“Gli ultimi anni di Strehler sono stati segnati dall’amarezza”. Anche in questa frase il verbo segnare è usato in senso figurato. Tra i diversi significati riportati dal Disc indica quello che ti sembra appropriato a questo contesto:

  • Realizzare un punto in una partita.
  • Marcare, contrassegnare.
  • Disegnare, tracciare.

Esercizi

Roma, Teatro ArgentinaRifletti, adesso, su un uso particolare del verbo vedere. Nella biografia di Strehler compare la seguente espressione: «La fine della guerra vede Strehler tornare in Italia», che significa “Alla fine della guerra Strehler torna in Italia”. In uno stile ricercato il verbo vedere può riferirsi ad un soggetto inanimato e astratto, in questo caso La fine della guerra, che contenga:

 

 

Nell’elenco seguente il verbo vedere è usato in questa accezione in tutti i casi tranne in uno: sai individuarlo?

  • a. L’inizio dello spettacolo vide la platea gremita di gente.
  • b. L’arrivo della Primavera vide le ruspe all’opera nel giardino dei ciliegi.
  • c. La fine dell’Estate vide le spiagge svuotarsi.
  • d. Il sorgere del Sole vide centinaia di soldati sul campo di battaglia.
  • e. L’arrivo del freddo vide il lago ghiacciarsi.
  • f. L’inizio del concerto vide il pubblico in delirio per la rock star.
  • g. La madre vide il bambino attraversare la strada.

Il discorso diretto e indiretto

Anton Cechov e Maxim Gorkj. Del primo Strehler mise in scena, tra l’altro, anche “Il giardino dei ciliegi” (1973-74); del secondo “L’albergo dei poveri”, nel 1947.Rileggi questi due brevi brani della scheda biografica di Strehler:

 

 

Entrambe le frasi riferiscono il pensiero di una persona diversa da quella che sta scrivendo: nel primo caso è Strehler che pensa che il teatro italiano abbia bisogno della regia; nel secondo caso è uno dei personaggi dell’Albergo dei poveri, Satin, che pensa: “Tutto è nell’uomo”.

 

Entrambe le frasi sono delle completive oggettive (vedi il percorso In bicicletta sulle strade d’Italia). Entrambe riferiscono il pensiero o le parole di un’altra persona, ma in modo diverso. Nel primo caso chi parla riporta le parole dell’altro, mediandole attraverso la propria “voce”. Nel secondo, invece, chi parla “cede la parola” e usa dei precisi segni grafici (: “…”; oppure : «…»; oppure : - … -) per segnalare questo “cambio di voce”.

Il discorso diretto vs indiretto

Bertolt Brecht. Strehler mise in scena la sua “Opera da tre soldi”, “Vita di Galileo” e altri celebri capolavori.In italiano, dunque, le cose dette da un’altra persona possono essere riferite in due modi:

 

 

 

Il discorso indiretto o diretto è introdotto, solitamente, da un verbo dicendi, come dire, parlare, affermare, raccontare, proclamare, spiegare (nel senso di “rendere più comprensibile qualcosa”), o da altri verbi come promettere, ecc., ma anche bisbigliare, gridare, sussurrare, ecc.

Osserva con attenzione queste due frasi:

 

Discorso indiretto

Discorso diretto

Esplicita

 

 

Implicita

1a. Marco dice che viene a teatro con noi.

 

1b. Marco dice di venire a teatro con noi.

2. Marco dice: “Vengo a teatro con voi”.

 

Da un punto di vista contenutistico, la frase 2 dà più risalto a quanto Marco dice. Le sue parole acquistano maggiore forza, hanno quasi il valore di una promessa:

Marco mi ha detto “Vengo a teatro con voi” = Marco ha esclamato/proclamato/promesso di venire a teatro con noi.

Marco dice che… / Marco dice: "…

Luigi Pirandello. Nel 1992-93 Strehler diresse per la terza volta i suoi “Giganti della montagna”, facendone una grande metafora sul teatro e sull’arte.

Osserva ora le due completive da un punto di vista sintattico:

 

1. Marco dice che viene/di venire a teatro con noi

2. Marco dice: “Vengo a teatro con voi”

 

Discorso indiretto

Discorso diretto

1

- è introdotto da che/di

2

- è introdotto da : e delimitata da “…”

 

 

 

a

- se introdotta da che presenta il verbo all’indicativo (o al congiuntivo) (forma esplicita)

 

- presenta il verbo all’indicativo

b

- se introdotta da di presenta il verbo all’infinito (forma implicita)

 

- pron. pers. noi (punto di vista di chi riferisce quanto detto da Marco)

 

- pron. pers. voi (punto di vista di Marco)

 

Nel discorso indiretto, dunque, la completiva oggettiva è introdotta da che o di, a seconda che il verbo sia in forma esplicita (indicativo o congiuntivo) o implicita (infinito). Le indicazioni di persona (ma, come vedrai presto, anche quelle di luogo e di tempo) si riferiscono a chi riporta il discorso.

 

Nel discorso diretto, invece, la completiva oggettiva è introdotta dai due punti e dalle virgolette, ed il verbo è all’indicativo. Le indicazioni di persona (ma, come vedrai presto, anche quelle di luogo e di tempo) si riferiscono al soggetto della completiva.

Esercizi

Trasforma i seguenti esempi di discorso indiretto in discorso diretto, sostituendo le forme verbali e adattando le indicazioni di tempo, luogo e persona:

 

Discorso indiretto

Discorso diretto

a.

Strehler ha sempre detto che il lavoro con gli attori, per lui, è importantissimo.

Strehler ha sempre detto: “Il lavoro con gli attori, per me, è importantissimo”.

b.

Strehler affermava che per lui il teatro era uno strumento per comprendere l’uomo.

Strehler affermava: “Per   il teatro   uno strumento per comprendere l’uomo”.

c.

Strehler raccontava di aver conosciuto Paolo Grassi alla fermata dell’autobus.

Strehler raccontava: “  conosciuto Paolo Grassi alla fermata dell’autobus”.

d.

Maria mi raccontò di aver visto lo spettacolo di Strehler la sera prima, nel teatro della sua città.

Maria mi raccontò: “  visto lo spettacolo di Strehler   sera, nel teatro della   città”.

e.

Maria mi disse che sarebbe andata a vedere lo spettacolo di Strehler proprio quella sera.

Maria mi disse: “  a vedere lo spettacolo di Strehler proprio   sera”.

Adesso fai l’esercizio opposto. Trasforma i seguenti esempi di discorso diretto in indiretto.

a.

Al telefono Marco mi dice   lo spettacolo   un successo.

Al telefono Marco mi dice: “Lo spettacolo è un successo”.

b.

Stamattina sui giornali di Milano si legge   Strelher   anche al pubblico più esigente.

Stamattina sui giornali di Milano si legge: “Strehler piace anche al pubblico più esigente”.

c.

Il protagonista dello spettacolo del Piccolo afferma a gran voce   lavorare con Strehler   una grande esperienza di vita.

Il protagonista dello spettacolo del Piccolo afferma a gran voce: “Lavorare con Strehler è una grande esperienza di vita”.

d.

All’uscita del teatro uno spettatore ha dichiarato   l’allestimento di Vita di Brecht   un capolavoro.

All’uscita dal teatro uno spettatore ha dichiarato: “L’allestimento di Vita di Galileo di Brecht è un capolavoro”.

Tempi verbali

Attribuito a P.S. Lorenzoni, “Ritratto di W.A. Mozart a sei anni, Salisburgo, Mozarteum”Tra la proposizione principale (Strehler affermava…, Strehler raccontava…, Maria mi raccontò…, ecc.) e il discorso riportato può esserci un rapporto di anteriorità (Mario dice che verrà…/Mario dice: “Verrò…), contemporaneità (Mario dice che viene/ Mario dice: “Vengo…) o di posteriorità (Mario dice che ha mangiato)…/ Mario dice: “Ho mangiato…).

 

La scelta dei tempi e del modo verbale rispetta gli stessi principi che regolano tutte le proposizioni completive: se hai qualche dubbio vai al percorso In bicicletta sulle strade d’Italia.

L'indiretto libero

La vecchia sede del Piccolo di Milano

La vecchia sede del Piccolo di Milano [Per sapere di più su questo teatro visita il sito www.piccoloteatro.org]

Discorso indiretto, discorso diretto e… C’è anche un terzo modo per riportare il discorso di altri. Questo terzo modo mescola un po’ del discorso indiretto e un po’ di quello diretto. È il cosiddetto “indiretto libero”. Questo modo di riportare il discorso altrui è stato adottato nel romanzo europeo di fine Ottocento, inizio Novecento, sotto la spinta di fattori estetici, psicologici, narrativi. Esso, infatti, riesce a rappresentare i pensieri di un personaggio con grande immediatezza, quasi cancellando la mediazione del narratore.

 

I primi esempi di discorso indiretto libero si trovano nella narrativa di Gustave Flaubert, di Jane Austen, di James Joyce, di Giovanni Verga. Oggi è un espediente molto usato, di cui non ci si accorge più:

 

Indiretto libero

Discorso diretto

Discorso indiretto

La madre era molto preoccupata per il figlio, deciso ad uscire in moto. Era piovuto tutta la notte e poi c’era un traffico!

La madre era molto preoccupata per il figlio, deciso ad uscire in moto, e disse: «È piovuto tutta la notte e poi c’è un traffico!».

La madre era molto preoccupata per il figlio, deciso ad uscire in moto; disse che era piovuto tutta la notte e che, poi, c’era un traffico!

Parla Strehler

Roma, facciata del Teatro QuirinoGiorgio Strehler è stato un artista molto discreto. Ha sempre evitato le interviste, lavorando appartato rispetto ai mass media. Quella che ti proponiamo è una delle sue rare interviste televisive.

 

È il 1997. Strehler è a Roma, al Teatro Quirino; sta provando un nuovo adattamento di un suo spettacolo su Bertolt Brecht. Milva, una delle più grandi interpreti musicali italiane, è la protagonista dello spettacolo. In quello stesso 1997 il Piccolo di Milano festeggia cinquant’anni dalla sua fondazione. Il discorso cade, pertanto, sul futuro del più impegnato teatro stabile milanese che in quegli anni vive una stagione difficile.

 

 

 

 

[video:file=video/esercizi/6_strehler/TV7StrehlerEdit.flv]

Titolo: Intervista a Strehler sul Piccolo Teatro di Milano

Programma: TV7

Emittente: Rai Uno

Data: 16/03/1997

Per gentile concessione di Rai Teche.

Esercizi

Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false:

 

Nel 1997 Strehler ha subito un attentato

Nel 1997 il Piccolo Teatro di Milano festeggia il suo cinquantenario

Nel marzo del 1997 Strehler è a Parigi

Secondo Strehler il problema di un teatro stabile è realizzare un buon spettacolo

Secondo Strehler il problema di un teatro stabile è quello di durare nel tempo

Secondo Strehler i mezzi finanziari sono un aspetto fondamentale per poter fare un buon teatro

Esercizi

Rispondi alle seguenti domande:

 

Di cosa è fatta la vita di un regista, secondo Strehler?

  • Di continui spostamenti.
  • Di lavoro duro.
  • Di prove in teatro.

Che cosa augura Strehler al Piccolo Teatro?

  • Che ritrovi il suo pubblico storico.
  • Di continuare a migliorarsi.
  • Di trovare nuovi finanziamenti.

Le proposizioni interrogative

Milva, in una fotografia degli anni OttantaRileggi queste frasi liberamente adattate dal video che hai appena visto:

 

 

Queste frasi sono tutte proposizioni interrogative (link alla Grammatica di Sabatini). Cos’hanno in comune queste domande?

 

 

Ascolta l’audio delle tre domande: fai attenzione all’intonazione che viene data all’ultima parte della frase.

 

 

A differenza di quanto accade in altre lingue, infatti, nell’italiano non sempre c’è un elemento sintattico che indichi che una frase è una domanda. Osserva queste tre frasi:

 

 

La prima frase è una interrogativa introdotta da quando. La seconda è una frase che afferma qualcosa, la terza è una interrogativa ma, sintatticamente, è identica alla precedente. Nell’italiano scritto il punto interrogativo distingue un’affermazione da una domanda. Nell’italiano parlato, quando una domanda non è introdotta dalle congiunzioni perché, quando, ecc., solo l’intonazione della frase la differenzia da una affermazione.

La curva intonazionale

Leggi le seguenti frasi: la prima è un’affermazione, la seconda è una interrogativa. Poi clicca sul file audio a destra e ascolta la pronuncia delle stesse frasi. Fai molta attenzione all’intonazione, solo questa, infatti, distingue un’affermazione da una domanda.

 

1. Stasera andiamo a teatro.

2. Stasera andiamo a teatro?

 

1. Sei stato al Piccolo di Milano.

2. Sei stato al Piccolo di Milano?

 

1. Sono in ritardo per lo spettacolo.

2. Sono in ritardo per lo spettacolo?

 

Adesso ascolta le seguenti registrazioni. Ogni frase viene pronunciata con intonazione neutra (A) e con intonazione interrogativa (I). In alcuni casi l’intonazione interrogativa precede l’affermativa (I-A), in altri casi la segue (A-I). Clicca sul bottone che indica la sequenza corretta.

 

Ti è piaciuto lo spettacolo

Ti sei annoiato

Quando hai incontrato Marco

 

Le proposizioni interrogative dirette e indirette

Osserva, adesso, queste frasi:

 

 

Interrogativa diretta

Interrogativa indiretta

1

Stasera andiamo a Teatro?

Gli chiedo se stasera andiamo a teatro.

2

Sei stato al Piccolo di Milano?

Mi ha chiesto se ero stata al Piccolo di Milano.

3

Sono in ritardo per lo spettacolo?

Voleva sapere se era in ritardo per lo spettacolo

 

Le frasi interrogative si possono presentare in forma diretta o indiretta. Finora, hai imparato a riconoscere quelle in forma diretta. Le interrogative in forma indiretta sono delle frasi completive e assomigliano alle oggettive (vedi il percorso Sulle strade d’Italia in bicicletta).

 

Come le completive oggettive, le interrogative indirette sono rette da un verbo dicendi (dire, chiedere, parlare, raccontare, ecc.); al posto del che, però, hanno se. Il verbo dell’interrogativa può essere all’indicativo o al congiuntivo. Si usa l’indicativo se chi fa la domanda prevede un tipo di risposta:

 

 

Se, però, la frase interrogativa è negativa, allora si usa il congiuntivo:

 

 

Sempre più spesso, però, soprattutto in contesti informali e nel parlato, la completiva interrogativa è all’indicativo.

Esercizi

Al lavoro! Prova a trasformare le proposizioni interrogative dirette in indirette, usando il congiuntivo.

 

 

Diretta

Indiretta

a.

Lo incontro all’uscita del teatro, mi saluta e, come se non fosse successo niente, mi chiede: “Ti è piaciuto lo spettacolo?”

Lo incontro all’uscita del teatro, mi saluta e, come se non fosse successo niente, mi chiede se mi sia piaciuto lo spettacolo.

b.

Giovanni va a teatro con Carla, ma, uscendo, dimentica il portafogli. Imbarazzato, le chiede: “Per caso hai dei soldi?”

Giovanni va a teatro con Carla, ma, uscendo, dimentica il portafogli. Imbarazzato le chiede  , per caso,   dei soldi.

c.

Il giornalista si rivolge all’attore protagonista e gli chiede: “Soddisfatto dell’accoglienza del pubblico?”.

Il giornalista si rivolge all’attore protagonista e gli chiede     soddisfatto dell’accoglienza del pubblico.

d.

Mi siedo al mio posto e mi preparo a vedere lo spettacolo, quando si avvicina un’anziana signora dal viso stravolto e mi chiede: “Per favore, può chiamare l’ambulanza?”.

Mi siedo al mio posto e mi preparo a vedere lo spettacolo, quando si avvicina un’anziana signora dal viso stravolto e mi chiede  , per favore,   chiamare l’ambulanza.

Nel prossimo esercizio, nel trasformare l’interrogativa diretta in indiretta dovrai anche adattare i riferimenti alla persona.

 

 

Diretta

Indiretta

a.

Lo incontra all’uscita del teatro, lo saluta e, come se non fosse successo niente, gli chiede: “Ti è piaciuto lo spettacolo?”

Lo incontro all’uscita del teatro, lo saluta e, come se non fosse successo niente, gli chiede se gli sia piaciuto lo spettacolo.

b.

Giovanni va a teatro con Carla, ma, uscendo, dimentica il portafogli. Imbarazzato, le chiede: “Per caso hai dei soldi da prestarmi?”

Giovanni va a teatro con Carla, ma, uscendo, dimentica il portafogli. Imbarazzato le chiede  , per caso,   dei soldi da prestar .

c.

All’uscita dal teatro un’ammiratrice si rivolge all’attore protagonista e gli chiede: “Mi fa un autografo?”.

All’uscita dal teatro un’ammiratrice si rivolge all’attore protagonista e gli chiede       un autografo.

d.

Mi siedo al mio posto e mi preparo a vedere lo spettacolo, quando si avvicina un’anziana signora con degli occhiali molto spessi che mi chiede: “Perfavore, mi cede il suo posto?”.

Mi siedo al mio posto e mi preparo a vedere lo spettacolo, quando si avvicina un’anziana signora con degli occhiali molti spessi che mi chiede   per favore     il   posto.

"Andare" e "venire"

Trieste, p.zza dell’Unità d’Italia (foto di Elena Torre). Le carte e i documenti personali di Giorgio Strehler sono conservati nel Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl.In italiano i verbi “andare” e “venire”, oltre a indicare uno spostamento nello spazio, contengono un riferimento alla posizione nello spazio di chi parla e di chi ascolta. Si usa andare se anche chi ascolta è lontano dalla destinazione dello spostamento. Si usa venire se chi ascolta, invece, è vicino alla destinazione dello spostamento o se egli stesso rappresenta la meta.

 

Osserva le due frasi:

 

1. Vado a teatro.

2. Vengo a teatro.

 

Nel primo caso il teatro è lontano tanto da chi parla quanto da chi ascolta. Nella frase 2, invece, chi ascolta è già a teatro. Per questa stessa ragione, ad esempio, è coerente una frase come Vengo da te più tardi; è invece inaccettabile Vado da te più tardi, poiché la destinazione (da te) coincide con chi ascolta.

In alcuni casi, però, la vicinanza o la lontananza può essere misurata anche in relazione alla progettualità di chi parla. Osserva queste quattro frasi:

 

1. Stasera vado a teatro.

2. Stasera andiamo a teatro.

3. Stasera vieni a teatro.

4. Stasera vai a teatro.

 

Nella frase 3 è implicito il concetto che chi parla va a teatro e chi ascolta lo accompagnerà. Chi parla si “rappresenta mentalmente” come se fosse già a teatro, dunque usa il verbo venire. Nella frase 4, invece, chi ascolta andrà a teatro da solo.

Esercizi

Prova adesso a trasformare le interrogative dirette in indirette, tenendo conto del significato di andare e venire.

 

 

Diretta

Indiretta

a.

Lo incontra all’uscita del teatro, lo saluta e gli chiede: “Vieni a bere qualcosa?”

Lo incontro all’uscita del teatro, lo saluta e gli chiede se va a bere qualcosa.

b.

Vedo Marco sotto casa e gli chiedo: “Andiamo da Maria?”

Vedo Marco sotto casa e gli chiedo     da Maria.

c.

Stamattina ho incontrato Marco e, poiché stasera andrò a teatro gli ho chiesto: “Vieni anche tu?”

Stamattina ho incontrato Marco e, poiché stasera andrò a teatro gli ho chiesto     anche  .

d.

Uscendo di casa Giovanna incontra Marco e, poiché stasera andiamo a teatro insieme, gli chiede: “Vieni anche tu?”

Uscendo di casa Giovanna incontra Marco e, poiché stasera andiamo a teatro insieme, gli chiede     anche  .

e.

Stamattina Giovanna ha incontrato Marco e, poiché stasera va a cena da Giorgio, gli ha chiesto: “Vieni anche tu da Giorgio?”

Stamattina Giovanna ha incontrato Marco e, poiché stasera va a cena da Giorgio, gli ha chiesto     anche   da Giorgio.