L’”abito libero”, o Bloomer, come era conosciuto dai sostenitori dei diritti delle donne, è stato presentato con un articolo sulla rivista del movimento, “The Lily” nel febbraio 1851. Amelia Bloomer ha scritto vari pezzi sul vestito nel corso dei mesi seguenti, sottolineando soprattutto i suoi vantaggi come sana e comoda alternativa della moda corrente: gonne troppo lunghe, con tante sottovesti e busto costretto. In risposta alle richieste dei lettori, Bloomer ha descritto dettagliatamente il costume nel numero di maggio, e nei mesi successivi, affermando: “Le nostre gonne sono state accorciate di circa un piede la lunghezza abituale, sostituita con un paio di pantaloni larghi dello stesso materiale del vestito e si estendono dalla vita alla caviglia che può essere raccolta in una fascia. . . Noi facciamo il nostro vestito come al solito, tranne che lo indossiamo senza corpetto, o molto leggero, la vita è sciolta e addolcita, senza stecche. . .La nostra gonna è gonfia, e cade un pò al di sotto del ginocchio”. Un’ispirazione al costume orientale che diverrà più marcata all’inizio del novecento, come in Poiret e Fortuny.
Fonte dell'immagine: Keffer Collection of Sheet Music