4. L’italiano popolare oggi

    Varietà dell'italiano
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    Secondo alcuni studiosi (Cortelazzo 2001; Lepschy 2002) l’italiano popolare è ormai uscito dal repertorio e si è perfino sostenuto che “non esiste più, né come creatura reale nel panorama linguistico italiano, né come oggetto attraente di descrizione di studi linguistici” (Berruto, in Lo Piparo & Ruffino 2005, p. 334). Le ultime pubblicazioni sul tema, infatti, si riferiscono a testi scritti del passato, più o meno recente (cfr., per es., Canivetti 2005; Rabito 2008; Gheno 2010).

     

    Che il concetto di italiano popolare vada storicizzato pare indubitabile: sarebbe difficile oggi individuare testi che presentano, sul piano sia quantitativo sia qualitativo, deviazioni dalla norma come quelle sopra descritte, reperite in testi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento; d’altro canto è innegabile la risalita di alcuni tratti tipici dell’italiano popolare in altre varietà del repertorio (Sobrero 2005, p. 214-215).

     

    L’assenza di testi contemporanei in italiano popolare potrebbe però essere solo apparente e spiegarsi anche, nello scritto, con la riduzione della corrispondenza epistolare in seguito alla diffusione del telefono. Ma negli ultimi decenni i semicolti sono divenuti sempre più spesso produttori di documenti di tipo burocratico-amministrativo (cfr., per es., Telmon 1990) e la loro presenza è stata colta, sulla base di nuovi elementi sintomatici, anche nelle nuove forme di scrittura in rete (Malagnini 2007).

     

    Quanto al parlato, fenomeni tipici dell’italiano popolare si registrano frequentemente (né si possono considerare esclusivi dei parlanti più anziani), ma la componente diatopica e quella diamesica tendono a prevalere su quella diastratica nelle analisi dei testi orali.