"Le città invisibili"

    Letteratura e teatro

    Il romanzo Le città invisibili è composto da cinquantacinque brevissime descrizioni di città immaginarie e da una cornice che le contiene. Nella cornice agiscono due personaggi: Marco Polo e il Gran Kan Kublai. Il cui impero è diventato troppo grande perché egli possa visitarlo interamente, per questo Marco Polo deve descrivergli le caratteristiche delle città che ha avuto modo di incontrare durante i suoi viaggi. I racconti di Marco, però, non aderiscono alla realtà oggettiva, ma colgono aspetti e si soffermano su particolari che sono invisibili agli occhi della gente comune.

     

    Nella Presentazione alle Città invisibili Calvino parla del romanzo e del suo modo di scrivere libri.

     

    Sono tutte città inventate. Il libro è nato un pezzetto per volta, a intervalli anche lunghi, come poesie che mettevo sulla carta, seguendo le più varie ispirazioni. Io nello scrivere vado a serie: tengo tante cartelle dove metto le pagine che mi capita di scrivere, secondo le idee che mi girano per la testa, oppure soltanto appunti di cose che vorrei scrivere. Ho una cartella per gli oggetti, una cartella per gli animali, una per le persone, una cartella per i personaggi storici e un’altra per gli eroi della mitologia; ho una cartella sulle quattro stagioni e una sui cinque sensi; in una raccolgo pagine sulle città e i paesaggi della mia vita e in un’altra città immaginarie, fuori dallo spazio e dal tempo. Quando una cartella comincia a riempirsi di fogli, comincio a pensare al libro che ne posso tirar fuori.

     

    La caratteristica principale delle Città invisibili è il criterio con cui le storie sono organizzate, che obbedisce a una ferrea regola numerica. Al termine del libro, prima dell'indice, Calvino svela il meccanismo narrativo che ha utilizzato per comporre la sua opera:

     

    Le cifre 1, 2, 3, che numerano i titoli dell'indice, siano esse in prima, seconda o terza posizione, non hanno solo un valore ordinale ma corrispondono a tre aree tematiche, a tre tipi di esperienze e di interrogazione che, proporzionati in varia misura, sono presenti in ogni parte del libro.

    Gli 1 corrispondono generalmente a un'esperienza visiva, che ha quasi sempre per oggetto forme della natura: il testo tende a configurarsi come una descrizione.

    Nei 2 sono presenti elementi antropologici, culturali in senso lato, e l'esperienza coinvolge, oltre ai dati visivi, anche il linguaggio, i significati, i simboli. Il testo tende a svilupparsi in un racconto.

    I 3 rendono conto di esperienze di tipo più speculativo, riguardanti il cosmo, il tempo, l'infinito, i rapporti tra l'io e il mondo, le dimensioni della mente. Dall'ambito della descrizione e del racconto si passa a quello della meditazione.

     

    Il critico Remo Ceserani così commenta le caratteristiche del meccanismo narrativo usato da Calvino nelle Città invisibili:

     

    La caratteristica peculiare delle Città invisibili non sta nella quantità e qualità dei temi, ma nella loro formalizzazione e disposizione testuale. Come modulo organizzativo Calvino ha utilizzato vistosamente il numero: diciotto sono i dialoghi tra Marco Polo e Kublai Kan, nove i capitoli , mentre il cinque e l'undici partiscono l'insieme delle descrizioni. Nei nove capitoli ricorrono undici rubriche, o tipi di città che rientrano in una categoria (la memoria, il desiderio, gli scambi..) in serie di cinque per ogni capitolo dal secondo all'ottavo e in una serie di invece di lunghezza doppia nel primo e nell'ultimo. Una serialità corretta da variazioni (dal secondo all'ottavo in ogni capitolo si esaurisce una rubrica e se ne inaugura una nuova; il primo e l'ultimo sono specularmente simmetrici) è l'artificio grazie al quale nessun capitolo ripete esattamente la serie di un altro e ciascuna rubrica torna cinque volte; le cinquantacinque descrizioni di città che hanno il nome di una donna e corrispondono ad altrettanti paragrafi.

     

    [Tratto con adattamenti da: Le città invisibili di Italo Calvino, in Remo Ceserani e Lidia De Federicis, Il Materiale e l'Immaginario. La ricerca letteraria e la contemporaneità, Torino, Loescher, 1988]

     

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