"Dialoghi"

    Letteratura e teatro

    Intorno al 1528-‘29, compone tre atti unici, detti “dialoghi”: il Dialogo facetissimo, il Parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo (“parlata, discorso di Ruzante reduce dal campo militare”) e il Bilora. Negli ultimi due, che sono anche i più noti, il disvelamento delle angherie subite dal contadino fa assumere a questa figura una inedita dimensione drammatica rispetto alla tradizione della “satira del villano” (“villano” perché abitante della “villa”, cioè della campagna) e il personaggio che ha nome Ruzante diventa lo strumento per una disincantata critica della società contemporanea. La “snaturalité” (naturalità) del mondo della campagna viene esaltata contro le convenzioni della vita cittadina e questa esaltazione si riflette sulla scelta del dialetto come lingua della scena, un dialetto che il Ruzante manipola sapientemente, contaminandolo con la lingua colta e traendone effetti di dissacrante comicità.

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