È l’opera più famosa di Dario Fo, che ha visto tre versioni accresciute lungo gli anni, centinaia di repliche, edizioni televisive e rappresentazioni all’estero. Il titolo, che riprende quello del poema teatrale di Majakovskij (1918), allude al percorso compiuto dall’attore-giullare Fo alla riscoperta di una cultura di classe affrancata dalle mistificazioni, portando in scena monologhi che si ispirano a storie evangeliche, riproposte in chiave popolare dal narratore. Negli anni successivi alla prima rappresentazione, viene aggiunto un prologo, La fame dello Zanni, reso celebre dall’uso particolarmente felice del grammelot.