Il teatro dopo il 1920

Letteratura e teatro

Nel periodo successivo, ai personaggi dissacranti e irriverenti della precedente fase teatrale si sostituiscono gradualmente personaggi improntati alla ricerca di una nuova intensità; al grottesco si sostituisce il tragico. Di questo tipo, sono due opere del 1922, Enrico IV e Vestire gli ignudi.


In Enrico IV si rappresenta la follia di un nobile che, durante una cavalcata, cade battendo la testa e da quel momento crede di essere Enrico IV. In effetti, dietro la sua caduta si nasconde un inganno tesogli da un suo rivale in amore, per conquistare la donna amata. Dopo molti anni, l’uomo riacquista la ragione, comprende l’offesa subita e decide di continuare a fingersi pazzo per sfuggire alla tragedia della realtà. La commedia in tre atti si presenta subito, sia nel titolo che nei costumi scenici, come una tragedia storica: dentro questa cornice, creata dalla follia del protagonista, si inserisce però la tragedia della sua vita, anche in questo caso realizzata in scena come un “teatro nel teatro”. Da questa opera sono stati tratti due film con lo stesso titolo: il primo (1943) con la regia di Giorgio Pàstina e la collaborazione di Vitaliano Brancati e Stefano Landi (figlio di Pirandello); il secondo (1984) con la regia di Marco Bellocchio e l’interpretazione di Marcello Mastroianni.


Anche al centro di Vestire gli ignudi c’è il dramma di un personaggio, Ersilia Drei, divisa tra due realtà. La giovane, ospite dello scrittore Ludovico Nota, è stata appena sottratta a un tentativo di suicidio e, con l’aiuto di lui, tenta di ricostruirsi un aspetto borghesemente rispettabile. Ma, per sfuggire all’aggressività di coloro che vogliono scavare nella sua vita, si avvelena e muore.


È del 1922 anche l’atto unico dal titolo L’uomo dal fiore in bocca, tratto dalla novella La morte addosso, che rappresenta l’incomunicabilità tra un uomo “normale” e un uomo che sa di stare per morire.


Dello stesso tenore sono altri drammi, come La vita che ti diedi (1923), Diana e la Tuda (1926), L’amica delle mogli (1926) che mettono in scena conflitti e rapporti carichi di tensioni, vissuti da personaggi dell’alta borghesia alla ricerca della vera vita al di là delle convenzioni sociali.

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