Dall'Italia al Brasile...e ritorno

Elenchi
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Benvenuto e Lucia Ronchi, cartolina (foto concessa dal Centro Altreitalie)

Si affronta il tema dell’emigrazione italiana in Brasile nel Novecento. Si dovrebbe partire dalla scheda su emigrazione italiana in Sud America, che però ancora manca, ed estrapolare da essa alcuni dati. Si lavora quindi sul documentario Merica (Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi) e sull’intervista ad un ragazzo brasiliano di origine italiana, che racconta la sua storia linguistica e parla del taliàn, lingua sulla quale viene proposto un breve percorso di approfondimento.

Autore: Elena Maria Duso

Livello linguistico: B

Indici linguistici: opposizione tra passato prossimo ed imperfetto.

Livello linguistico consigliato (Quadro comune europeo di riferimento):

B

Obiettivi contenutistici:

emigrazione italiana in sud America (Brasile)

Indici linguistici:

i tempi del passato: l'opposizione imperfetto/passato prossimo

 

Testi:

Film documentario: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi, Merica

Intervista autentica ad un giovane brasiliano di origine italiana.

Articolo: Gianni Borgo, E dal ceppo veneto in Brasile è nato il taliàn

Articolo: Fra Rovilio Costa, Lezione di taliàn

Video: Fra Rovilio Costa, Il taliàn

 

Autore:

Elena Maria Duso

 

Tempo stimato:

2 ore

 

Breve descrizione del percorso:

In questo percorso affronterai il tema dell’emigrazione italiana in Brasile. Partirai da una scheda che presenta dei dati sull’emigrazione italiana in sud America. Quindi vedrai il trailer e una scena di un documentario dal titolo “Merica”, ed ascolterai un’intervista ad un ragazzo brasiliano di origine italiana, che racconta la sua storia linguistica e parla del ‘taliàn’, lingua sulla quale troverai un breve un percorso di approfondimento.

Per la grammatica lavorerai sull’opposizione tra passato prossimo ed imperfetto.

 

Attenzione: nel percorso vengono proposti tipi particolari di italiano: oltre all’italiano standard di articoli e recensioni infatti, si affronteranno un video parzialmente in dialetto veneto, un’intervista ad un brasiliano di origine italiana, ma di madrelingua portoghese, quindi in italiano di stranieri, ed alcuni brevi documenti in taliàn, una lingua sviluppatasi in Brasile, di matrice dialettale.

Emigrazione italiana in Brasile a inizio Novecento

Benvenuto e Lucia Ronchi, cartolina (foto concessa dal Centro Altreitalie sulle migrazioni italiane)

Benvenuto e Lucia Ronchi, cartolina (foto concessa dal Centro Altreitalie sulle migrazioni italiane)

Leggi il testo ed indica se le frasi sono vere o false.

 

In Brasile gli italiani approdarono [Approdarono: arrivarono (via mare)] in massa dopo l’abolizione della schiavitù (1888)[ Nel 1871 la Legge del Ventre Libero stabilì che da allora i figli di donne schiave sarebbero stati liberi. Nel 1888 la schiavitù fu abolita del tutto] e si diressero prevalentemente in due aree, quella degli attuali stati di Săo Paulo e di Santa Catarina e Rio Grande do Sul nell’area più meridionale del Paese. Nell’area paulista gli italiani furono impiegati prevalentemente nelle piantagioni di caffè, dove vennero loro imposti dei rapporti di lavoro che li gettavano in una posizione semiservile. Nella prima fase migratoria (1878-1902) ha dominato, quindi, l'Italia Settentrionale (52,9%, con Veneto e Friuli in testa), da questa percentuale rimanevano tuttavia esclusi gli emigranti trentini che fino al 1918 risultavano sudditi dell’Impero Austro Ungarico.


(Tratto dal testo "L’emigrazione dal Nord Italia verso le Americhe, da metà Ottocento alla Prima guerra mondiale", a cura del Centro Altreitalie)

 

L'emigrazione italiana in Brasile inizia solo dopo l'inizio del 1900.

A San Paulo gli emigranti lavoravano nelle coltivazioni di caffè.

Ad inizio Novecento gli italiani a San Paulo avevano ottime condizioni di lavoro.

La prima fase migratoria ha per protagonisti soprattutto i veneti e i friulani.

L'emigrazione italiana in Brasile nel primo quarto del Novecento

Sbarco di immigranti italiani in Brasile, 1907. Acervo Memorial do Imigrante, SP, BrasilLeggi il testo e completa le frasi, scegliendo una delle tre proposte.

 

Nei primi quindici anni del XX secolo i nuovi arrivati proseguono a recarsi [Proseguono a recarsi: continuano ad andare] nello stato di San Paolo e anche più a sud, così come era accaduto tra il 1885 e il 1897. Inoltre il loro numero è spesso annualmente pari alla metà di tutti gli arrivi d’immigrati. In un certo senso questo flusso è conseguenza diretta di quello che aveva preceduto la crisi di fine secolo. I nuovi arrivati sono infatti attirati dal successo dei loro diretti predecessori, forse non eccezionale, ma comunque contraddistinto [Contraddistinto: caratterizzato] dalla proprietà della terra e dall’italianizzazione del circondario [Circondario: il territorio che stava intorno].

 

Vi sono tuttavia alcuni significativi cambiamenti: la concentrazione italiana si rafforza ulteriormente soprattutto nello stato e nella città di San Paolo, dove la presenza italiana è pari al 50% della popolazione. Il numero degli italiani nel Rio Grande do Sul è assai meno significativo, mentre è ancora minore quello negli stati di Paraná e di Santa Catarina. Una discreta presenza italiana, circa 25.000 alla fine dell’Ottocento, si riscontra infine a Rio de Janeiro. Gli immigrati in quest’ultima città sono soprattutto meridionali, d’altra parte, come già accennato, da inizio secolo alla grande guerra i flussi sono eminentemente d’origine calabrese e campana. Sono invece ancora settentrionali e in particolare veneti coloro che s’insediano [S'insediano: si stabiliscono, vanno ad abitare] a San Paolo, Minas Gerais ed Espirito Santo.

 

(Tratto da Matteo Sanfilippo, Il primo quarto del Novecento, in A.S.E.I. (Archivio storico emigrazione italiana))

 

Nel primo quarto del 1900

  • il flusso di emigranti italiani si riduce molto a causa di una politica restrittiva.
  • continuano ad arrivare italiani spinti dalle buone condizioni di vita di chi era già arrivato.
  • inizia un forte flusso migratorio in Brasile, che non aveva precedenti.

Gli italiani arrivati alla fine del 1800 in genere

  • possedevano la terra dove vivevano.
  • vivevano in grande povertà.
  • avevano avuto un enorme successo.

Gli italiani del nord e del sud

  • si spostano negli stessi luoghi del Brasile.
  • sono tutti concentrati a San Paolo.
  • tendono ad occupare zone diverse del Brasile.

L'emigrazione in Brasile tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento

Famiglia di immigranti italiani in Brasile, 1900 circa

Leggi il testo ed indica se le frasi sono vere o false.


Una seconda ondata migratoria [Ondata migratoria: arrivo di un grosso numero di immigrati] si ebbe tra gli anni '50 e '60 del Novecento, quando il “il Brasile è il terzo polo d’attrazione latino-americano, preceduto da Argentina e Venezuela, per gli emigrati italiani. Tuttavia la comunità italo-brasiliana non riesce a rimpinguare realmente i propri effettivi [Rimpinguare … i propri effettivi: arricchire il numero di uomini]. Dal censimento del 1950 risultano 44.678 italiani naturalizzati [Naturalizzati: che hanno ottenuto la cittadinanza del paese straniero in cui sono emigrati] e 197.659 immigrati con il passaporto italiano. I tre quarti di questa presenza sono concentrati nello stato di San Paolo, il restante quarto si divide tra distretto federale, Rio Grande do Sul, Minas Gerais e Paraná. Dieci anni dopo la percentuale è più o meno la stessa […]

 

Di fatto la nuova ondata immigratoria non ottiene grandi risultati, anche perché fallisce il tentativo di riavviare la colonizzazione agricola. La disorganizzazione dello stato brasiliana e la durezza delle condizioni di vita nelle fazendas o sulla frontiera impediscono infatti di portare a buon fine qualsiasi sforzo. Gli unici flussi immigratori che quindi funzionano sono quelli legati ai settori industriali e commerciali e al ricongiungimento dei nuclei familiari. L’esperienza migratoria è comunque assai meno lucrativa [E' assai meno lucrativa: porta guadagni molto inferiori] che nel passato e le fughe verso l’Italia sono numerose.

 

In questo fallimento, che non esclude ovviamente casi di riuscita individuale, giocano anche le divisioni all’interno della comunità. Ai contrasti ormai incancreniti [Incancreniti: aggravati, degenerati] tra antifascisti e fascisti [Fascista: chi si ispira alla dottrina del fascismo, movimento e partito politico fondato da Benito Mussolini nel 1919, che mantenne un potere totalitario fino al 1943 (nel Nord Italia fino al 1945)] […]  si aggiungono quelli fra i nuovi e i vecchi emigrati. I primi non credono nei valori dei secondi e soprattutto sono emigrati per fare fortuna rapidamente, non hanno quindi intenzione di cedere a ricatti occupazionali e vogliono strappare [Strappare: ottenere] subito le migliori condizioni possibili di lavoro. […]


Negli anni sessanta non arrivano più contadini alla ricerca di terra, ma artigiani e operai specializzati che vogliono far fortuna nel giro di pochi anni e rientrare al proprio paese. Nel decennio successivo l’immigrazione è ancora più qualificata e a breve termine [A breve termine: a scadenza, destinata a restare poco tempo], poiché è direttamente collegata ai contratti firmati dalle imprese italiane, che operano in Brasile.

 

 

La comunità italiana vera e propria va quindi verso all’estinzione: già nel censimento del 1980 gli italiani in Brasile risultano soltanto 108.790, di contro, però, a una popolazione di origine italiana (lontana o vicina) che potrebbe raggiungere i 7-8 milioni. Nel caso di questi ultimi i valori e le tradizioni italiane non sono state dimenticate, ma sono fortemente influenzate dalle esperienze americane e hanno dato vita a una cultura etnica ormai lontana dall’antica madrepatria, anche se non l’ha scordata”.

 

Tratto da Matteo Sanfilippo, La nuova emigrazione degli anni cinquanta e
sessanta
, in A.S.E.I. (Archivio storico emigrazione italiana)

 

Tra gli anni '50 e '60 del Novecento il Brasile è il primo paese di emigrazione per gli italiani.

In quegli anni l'emigrazione in Brasile è economicamente molto vantaggiosa per gli italiani.

Gli emigrati italiani non hanno molto successo nel settore agricolo.

Ci sono molti problemi di rapporti tra vecchi e  nuovi emigrati.

A partire dagli anni '60 arrivano soprattutto italiani con un buon livello di formazione professionale.

Tra gli anni '50 e '60 del Novecento il numero degli italiani in Brasile tende decisamente ad aumentare.

 

"Merica": il trailer

[video:file=video/esercizi/duse_brasile/merica.flv]

Titolo: Merica

Genere: documentario

Regia e sceneggiatura: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi

Produzione: Mithril Production

Anno: 2007

 

Guarda il trailer del film Merica ed indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.

 

Gli italiani andavano in Brasile per lavorare nelle piantagioni di caffè.

In Brasile gli italiani hanno passato una vita facile.

Oggi molti ragazzi brasiliani di origine italiana sognano di tornare in Italia.

I discendenti degli emigranti italiani si sentono pienamente italiani.

L’Italia accoglie i discendenti degli emigrati brasiliani in modo ospitale.

Gli immigrati discendenti da italiani sono trattati meglio degli altri immigrati.

"Merica": presentazione

Leggi attentamente la presentazione del film Merica, tratta dal sito ufficiale.

 

Locandina del film Merica

Sceneggiatura: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi

Titolo: Merica!
Regia: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi
Anno di produzione: 2007
Durata: 65’
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Italia

 

Sinossi: Sono 25 milioni i discendenti di immigrati italiani che vivono oggi in Brasile, quasi tutti pronipoti di quanti, a partire da fine ‘800, abbandonarono un’Italia per lo più contadina e povera per un continente che prometteva ricchezza e benessere. Ma in appena un secolo i flussi migratori si sono completamente rovesciati. Se prima l’Italia era un paese da cui fuggire, essa è divenuta adesso parte di quel Primo Mondo vagheggiato [desiderato] dai migranti di tutto il mondo. Solo la condizione dei migranti non sembra cambiare.

 

Molti dei brasiliani che oggi partono per l’Italia possiedono un passaporto italiano: sono i famosi immigrati “di rientro”, un fenomeno di cui i media parlano pochissimo. Questo si spiega, oltre che con la prospettiva di benessere che offre l’Italia, con un attaccamento molto forte al paese di origine di queste persone. Eppure la loro speranza di essere accolti come cittadini a pieno titolo è spesso destinata a scontrarsi con un paese che fatica a integrare chi viene da fuori. Come tutti gli altri immigrati, anch’essi soffrono l’ostilità riservata agli indesiderati, costretti a lunghi percorsi burocratici, a un lavoro precario e al razzismo. Non è un caso che molti decidano dopo breve tempo di tornare in Brasile.

 

Ma perché tutto ciò avviene nonostante essi abbiano la cittadinanza del paese d’arrivo? Cosa determina allora davvero l’appartenenza a una comunità? Girato tra Veneto e Brasile, Merica mostra tutta la complessità dell’esperienza migratoria in Italia e la portata di tali interrogativi sull’appartenenza, a partire dalle storie di alcuni brasiliani partiti per l’Italia o di brasiliani discendenti di italiani. Il documentario non si limita a mostrare queste storie ma cerca di raccontarle nel contesto politico del Brasile, dell’Italia e in particolare del Veneto. Questa regione esemplifica infatti la mutazione [cambiamento] da un’economia povera e fornitrice di emigranti ad una industriale e bisognosa di immigrazione, con tutti gli squilibri che tale mutamento comporta. Nella storia di questi discendenti emerge un contrasto tra lo ius soli e lo ius sanguinis [lo "ius soli" fa riferimento alla nascita sul "suolo", sul territorio dello Stato e si contrappone, nell'elenco dei mezzi di acquisto del diritto di cittadinanza, allo "ius sanguinis", che si incentra invece sull'elemento della discendenza o della filiazione. Per i paesi che applicano lo ius soli è cittadino originario chi nasce sul territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. (adattato da: http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/cittadinan...)] che confonde le tradizionali linee di separazione tra italiano ed extracomunitario, migrante e non, precario ed integrato. Chi ha il diritto di appartenere e quali sono i criteri dell’appartenenza? Il sangue o la presenza sul territorio? Il pregare nella stessa chiesa o condividere le stesse lotte politiche?

 

Attraverso le loro storie di vita, i personaggi affrontano nel loro quotidiano queste domande e offrono uno spaccato [studio, descrizione degli elementi costitutivi della realtà dell'immigrazione italiana (Dizionario Sabatini, Coletti)] di quella che è la realtà dell’immigrazione in Italia oggi, non solo per loro ma per tutti i migranti. Dall’altra parte, il documentario mostra come vivono le comunità italiane all’estero e come nasce e si sviluppa il desiderio di emigrare in Italia.
Mettendo a confronto la grande emigrazione italiana del secolo scorso e quella che oggi conosce l’Europa, ci si accorge che sono molti i paralleli tragici.

 

Completa le frasi, scegliendo una delle tre proposte a partire dal testo che hai letto.

 

Merica è incentrato su

  • gli emigrati italiani in Brasile di fine Ottocento, primo Novecento.
  • i discendenti degli emigrati italiani in Brasile.
  • gli immigrati provenienti dal Brasile di oggi.

L’Italia di oggi è un Paese

  • da cui partire per cercare fortuna.
  • da cui si emigra e in cui si immigra contemporaneamente.
  • in cui andare per cercare fortuna.

Merica è ambientato

  • soprattutto in Sud America.
  • tra il Veneto e il Brasile.
  • in diverse parti del Veneto.

Per l’Italia i registi hanno scelto il Veneto perché è la regione

  • in cui è più evidente il cambiamento da regione povera a ricca.
  • da cui sono partiti nell’Ottocento più emigranti per il Brasile.
  • che un tempo era la più povera d’Italia.

Il documentario vuole porre delle domande su

  • il conflitto tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri.
  • quali siano diritti e doveri dei migranti nel Paese ospite.
  • come stabilire se un cittadino appartiene o meno ad uno Stato.

I tre registi hanno scelto di girare Merica essenzialmente per

  • non far dimenticare le difficoltà che incontravano i nostri antenati emigrati in Sud America.
  • capire meglio il fenomeno dell’immigrazione di oggi attraverso un parallelo col passato.
  • cercare di aiutare gli immigrati che rientrano dal Brasile.

Quando che mi ero toseta...

Guarda questa scena di Merica. I protagonisti sono due anziani contadini di origine veneta. Fai attenzione alla lingua che parlano: secondo te è italiano o dialetto?

 

[video:file=video/esercizi/duse_brasile/sequenza_merica.flv]

Titolo: Merica

Genere: documentario

Regia e sceneggiatura: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi

Produzione: Mithril Production

Anno: 2007

 

Completa le frasi scegliendo una delle due proposte:

 

A. La donna anziana

1. parla in italiano/in dialetto veneto.
2. racconta di sua nonna/di sua mamma emigrata in Brasile da giovane.
3. racconta di un bambino/di un vecchio ammalato.

 

B. L’uomo anziano

1. parla in italiano/in dialetto veneto.
2. dice che gli italiani sono arrivati direttamente nello stato dello Spirito Santo/sono arrivati prima a Rio.
3. racconta che gli italiani dovevano stare in isolamento per 40 giorni/potevano subito cercare lavoro.
4. dice che il governo brasiliano dava ad ogni famiglia un pezzo di terra ben coltivata/un pezzo di foresta da bonificare.

Elton impara l'italiano 1

Ascolta l'intervista fatta ad Elton Stolfeton, un ragazzo brasiliano di origine italiana, in cui si parla del problema della lingua. Indica se le frasi sono vere o false.

 

 

Elton è venuto in Italia per lavorare.

Tutti i nonni di Elton sono italiani.

Elton ha imparato l’italiano per motivi personali.

Elton vuole restare a lavorare in Italia.

Elton cura un sito web che riguarda i trentini che vivono in Brasile.

Elton impara l'italiano 2

Completa le frasi scegliendo una delle tre possibilità. Puoi riascoltare l’intervista.

 

 

Elton racconta che inizialmente ha deciso di imparare l’italiano per

  • poter comunicare con suo nonno, che altrimenti non capiva mai.
  • poter venire a fare i suoi studi universitari in Italia.
  • capire meglio quello che diceva suo nonno quando parlava italiano.

I nonni materni si capivano solo

  • parlando nei loro dialetti.
  • parlando in italiano.
  • parlando in portoghese.

Elton ha imparato l’italiano

  • a scuola, in Brasile.
  • da suo nonno.
  • direttamente in Italia.

Secondo Elton suo nonno

  • non era consapevole di parlare dialetto.
  • pensava di parlare in dialetto veneto.
  • era consapevole di parlare una lingua nuova.

Il "taliàn" è

  • un dialetto veneto antico importato in Brasile.
  • una lingua nata in Brasile dall’incontro tra diversi dialetti e il portoghese.
  • un portoghese un po' italianizzato.

Elton vuole mantenere la conoscenza dell’italiano perché

  • è una lingua utile per il suo lavoro.
  • pensa che sia utile per i suoi figli.
  • lo sente come un patrimonio culturale della sua famiglia.

 

Riflessione sulla lingua: imperfetto/passato prossimo 1

Leggi questo brano, tratto (con alcune variazioni) dall’intervista ad Elton.

 

Io sono nato in Brasile, ma sono di origine italiana, sono di origine trentina, veneta e calabrese. I miei due bisnonni paterni erano di Trento, Fornace e Civezzano. Da parte di mia madre, mia nonna era figlia di veronesi, di San Bonifacio, e mio nonno era calabrese, di Santa Sofia d’Epiro.
Quando ero bambino e andavo a casa di mio nonno, dalla parte del mio papà, non capivo niente di quello che diceva, perché il suo era un dialetto, e quindi parlavo con lui sempre in portoghese.
Allora dicevo sempre, fin da piccolo, che quando sarei andato a scuola, avrei imparato anche la lingua italiana perché volevo capire quello che mio nonno diceva.
Quando ho cominciato a studiare l’italiano, sono andato a casa del nonno per provare a parlare con lui. Ma lì mi sono reso conto che lui non capiva quello che dicevo io, perché io parlavo italiano, imparato a scuola e dalle grammatiche, e lui parlava dialetto, quindi erano due cose diverse l’una dall’altra.

 

Osserva il testo con attenzione e clicca sulle informazioni corrette; per vedere la spiegazione vai alla pagina seguente.

 

Nel brano letto, Elton usa l’imperfetto per

  • descrivere persone, luoghi o situazioni nel passato.
  • indicare un’azione finita.
  • indicare un’azione puntuale.
  • indicare un’abitudine nel passato.

Nel brano letto, Elton usa il passato prossimo per

  • descrivere persone, luoghi o situazioni nel passato.
  • indicare un’azione finita.
  • indicare un’azione puntuale.
  • indicare un’abitudine nel passato.

Riflessione sulla lingua: imperfetto/passato prossimo 2

Soluzioni della pagina precedente.

 

Elton usa

 

l’imperfetto peril passato prossimo per

descrivere persone, luoghi o situazioni nel passato:

 

I miei due bisnonni paterni erano di Trento, Fornace e Civezzano. Da parte di mia madre, mia nonna era figlia di veronesi, di San Bonifacio, e mio nonno era calabrese, di Santa Sofia d’Epiro.

 

 

indicare un’azione finita, conclusa:

 

Io sono nato in Brasile, ma sono di origine italiana...

 

indicare un’azione puntuale:

 

Quando ho cominciato a studiare l’italiano, sono andato a casa del nonno per provare a parlare con lui. Ma lì mi sono reso conto...

indicare un’abitudine nel passato:

 

Quando ero bambino e andavo a casa di mio nonno, dalla parte del mio papà, non capivo niente di quello che diceva...

 

 

 

Per approfondire vedi Modi, tempi e aspetti

Imperfetto/passato prossimo: esercizio 1

Completa i testi tratti da un forum usando l’imperfetto o il passato prossimo.

 

1. Scegli tra il passato prossimo e l’imperfetto. A volte sono possibili entrambi.

 

Donna anziana ricamatrice, foto di Alex ScarcellaSOS: ricerca nonna italiana!
Cerco notizie di mia nonna materna, Joana Fiorentin, emigrata in Brasile quando aveva/ha avuto 20 anni. Lì lavorava/ha lavorato due anni in un campo di caffè, ma poi ha conosciuto/conosceva mio nonno che possedeva/ha posseduto un piccolo negozio di alimentari e cominciava/ha cominciato a lavorare per lui. Si innamoravano/Si sono innamorati un po’ alla volta e nel 1920 si sono sposati/si sposavano. Abitavano/Hanno abitato nello stato di Santa Caterina in una piccola fazenda e in cinque anni avevano/hanno avuto quattro figli, due maschi e due femmine. Io nascevo/sono nata da una delle figlie nel 1990. La nonna però moriva/è morta nel 1970 così io non la conoscevo mai/non l’ho mai conosciuta. So che veniva/è venuta da Castelfranco veneto e che doveva avere/ha dovuto avere due sorelle.
Grazie a chi mi aiuta a trovare sue informazioni! Isabela Silva Pereira

Imperfetto/passato prossimo: esercizio 2

2. Inserisci il verbo al passato prossimo o all’imperfetto.

 

Uomo anziano, foto di Luigi Torregiani (torremountain)Dopo tanto tempo, una vita intera, solo ora mi sono resa conto (rendersi conto) che non ho mai conosciuto (conoscere mai) né mio padre, che è andato via (andar via) di casa quando io avevo (avere) 5 anni, ed ha lasciato (lasciare) mia madre sola con due bambini piccoli, né mio nonno, che nemmeno mio padre conosceva/ha conosciuto (conoscere).
Adesso, dopo tanti anni mi è venuto (venire) il desiderio di sapere qualcosa di questo nonno che è morto (morire) lontano da casa, non so se in Brasile o in Argentina. E' partito (partire) per l'America del Sud nel 1914 e non è ritornato (ritornare) mai più. Si chiamava (chiamarsi) Giacomo Rossatto, ma non so neppure da quale parte di Italia veniva/venisse! (venire).
Grazie a chi saprà aiutarmi. E grazie della vostra ospitalità in questo forum! Elena Oliveira

 

Approfondimento: il taliàn

Leggi una parte dell’articolo di Gianni Borgo, tratto da: http://www.fondazionegiulietti.com/downloads/c06borgo.pdf

 

E dal ceppo veneto in Brasile è nato el Taliàn:

lo parlano 25 milioni di oriundi

 

Ti segnalo la nascita di una nuova lingua: “el Taliàn”. Devi sapere che un gruppo di oriundi [Chi è originario di un luogo diverso da quello in cui vive], dopo anni di ricerche, studi, raccolte eccetera, ha deciso di codificare [Dare valore legale] l’antica parlata veneta, usata dagli emigranti, registrata e riconosciuta quale patrimonio culturale brasiliano, con Decreto del Ministero della Cultura, N° 3551 del 4.8.2000. I promotori [quelli che hanno avuto l'iniziativa di dare valore legale al taliàn] si sono peraltro attivati per estendere la sua conoscenza e il suo approfondimento tramite stampa, radio, internet, saggi e pubblicazioni di vario genere.

 

A me sembra che si tratti di un avvenimento straordinario, anche alla luce di quanto si legge nei n. 1 e 4 della nostra rivista: delle 6000 lingue parlate oggi nel mondo, fra un secolo ne resterà solo la metà; inoltre nei 36 Paesi europei, dove sono state registrate 337 minoranze linguistiche con un totale di cento milioni di persone, molte di queste lingue, specie quelle orali, spariranno definitivamente, e quelle scritte andranno rinchiuse nei sarcofagi [Sarcofago: lett. 'cassa da morto', ma qui con valore ironico] delle biblioteche.

Beh, sappiamo che si tratta di processi che non avverranno tanto repentinamente [Velocemente], come invece avviene in natura con la desertificazione e i mutamenti climatici, che condannano molte specie viventi all’estinzione.

Ebbene, questa “nuova” lingua, “el Taliàn”, è in Brasile compresa da più di 25 milioni di oriundi (quasi mezza Italia) ed è considerata la seconda lingua più diffusa dopo quella ufficiale, il portoghese.

Inoltre, io ho colto, fra questi amici brasiliani, un forte orgoglio di appartenenza alle origini italiche, il che rende l’antico dialetto veneto, assurto a dignità di lingua viva, parlata e codificata, un incisivo veicolo [efficace mezzo di diffusione] di diffusione e di coesione culturale.

 

[…] Durante l’antica migrazione (1875-1940), nelle province (Stati) del sud Brasile (Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paranà, Sao Paulo, Espirito Santo) ci fu un flusso migratorio in massima parte dal Triveneto (tanto che in Brasile si identifica l’immigrazione italiana con il Veneto). Per fare un esempio concreto, nel Rio Grande do Sul, su centomila immigrati italiani, vengono date le seguenti percentuali: 54% Veneti; 33% Lombardi; 7% Trentini; 4,5% Friulani; 1,5% altre provenienze. Mettendo insieme i Triveneti si avranno questi altri dati: 65,5% .Triveneti, 33% Lombardi, 1,5% altre provenienze.

 

È stata dunque la massiccia [imponente, grande] presenza di Veneti a imporre l’uso comune di parlate orali consimili (vicentino, padovano, bellunese, trevigiano, veronese, veneziano, rovigoto, bassanese eccetera), le quali parlate sono confluite, dunque, in un corpus linguistico, al quale è stato dato il nome di “Talian”.

 

Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.

 

Il taliàn è stato riconosciuto come lingua patrimoniale del Brasile.

Il taliàn è la seconda lingua più parlata in Brasile.

Il taliàn ha una forte connotazione culturale.

Il taliàn è diffuso soprattutto nel nord est del Brasile.

Il taliàn ha come base il dialetto veronese e il dialetto trentino.

Il taliàn si è imposto in Brasile quando c'erano moltissimi veneti.

 

Per approfondire vedi la scheda Il Taliàn

 

Il taliàn: per saperne di più

E se vuoi saperne di più, ascolta questo audio (tratto da: http://itunes.apple.com/us/podcast/rai-international-podcast/id152538798) e segna le informazioni presenti nel testo. Sono in tutto 8.

 

Credits

Brano tratto dalla trasmissione radiofonica "Taccuino Italiano - Andata e Ritorno" del 25/01/2011 (RAI International).

Per gentile concessione di Rai Teche.

 

  • 1. La poesia che viene letta parla di una nonna.
  • 2. Ettore Beggiato, l’intervistato, è autore della prima grammatica del taliàn.
  • 3. Il taliàn, deriva da un insieme di dialetti veneti e di portoghese.
  • 4. Il taliàn è influenzato anche, ma molto meno, da altri dialetti.
  • 5. Il taliàn è la seconda lingua parlata in Brasile.
  • 6. Il taliàn è diffuso soprattutto negli stati di Paranà, Rio grande e Santa Caterina.
  • 7. Il taliàn è parlato solo dai discendenti di italiani.
  • 8. Durante la seconda guerra mondiale era proibito parlare in taliàn.
  • 9. Esiste anche un corpus letterario in taliàn.
  • 10. All’epoca della registrazione di questo audio, il presidente del Brasile, Lula, aveva già riconosciuto il taliàn come lingua patrimoniale.
  • 11. Il taliàn si studia anche nelle scuole statali.
  • 12. Esistono dizionari e manuali per imparare il taliàn.

Leggere il taliàn

Vuoi leggere un documento del Taliàn? Qui puoi trovare l’introduzione alla prima lezione di un corso a cura di Fra Rovilio Costa (tratto da: http://www.larenadomila.it/brasil/talian/talian00.htm).

 

corso talian
INTRODUSSION - Ma cos'elo el 'Taliàn?
L'è una lingua che la ze anca veronese, parché la ga na impostassion véneta. Ghe ciamemo 'Taliàn', parché la porta rento tute le espression dele diverse lìngue parlae dai nostri migranti. Noantri scrivemo el talian de maniera che i brasiliani i lo leda ben e che i Italiani no i lo confonda. Pi de sento ràdio le ga programi setimanali in 'Taliàn, numerosi giornali i ga testi tute le setimane. Disemo la messa in 'Taliàn. Desso ghemo el monumento memoriale religioso, dove tute le orassion le sarà sempre in talian. El Talian se podarìa definirlo ‘na sorta de "Veneto-Brasilian".

 

 

Prova a tradurre il testo in italiano. Poi clicca il pulsante per vedere la soluzione.

 

 

Introduzione. Ma cos’è il Taliàn?
È una lingua che è anche veronese, perché ha un’impostazione veneta. La chiamiamo taliàn perché porta dentro (di sé) tutte le espressioni delle diverse lingue parlate dai nostri emigranti. Noi scriviamo il taliàn in modo che i brasiliani lo leggano bene (possano leggerlo bene) e che gli Italiano non lo confondano, Più di cento radio hanno programmi settimanali in taliàn, numerosi giornali hanno testi tutte le settimane. Diciamo la messa in taliàn. Adesso abbiamo il monumento memoriale religioso, dove tutte le preghiere/orazioni saranno sempre in taliàn. Si potrebbe definire il taliàn una sorta di “veneto/brasiliano”.

Ascoltare il taliàn

Capisci il taliàn? Ascolta Fra Rovilio Costa che parla del taliàn e prova a vedere se riesci a comprendere quello che dice. Attenzione… parla in taliàn! (tratto da: http://www.youtube.com/watch?v=V2oNtuk0lWw)

 

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Fra' Rovilio cita un proverbio il quale dice che

  • le gambe vanno dove il cuore vuole.
  • il cuore segue le gambe ovunque esse vadano.

Fra' Rovilio dice che il taliàn è una lingua che

  • necessariamente si parla e si capisce.
  • si può anche solo capire, e parlare poco o per niente.

Fra' Rovilio sostiene che il taliàn è la lingua

  • dell'affettività e dei sentimenti.
  • parlata nel mondo del lavoro dei migranti.

Fra' Rovilio conclude che è importante continuare a parlare il taliàn perché

  • è una lingua antica che va rispettata e conservata.
  • è la lingua che può esprimere meglio l'esperienza degli emigranti in Brasile.