In bicicletta lungo le strade d'Italia

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Immagine di copertina

Presentazione del ciclismo eroico dell’inizio del secolo e dei suoi più recenti protagonisti: il ciclismo, in quanto sport “popolare” è anche il pretesto per scoprire alcuni aspetti della storia sociale italiana del Novecento.

Autore: Valentina Gallo
Livello linguistico: B+
Obiettivi contenutistici: introduzione al ciclismo e alla sua storia
Indici linguistici: le completive oggettive; lessico dello sport; linguaggio giornalistico.

 

Percorso accessibile a utenti non udenti

Livello linguistico (Quadro comune europeo di riferimento):

B+

 

Area tematica:

Sport

 

Obiettivi contenutistici:

Introduzione alla storia del ciclismo italiano

 

Obiettivi linguistici:

Frasi completive (soggettive e oggettive)

 

Testi:

La storia siamo noi: la festa di maggio

 

Autore:

Valentina Gallo

 

Tempo stimato:

2h

 

Link:

www.gazzetta.it
http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/

 

Breve descrizione

Dal 1909 ad oggi il Giro d’Italia è stata la più importante manifestazione ciclistica del paese. Essa attraversa buona parte del territorio nazionale, coinvolgendo atleti provenienti da tutto il mondo. In questo percorso scoprirai alcuni dei suoi protagonisti: dai pionieri della bicicletta agli “eroi” più recenti.

In principio era… la draisine

La bicicletta è uno dei mezzi di trasporto più diffusi nel mondo. Il primo modello fu realizzato nel 1817 in Germania da Karl von Drais. In onore del suo inventore prese il nome di draisine (in italiano draisina). La draisina pesava 22 chili. Essa si spostava grazie alla spinta dei piedi sul terreno. Il suo inventore vi percorse un tragitto particolarmente lungo per quei tempi: 13 km in poco meno di un'ora.

 

La draisina ebbe un rapido ma breve successo. Dovettero trascorrere altri cinquanta anni prima che tale invenzione diventasse davvero popolare. Negli anni Sessanta dell’Ottocento fu dapprima costruita la boneshaker poi la high bicycle, conosciuta in Italia come la “Gran Bi”. La boneshaker introdusse un’importante novità: i pedali. Le sue ruote, però, erano in ferro e senza copertoni.

DraisineBoneshakerhigh bicycle

 

Nei decenni successivi il modello della bicicletta conobbe due importanti innovazioni:

 

1) la trazione passa dalla ruota anteriore a quella posteriore, grazie all’introduzione della catena;

2) le ruote vengono rivestite con copertoni di gomma.

 

All’inizio del nuovo secolo la bicicletta è diventata un mezzo di trasporto molto diffuso. Il successo è tale che, dopo le prime grandi “classiche” (le corse come la Milano-Sanremo, la Parigi-Roubaix, ecc.), nascono le prime corse a tappe: nel 1903 viene inaugurato il Tour de France; sei anni più tardi nasce il Giro d’Italia.

Il giro d'Italia

La Gazzetta dello SportIl Giro d’Italia nacque nel 1904, grazie ad un quotidiano, la “Gazzetta dello Sport”. La “Gazzetta” era stata fondata nel 1896 ed era stampata su carta rosa. Dal colore del giornale derivò anche il colore della maglia del vincitore del Giro: il rosa. La “Maglia rosa” è tuttora indossata dal corridore che, durante la gara, è primo in classifica. (Se vuoi seguire il Giro d’Italia, puoi consultare la versione on line del giornale, oppure seguire gli “speciali” dedicati dai maggiori quotidiani italiani: “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica”, ecc.).

 

Sin dalla prima edizione, il Giro d’Italia si svolse nel mese di maggio. Vince il ciclista che raggiunge il punteggio più alto in classifica durante otto tappe (con tappa si intende la frazione di una corsa ciclistica). Come tutte le corse a tappe, per vincere non basta essere il più veloce in pianura e in salita; bisogna avere anche ottime doti di resistenza. Il vincitore riceve un premio in danaro: il montepremi (“la somma dei premi”) delle prime edizioni era di circa 25000 lire (la moneta italiana sostituita dall’euro); nelle più recenti edizioni supera i 10.000 euro.

 

Al Giro partecipano atleti da tutto il mondo. Nelle prime edizioni il Giro era aperto a concorrenti (“i partecipanti alla gara”) sia maschili sia femminili. Dal 1988, però, le donne non sono più ammesse: esiste per loro il “Giro donne” che si svolge nel mese di luglio.

La bicicletta

In questo percorso scoprirai la storia del Giro d’Italia: dalle prime edizioni, ai suoi campioni. Prima, però, di entrare in questo mondo, impara a riconoscere le parti che compongono la bicicletta:

 

1) il telaio, che può essere in acciaio, in alluminio o in carbonio. Recentemente è stata presentata una bicicletta con un telaio in bambù;

2) il manubrio (dritto o curvo nelle bici da corsa);

3) la guarnitura (la corona e le pedivelle), il pacco pignoni e la catena;

4) il cambio posteriore ed eventualmente quello anteriore (deragliatore);

5) le ruote, che possono a loro volta essere in alluminio o in carbonio;

6) i freni anteriore e posteriore.

 

Ecco un modello:

Modello di bicicletta

 

 

A1: Tubo orizzontale

A2: Tubo obliquo

A3: Piantone

A4: Forcella posteriore

A5: Carro posteriore

A6 Freno posteriore

A7: Pignoni

A8: Cambio

A9: Deragliatore

A10: Catena

A11: Corona

A12: Pedale

A13: Pedivella

B14: Valvola della camera d’aria

B15: Copertone o gomma

B16: Cerchione

B17: Mozzo

B19: Raggio

C20: Forcella

C21: Freno anteriore

C22: Ammortizzatore

C23: Tubo sterzo

C24: Manubrio

C25: Reggisella

C26: Sella o sellino

Esercizi

Il marchio Bianchi

Sei appena arrivato in una cittadina del Nord Italia dove dovrai trascorrere tre mesi. La prima cosa che ti serve è una buona bicicletta, con la quale scoprire il territorio, andare al lavoro e uscire la sera con gli amici. Per acquistarne una vai da un meccanico delle biciclette, Luigi. Tra le tante bici che Luigi ha in negozio te ne piace in particolare una. Ecco la sua descrizione. Completa il testo aiutandoti con il modello che hai appena studiato.

 

La bicicletta è una MTB Atala usata. Il telaio è in acciaio, l’ideale per girare in città: robusto, resistente e molto comodo. Le ruote sono nuove, con cerchioni da 26 pollici e copertoni grossi, molto confortevoli. Luigi ha sostituito anche le camere d’aria, così rischi meno di forare. I freni li ha messi a posto Luigi: basta tirare le leve sul manubrio e la bici si ferma subito. La sella non è imbottita, all’inizio il sedere ti farà un po’ male, ma dopo un po’ ti abituerai. La bicicletta ha un cambio posteriore; probabilmente lo utilizzerai poco, visto che la città è tutta pianeggiante; ma se farai una gita in campagna potrebbe esserti utile.

Adesso che hai imparato a riconoscere le parti che compongono la bici, sei pronto: montiamo in sella e cominciamo a… pedalare sulle “strade d’Italia”.

 

"La festa di maggio"

Nel maggio del 2008, la Rai (Radio Televisione Italiana) ha dedicato al Giro d’Italia due puntate della trasmissione La storia siamo noi, intitolate: La festa di maggio. Il Giro d’Italia, infatti, si svolge annualmente dal 1909 ad oggi nel mese di maggio. Nel prossimo video ti proponiamo due parti: la prima racconta la nascita del Giro, la seconda la sua ripresa dopo la Grande Guerra (1915-1918).

 

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Titolo: Festa di maggio: il Giro per le strade d'Italia - Gli anni dei pionieri

Programma: La storia siamo noi

Emittente: Rai Tre

Data: 06/05/2008

Per gentile concessione di Rai Teche.

Esercizi

Hai capito qual era la situazione economica e sociale dell’Italia di primo Novecento? Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false:

 

All’inizio del Novecento:

 

la bicicletta in Italia era un mezzo di trasporto molto diffuso

il settore economico prevalente era l’agricoltura

la metà della popolazione era analfabeta

un operaio tessile guadagnava 120 lire al mese

Esercizi

Gianni Mura afferma che il Giro d’Italia nei paesi del Sud era vissuto come qualcosa a metà tra “la festa di paese e la processione pagana”. Che cosa vuol dire esattamente?

  • Che il Giro era seguito in processione da tutto il paese.
  • Che il Giro era vissuto dalla popolazione come una festa religiosa.
  • Che il giro era vissuto con uno spirito un po’ religioso e un po’ pagano.

Secondo Felice Gimondi cos’è che rende il Giro d’Italia la corsa più importante per un ciclista italiano:

  • Il fatto che si disputi sul territorio nazionale e che porti il ciclista a conoscere il suo paese con le sue diversità.
  • Il fatto che si svolga nel mese migliore per il ciclismo, maggio.
  • Il fatto che sia molto popolare e seguito dal pubblico italiano.

Il vincitore del primo Giro d’Italia, Luigi Ganna, ricevette in premio poco più di 5000 lire. Qual era lo stipendio mensile del direttore della corsa Armando Gognà e del direttore della Gazzetta dello Sport, Costa Magna?

  • Guadagnavano 1000 lire.
  • Guadagnavano 120 e 150 lire.
  • Guadagnavano 200 e 250 lire.

Le prime edizioni del Giro d’Italia erano più o meno faticose di quelle attuali?

  • Più faticose, poiché c’era molta più salita.
  • Più faticose, perché erano molto più lunghe: duravano dalle dieci alle dodici ore.
  • Meno faticose, perché c’era meno competizione.

Che marca di bicicletta usava Luigi Ganna, quando vinse il primo Giro d’Italia?

  • Una Dunlop.
  • Un'Atala.
  • Una Bianchi.

Chi fu il primo “campionissimo” del ciclismo italiano?

  • Luigi Ganna.
  • Costante Girardengo.
  • Sante Pollastri.

Esercizi

Costante Girardengo 1893-1978

Sergio Meda, per spiegare la partecipazione e l’ammirazione che il ciclismo genera nel pubblico, fa un paragone tra la fatica che impiega un ciclista normale nel superare un “cavalcavia” e la velocità con cui un ciclista di professione affronta una ripida salita. Hai capito cos’è un cavalcavia?

  • Ponte sui binari ferroviari o su una strada.
  • Una breve ma ripida salita.
  • La strada d’accesso ai garage.

Poco dopo, lo stesso Meda, parlando dei ciclisti impegnati sulle salite del Giro, usa un’espressione colloquiale: «ti vien freddo a pensare alla fatica che fanno». Che cosa vuol dire Meda?

  • Che in salita si sente di più il freddo.
  • Che lo spettatore, vedendo i ciclisti impegnati in tappe di montagna, sente freddo.
  • Che lo spettatore, vedendo i ciclisti impegnati in salite così dure, sentono i “brividi”, come quando si ha freddo.

Lo speaker afferma che “Armando Gognè percepiva solo 120 Lire al mese di stipendio”. Il verbo percepire può significare: 1. “sentire attraverso i sensi”; 2. “ricevere come stipendio”. Che cosa vuol dire in questo contesto?

  • Guadagnava.
  • Sentiva.

Associa ad ogni parola il significato corrispondente:

  • Agonismo: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento
  • Locomozione: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento
  • Accessibile: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento
  • Rendita: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento
  • Bollo: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento
  • Corporatura: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento
  • Emblema: Attività sportiva intensa/Costituzione fisica del corpo umano/Tassa/Simbolo/Raggiungibile/Reddito derivante dalla proprietà di un bene/Spostamento

 

 

Il linguaggio dello sport

Già in questo primo video che ti abbiamo proposto ti sarai accorto che la lingua del ciclismo è una lingua “speciale”. Come tutti i linguaggi “settoriali” (cioè, utilizzati da gruppi sociali o professionali), il “linguaggio sportivo” è fatto di “tecnicismi” (termini specifici di un determinato campo di attività o conoscenza) e di molti forestierismi (parole straniere che vengono “importate” con lo stesso sport: dall’inglese, ad esempio, per il calcio, la pallacanestro, ecc.).

 

Oltre a questi aspetti comuni a tutti i linguaggi settoriali, il linguaggio sportivo ha una forte tendenza ad un uso espressivo della lingua. L’espressività linguistica è ottenuta attraverso:

 

a. Usi figurati del linguaggio.

b. Metafore.

c. Neologismi (“parole nuove”).

d. Alterati (diminutivi, accrescitivi, ecc.).

e. Ricorso a epiteti (“aggettivi”) fissi o a soprannomi.

 

Riascolta il brano e presta attenzione a questi aspetti della lingua.

 

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Titolo: Festa di maggio: il Giro per le strade d'Italia - Gli anni dei pionieri

Programma: La storia siamo noi

Emittente: Rai Tre

Data: 06/05/2008

Per gentile concessione di Rai Teche.

Una lingua sgrammaticata?

La Gazzetta dello sportSe hai ascoltato con attenzione il video ti sarai accorto che l’italiano del documentario presenta tutti i tratti che caratterizzano il “linguaggio dello sport”.

 

1. Tecnicismi. Tra i tecnicismi tipici del ciclismo ci sono “volata” e “fuga”. La prima è lo scatto che un ciclista compie in prossimità del traguardo per staccarsi dal gruppo. La seconda indica invece la progressiva accelerazione che un ciclista fa per staccarsi dal gruppo molto prima del traguardo. Vince in volata il “velocista”, colui cioè che è molto veloce, ma non ha sufficiente resistenza; “Arriva in fuga al traguardo” il “passista”, cioè il ciclista capace di tenere un’andatura veloce per molti chilometri, ma che sa che in “volata” verrebbe battuto dai concorrenti più veloci di lui. Altri tecnicismi che potresti incontrare in una cronaca ciclistica, sono: “scalatore”, cioè un ciclista forte in salita; “discesista”, un ciclista specializzato nella discesa; “gregario”, un ciclista che ha il compito di precedere il capitano della sua squadra e aiutarlo a vincere.

 

2. Espressività. Hai fatto caso a come viene definito Costante Girardengo? Il “campionissimo”. Dal punto di vista morfologico “campionissimo” è un errore, dato che si tratta di un sostantivo cui viene applicato un suffisso alterativo aggettivale. Dal punto di vista della comunicazione, però, il termine è molto efficace, fortemente espressivo.

 

3. Soprannomi. Proprio la ricerca dell’espressività, poi, spiega il ricorso a soprannomi: nel caso di Girardengo “l’omino di Novi”. Coppi, un altro grande ciclista del passato, verrà chiamato “l’Airone”, per le sue lunghe gambe; Marco Pantani “il Pirata”, per il fazzoletto di stoffa (“la bandana”) con cui si copriva la testa.

 

4. Slogan. Anche il ricorso a slogan o a frasi ad effetto è tipico del linguaggio sportivo. Così Girardengo rappresenta il detto “volere è potere”.

 

5. Traslati e metafore. L’espressione “Giganti della strada” è, ad esempio, una metafora: i ciclisti infatti sono forti come dei giganti che percorrono le strade di montagna. Lo speaker parla, poi, di duelli e sfidanti («Ma con il primo grande campione del ciclismo arrivano anche i primi sfidanti e con loro i duelli sulle montagne…»): un lessico che deriva dalla scherma e che viene “traslato” (trasportato) al ciclismo.

Credo che…

Luigi Ganna nel 1914

Qui sotto ti riportiamo alcune frasi del video che hai appena visto; leggile con attenzione:

 

1. "Credo sinceramente che venga da questa bontà il fascino del ciclismo".

2. "Conoscono tutti che cosa significa un cavalcavia, che significa uno sforzo in più!"

3. "Perché sai che cos’è!"

4. "Immagini che cosa possa essere!"

 

Le quattro frasi che hai appena letto sono, dal punto di vista argomentale, identiche. Esse infatti sono costruite con un verbo che indica un pensiero o un’opinione che è espresso attraverso una proposizione con funzione di “oggetto”; queste frasi prendono il nome di “proposizione oggettive”.

 

Le proposizioni oggettive, come le proposizioni soggettive, completano la frase, si dicono pertanto proposizioni completive (dirette e indirette).

 

Le completive oggettive possono svolgere la funzione di complemento oggetto in presenza di verbi:

 

 

o in dipendenza di alcune espressioni che hanno lo stesso significato: avere voglia/timore/desiderio/idea/sospetto, ecc.

Credo che…/di…

Alfredo Binda, uno dei campioni del ciclismo del passato, che beve durante una sosta a Marsiglia

Le completive che compongono le frasi riportate nella pagina precedente sono tutte di forma esplicita; esse, cioè, sono formate da un verbo al congiuntivo (che è appunto un modo “finito”) introdotto da “che” (io credo che venga…) o all’indicativo (per i diversi usi del congiuntivo e dell’indicativo vai al percorso La canzone italiana dagli anni Settanta agli anni Novanta).

 

Esse potrebbero anche presentarsi in forma implicita, cioè con il verbo all’infinito semplice o preceduto da di. Un verbo di forma implicita, però, non esprime il soggetto, esso pertanto deve essere identificabile attraverso altri elementi della frase. Come vedrai fra poco, una completiva oggettiva di forma implicita si può avere solo se il suo soggetto coincide o con quello della proposizione centrale oppure con un suo argomento. Nelle frasi seguenti il soggetto delle oggettive coincide con quella della frase centrale.

 

Completiva oggettiva esplicitaCompletiva oggettiva implicita
Credo che uscirò più tardiCredo di uscire più tardi
Temo che sarò stanco dopo il giro in biciclettaTemo di essere stanco dopo il giro in bicicletta
Mi ha raccontato che è andato a Roma in biciclettaMi ha raccontato di essere andato a Roma in bicicletta

 

Come hai potuto notare, in questi esempi in cui tra la principale e l’oggettiva c’è una relazione di contemporaneità, nel passaggio dalla forma esplicita a quella implicita cambia solo la forma del verbo: che usciròdi uscire; che saròdi essere; che è andatodi essere andato.

Credo che (io)…

Il cambio “Campagnolo” rivoluzionò il mondo del ciclismo

Quando il soggetto della completiva oggettiva esplicita coincide con quello della frase centrale viene sottointeso:

 

Credo che uscirò più tardi e non Credo che io uscirò più tardi.

 

Se però si vuole dare risalto al soggetto, allora questo viene esplicitato:

 

Credo che io uscirò più tardi = proprio io, non un’altra persona

 

Mi hai raccontato che tu sei andato a Roma in bicicletta e Giovanni ha preso il treno = proprio tu, non Giovanni.

Esercizi

Il cambio Campagnolo nel 1946

Prova a convertire le seguenti completive da esplicite in implicite:

EsplicitaImplicita
Credo che seguirò la tappa del Giro in TVCredo parola la tappa del Giro in TV
Contador pensava che avrebbe vinto il Tour de FranceContador pensava parola il Tour de France
I ciclisti aspettavano che iniziassero la salita per scattareI ciclisti aspettavano parola la salita per scattare
Il fuggitivo temeva che sarebbe stato raggiunto dal gruppoIl fuggitivo temeva parola raggiunto dal gruppo

 

Io credo che tu…

Nelle completive oggettive degli esercizi che hai appena svolto, il soggetto coincideva con quello della proposizione principale. Non sempre è così. Nella frase Io credo che Contador vincerà il Giro, ad esempio, il soggetto della principale (io) e quello dell’oggettiva (Contador) sono diversi. Se il soggetto della principale non coincide con quello dell’oggettiva (come in a2 e b2), si possono avere due casi:

 

a) se il verbo centrale è bivalente (credere, immaginare, pensare, ecc.) l’oggettiva può presentarsi solo nella forma esplicita:

 

 EsplicitaImplicita
1Immagino che pedalo in montagnaImmagino di pedalare in montagna
2Immagino che tu pedali in montagna____________

 

b) se invece è trivalente (chiedere, promettere, raccontare, ecc.):

 

 

 EsplicitaImplicita
1Io chiedo a Maria che mi presti la biciclettaIo chiedo a Maria di prestarmi la bicicletta
2Io ho raccontato a Marco che tu sei uscito in bici_____________

 

1. In b1, infatti, il verbo chiedere, trivalente, ha bisogno:

 

2. Nella frase b2, invece, il verbo raccontare, sempre trivalente, ha bisogno:

 

Per approfondimenti: scheda sul modello valenziale

Esercizi

Nelle seguenti frasi la proposizione principale presenta un verbo bivalente. Indica se le rispettive completive possono essere volte anche in forma implicita:

1. Credo che tu abbia forato.

2. Immagino che tu possa cadere.

3. Immagino che vinco la gara in volata.

4. Penso che non uscirò in bici se pioverà.

5. Avrei preferito che il telaio fosse in carbonio.

6. Avrei preferito che io fossi presente all’arrivo.

Anche il prossimo elenco presenta una serie di frasi in cui la principale è un verbo bivalente e la completiva è espressa in forma esplicita: in alcuni casi è possibile volgerla in forma implicita, in altri no; prova a completare l’esercizio e lascia in bianco solo le frasi che non possono essere trasformate in implicite.

Credo che io sia troppo stanco per uscireCredo parola troppo stanco per uscire.
Credo che tu sia troppo stanco per uscire.Credo parola troppo stanco per uscire.
Dubito che riuscirò a fare il tuo stesso tempo su quella salita.Dubito parola a fare il tuo stesso tempo su quella salita.
Dubito che riuscirai a fare il mio stesso tempo su quella salita.Dubito parola a fare il mio stesso tempo su quella salita.
Mi rallegro che tu sia arrivato primo.Mi rallegro parola primo.
Speravo che io ti battessi.Speravo parola.
Prevedo che mi batterai.Prevedo parola.

Nel prossimo elenco, invece, i verbi della principale sono trivalenti: è possibile volgere in forma implicita le rispettive completive?

1. Girardengo dichiarò ai giornalisti che avrebbe mollato il ciclismo.

2. Girardengo dichiarò ai giornalisti che Pollastri era un suo amico d’infanzia.

3. Girardengo dichiarò ai giornalisti che non li sopportava più.

4. Il bambino chiese a Girardengo che gli firmasse un autografo.

5. Santi chiese a Girardengo che gli prestasse la bici.

6. Il poliziotto ordinò a Santi che mettesse le mani dietro la schiena.

7. Il capitano ordinò alla sua squadra che lo aspettasse.

Anche nel seguente elenco la frase principale è retta da un verbo trivalente che introduce una completiva esplicita. Alcune di queste possono essere trasformate in completive implicite, altre no; tralascia queste e completa quelle:

Carlo mi ha chiesto che gli prestassi la bicicletta.Carlo mi ha chiesto parola la bicicletta.
Carlo gli ha chiesto che gli prestasse la bicicletta.Carlo gli ha chiesto parola la bicicletta.
Carlo gli ha chiesto che io gli prestassi la bicicletta.Carlo gli ha chiesto parola la bicicletta.
Giovanni mi ha raccontato che sei uscito in bici.Giovanni mi ha raccontato parola in bici.
Giovanni mi ha raccontato che è uscito in bici.Giovanni mi ha raccontato parola in bici.
Giovanni gli ha raccontato che sei uscito in bici.Giovanni gli ha raccontato parola in bici.
Maria mi ha promesso che avremmo riparato insieme la bicicletta.Maria mi ha promesso parola insieme la bicicletta.
Maria gli ha promesso che gli avresti riparato la bicicletta.Maria gli ha promesso parola insieme la bicicletta.
Maria mi ha promesso che avrebbe riparato la bicicletta.Maria mi ha promesso parola la bicicletta.

Il Giro d’Italia: dal '48 a Pantani

Nel prossimo video scoprirai alcuni episodi del ciclismo italiano più recente. Una prima parte è dedicata al dualismo (cioè al contrasto, alla rivalità) tra due grandi campioni che divisero l’Italia del secondo dopoguerra: Gino Bartali, detto “il Toscanaccio” dalla regione in cui era nato, la Toscana; e Fausto Coppi. Il ciclismo del Secondo dopoguerra vive le tensioni di tutto il paese: dapprima, nel 1948, il referendum per stabilire la forma politica da dare all’Italia (repubblica o monarchia); poi, quando l’Italia era in mano alla Democrazia Cristiana e al suo segretario, Alcide De Gasperi, il tentato omicidio a Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano (PCI o semplicemente PC). In un secondo spezzone scoprirai il ciclismo degli ultimi decenni, di cui spesso il doping è protagonista: vittima eccellente di questa stagione di esasperato agonismo è stato l’ultimo campione del ciclismo italiano, Marco Pantani.

 

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Titolo: Festa di maggio: il Giro per le strade d'Italia - Ma dove vai Italia in bicicletta?

Programma: La storia siamo noi

Emittente: Rai Tre

Data: 07/05/2008

Per gentile concessione di Rai Teche.

Esercizi

Quale fu il fenomeno che rese impopolare il ciclismo italiano degli anni Sessanta-Ottanta?

  • Le scommesse clandestine.
  • La mancanza di grandi sponsor.
  • Il doping.

Marco Pantani fu:

  • Un grande passista.
  • Uno scalatore.
  • Un velocista.

Chi vinse la tappa del Santuario di Oropa al Giro d’Italia?

  • Gilbert.
  • Coppi.
  • Pantani.

Esercizi

Associa ad ogni parola la sua definizione:

  • Corrispondente: Fazzoletto colorato con il quale ci si copre la testa/Atto violento contro qualcuno o qualcosa/Culmine, apice/Previsione del futuro/Nel linguaggio giornalistico, un inviato speciale per seguire un evento
  • Attentato: Fazzoletto colorato con il quale ci si copre la testa/Atto violento contro qualcuno o qualcosa/Culmine, apice/Previsione del futuro/Nel linguaggio giornalistico, un inviato speciale per seguire un evento
  • Bandana: Fazzoletto colorato con il quale ci si copre la testa/Atto violento contro qualcuno o qualcosa/Culmine, apice/Previsione del futuro/Nel linguaggio giornalistico, un inviato speciale per seguire un evento
  • Auge: Fazzoletto colorato con il quale ci si copre la testa/Atto violento contro qualcuno o qualcosa/Culmine, apice/Previsione del futuro/Nel linguaggio giornalistico, un inviato speciale per seguire un evento
  • Presagio: Fazzoletto colorato con il quale ci si copre la testa/Atto violento contro qualcuno o qualcosa/Culmine, apice/Previsione del futuro/Nel linguaggio giornalistico, un inviato speciale per seguire un evento

Nel video che hai appena ascoltato, lo speaker, per descrivere il clima che accompagna il ciclismo agonistico degli anni Settanta, usa una frase molto espressiva: «sulle corse si addensano nubi». Che cosa vuol dire?

  • C’è cattivo tempo.
  • Si crea una situazione che fa sospettare l’arrivo di momenti difficili.
  • Sul ciclismo si abbatte lo scandalo doping.

Gianni Mura riferisce di una intervista a Marco Pantani, in cui gli avrebbe chiesto perché affrontasse ogni salita con il massimo sforzo e non si limitasse a «gestire la corsa». L’espressione è uno dei tanti tecnicismi delle tattiche ciclistiche. Che cosa vuol dire esattamente?

  • Amministrare bene le proprie forze, mantenendo il vantaggio, senza impegnarsi al massimo.
  • Far lavorare bene la propria squadra, in modo da arrivare per primi al traguardo.
  • Rimanere in gruppo il più a lungo possibile, per risparmiare energie.

Oggettive sì, ma indirette

La casa dove nacque Gino Bartali, in provincia di FirenzeNel 1946 Fausto Coppi vince la Milano-Sanremo, una gara storica, dando quattordici minuti di distacco a Bartali. Bartali spiegò che solo così riuscì ad ottenere dalla sua squadra, la Legnano, uno stipendio più alto: aveva minacciato di vendere tutte le corse.

 

Osserva, questa frase: "Bartali aveva minacciato di vendere tutte le corse". Il verbo minacciare è un verbo trivalente che si costruisce con: 1. un argomento soggetto, 2. un argomento oggetto che indica la persona che si minaccia; 3. un argomento oggetto indiretto che indica “di cosa si minaccia”. Il terzo argomento può essere rappresentato da una proposizione completiva oggettiva indiretta.

 

Anche assicurare nel significato di “rendere certo qualcuno riguardo qualcosa” è un verbo trivalente che si comporta esattamente come minacciare e, come minacciare, può avere al posto dell’argomento oggetto indiretto una completiva oggettiva indiretta.

 

Si comportano come minacciare una serie di verbi:

 

1. Verbi bivalenti pronominali (abituarsi, pentirsi, ricordarsi, dimenticarsi, vergognarsi, ecc.);

2. Verbi bivalenti che reggono un secondo argomento indiretto (tendere, mirare, aspirare, ecc.);

3. Verbi trivalenti che indicano un obbligo imposto a qualcuno (obbligare, costringere, ecc.).

 

Ad esempio:

 

1a. Mi sono abituato ad uscire in bicicletta tutti i giorni.

1b. Mi pento di essere uscita in bicicletta con la pioggia.

1c. Ho dimenticato di gonfiare le gomme della bicicletta.

1d. Mi vergogno di essere arrivata ultima.

 

2a. Quel ciclista aspirava ad arrivare primo.

2b. Quel ciclista mirava a salire sul podio.

2c. Quel ciclista tendeva a restare indietro rispetto al gruppo.

 

3a. La salita obbligò tutti a rallentare.

3b. Il giudice costrinse i ciclisti a rispettare l’ordine di partenza.

 

Tutti questi verbi reggono prevalentemente oggettive di forma implicita. Alcuni verbi del primo gruppo, che non possono che riferirsi al soggetto, reggono necessariamente oggettive il cui soggetto coincide con quello della principale e dunque necessariamente di forma implicita. I verbi del secondo gruppo, però, in uno stile elevato, possono anche reggere un’oggettiva introdotta da “a che” con un verbo al congiuntivo, soprattutto quando il soggetto dell’oggettiva è diverso da quello della principale:

es.

2b. Quel ciclista mirava a che il rivale si ritirasse.

Esercizi

Le completive oggettive indirette svolgono la funzione di un complemento oggetto indiretto. Questo può essere espresso, infatti, o da un nome o da una proposizione oggettiva. Prova a trasformare le seguenti espressioni nominali in completive oggettive indirette.

Mi impegno al rispetto delle regole sportiveMi impegno a rispettare le regole sportive
Mi sono dimenticato del controllo dei freniMi sono dimenticato parola i freni
Aspirava alla conquista del primo postoAspirava parola il primo posto
La pioggia ha costretto i ciclisti all’abbandono della corsaLa pioggia ha costretto i ciclisti parola la corsa
L’allenamento abitua il corpo al mantenimento della prestazione atleticaL’allenamento abitua il corpo parola la prestazione atletica

Con questa bicicletta Francesco Moser stabilì il record dell’ora nel 1984

Congiuntivo o indicativo?

Una scena del film "Ladri di biciclette"

Una scena del film "Ladri di biciclette" [La bicicletta nel secondo dopoguerra non era soltanto un mezzo sportivo, essa era il principale mezzo di trasporto e spesso una fonte di guadagno. Il film di Vittorio De Sica del 1948, Ladri di biciclette, un capolavoro del Neorealismo cinematografico, racconta la drammatica di un uomo cui hanno rubato la bicicletta e i suoi sforzi per recuperarla. Il film è un affresco storico della Roma di quegli anni]

Nel video che hai appena visto, Mario Berti, un appassionato di ciclismo, afferma, riferendosi a Marco Pantani: «Credo che lui, negli anni che è stato in auge, ha fatto delle cose memorabili». Berti utilizza, in un italiano standard, per indicare in cosa crede l’indicativo (ha fatto) al posto del congiuntivo che ci aspetteremmo (abbia fatto). Per scoprire gli altri casi in cui l’indicativo può essere usato al posto del congiuntivo vai al percorso La canzone italiana dagli anni Settanta agli anni Novanta.

Tempi e modi verbali – anteriorità

Il monumento a Marco Pantani a CesenaticoIl monumento a Marco Pantani a Cesenatico [Marco Pantani è stato l’ultimo mito del ciclismo italiano. La sua morte per arresto cardiaco causato da un mix di stupefacenti, nel 2004, a soli 34 anni, ha contribuito a mantenere viva la sua fama. A Cesenatico, dove è sepolto, è stato eretto il monumento commemorativo che puoi vedere qui sopra. Decine, poi, le canzoni a lui dedicate, tra cui: Litfiba, “Prendi in mano i tuoi anni” (1999); Genio & Pierrot, “Zal” (2004); Riccardo Maffoni, “Uomo in fuga” (2004); Francesco Baccini, “In fuga” (2005); Claudio Lolli, “Le rose di Pantani” (2006); Nomadi, “L’ultima salita” (2006); Stadio, “E mi alzo sui pedali” (2007); Antonello Venditti, “Dalla pelle al cuore” (2007); Les Wampas, “Rimini”; Francesco Bejor, “Dove osano i pirati” (2008).]

Adesso proviamo a lavorare sul rapporto temporale tra la proposizione principale e la completiva oggettiva al congiuntivo. Prima, però, se non ricordi i tempi del congiuntivo vai al percorso La canzone italiana dagli anni Settanta agli anni Novanta.

 

Osserva dal punto di vista temporale, adesso, la frase pronunciata da Berti:

 

a. Berti crede (adesso) che Pantani abbia fatto (in passato) delle cose memorabili.

 

Tra la proposizione principale al presente (Berti crede) e la completiva oggettiva (che Pantani abbia fatto delle cose memorabili) c’è un rapporto di anteriorità, cioè la principale rappresenta un evento anteriore rispetto alla oggettiva (sull’asse temporale la principale è più vicina a chi ascolta):

tempo_1

 

Il rapporto di anteriorità può aversi anche quando la principale rappresenta un evento passato:

 

b. Berti credeva (in passato) che Pantani avesse fatto (in passato rispetto alla principale) delle cose memorabili

tempo_2

Contemporaneità

Se invece ci fosse stato un rapporto di contemporaneità, questa sarebbe potuta essere nel presente:

 

a. Berti crede (adesso) che Pantani faccia (adesso) delle cose memorabili.

tempo_3

 

O nel passato:

 

b. Berti credeva (in passato) che Pantani facesse (in passato) delle cose memorabili.

tempo_4

Posteriorità

Infine tra la proposizione principale e l’oggettiva può esserci anche un rapporto di posteriorità, in cui la principale può essere al presente o al passato:

 

a. Berti crede (nel presente) che Pantani farà (in futuro) delle cose memorabili

tempo_5

 

b. Berti credeva (in passato) che Pantani avrebbe fatto delle cose memorabili (in futuro)

tempo_6

 

Come avrai notato, mancando il congiuntivo di futuro, se l’oggettiva si proietta nel futuro rispetto alla principale, si utilizza l’indicativo futuro (credefarà). Allo stesso modo, e come sempre in italiano, se il futuro dell’oggettiva è comunque nel passato, allora si utilizza il condizionale passato.

Ricapitoliamo

Ecco una rappresentazione sinottica dei rapporti temporali che possono esistere tra proposizione principale e proposizione oggettiva e i rispettivi tempi e modi verbali.

riassunto

Altre oggettive

Maratona ciclistica sulle Dolomiti

Maratona ciclistica sulle Dolomiti [Il ciclismo amatoriale, cioè quello non professionistico, è uno sport molto diffuso oggi in Italia. Esso è anche un forte richiamo turistico: ogni anno, sulle Alpi, sull’Appennino e in molte regioni d’Italia si svolgono decine di manifestazioni sportive che richiamano atleti da tutto il mondo.]

Le completive oggettive sono molto frequenti nella lingua italiana.

 

Finora hai imparato a riconoscere le completive oggettive dirette e indirette, sia in forma esplicita che in forma implicita. Anche i verbi composti seguiti da di/a + infinito reggono delle completive oggettive. Ad esempio:

 

i verbi modali (volere, potere, ecc.),

i verbi aspettuali (iniziare, smettere, ecc.),

i verbi che indicano percezione (vedere, sentire, ecc.),

i verbi causativi (lasciare, causare, ecc.).

 

Le proposizioni oggettive, poi, possono essere rette da nomi o aggettivi che esprimono 1. un fatto, 2. una condizione o 3. un timore (sottolineati i nomi che reggono l’oggettiva in corsivo):

 

1. Mi meraviglio del fatto che tu non abbia vinto.

2. Vengo in bici con te a condizione che vai piano.

3. Ho il timore di non arrivare al traguardo.

 

Proposizioni oggettive, poi, sono: 4. tutte le proposizioni interrogative (vedi il percorso A teatro con Giorgio Strehler) 5. le proposizioni che esprimono il discorso altrui in forma diretta o indiretta (vedi il percorso A teatro con Giorgio Strehler):

 

4. Mi ha chiesto se volevo una sella nuova.

5. Gli ho risposto: «Vorrei una bici nuova». 

 

Per approfondimenti: scheda sulle frasi completive oggettive che dipendono da verbi di percezione/verbi causativi/nomi o aggettivi.