Considerato forse il più rivoluzionario degli stilisti italiani, nel 1968 Albini presentò nella Sala Bianca di Palazzo Pitti cinque collezioni per cinque diversi marchi e alla fine degli anni ’60 diede vita con Luciano Papini a un proprio marchio, Misterfox. Albini ha aperto la strada al grande successo del prêt-à -porter italiano ed a incoronarne Milano la capitale italiana. Caratteristico del prêt-à -porter milanese è il rapporto stretto tra lo stilista e l’azienda tessile. La figura dello stilista non è paragonabile né a un couturier, né a un dirigente d’azienda: è un progettista che, oltre a competenze sartoriali, è in grado di gestire e comprendere l'intero processo produttivo del capo di abbigliamento, coordinando specializzazioni molto diverse tra di loro, cioè un vero Design della moda. Le collezioni create da Albini per le aziende produttrici erano precedute da un intenso studio e accompagnata da modifiche delle macchine e dei tessuti in funzione dei progetti stilistici. Albini, dotato di solide radici culturali (i suoi riferimenti furono Chanel, Poiret, Klimt, l’Oriente, ma soprattutto il Decò), era un abile disegnatore, ma non gli fu indispensabile: uno stilista è deputato soprattutto a vendere intuizioni, ad anticipare orientamenti di vita facendoli interpretare da abiti o accessori. Lo stilista può fare la fortuna di un’azienda se gli riesce di interpretare lo spirito del tempo, anzi del momento, precorrendolo: Walter Albini fu un coraggioso innovatore, e per questo non del tutto compreso dai suoi contemporanei soprattutto connazionali, ma la sua genialità non fu misconosciuta e fu lui, inquieto sperimentatore, a rompere con le “sue” aziende, ad andare “oltre”. A bloccare la sua vitalità creativa fu la vita stessa, che lo abbandonò a soli 42 anni.
Fonte dell'immagine: dressspace.com