Il modo condizionale non è limitato alla funzione di futuro nel passato. Esso è, più in generale, il modo con cui si esprime un’azione “condizionata” da qualcos’altro.
- In questa accezione, il condizionale è usato per esprimere un fatto la cui realizzazione dipende da un altro fatto:
Se il biglietto d’aereo non costasse così tanto, verrei in Italia tutti gli anni.
In questa frase, la venuta in Italia è condizionata dal costo del biglietto aereo. Questa relazione si esprime, solitamente, con il condizionale: verrei (per questa struttura sintattica, detta periodo ipotetico, vai al percorso L’Italia: un patrimonio mondiale)
- Esso è utilizzato anche per esprimere il desiderio di qualcosa: «Verrei volentieri in Italia» = ho piacere di venire.
- O per esprimere un’incertezza, un dubbio: «Credo che impareresti l’italiano velocemente» = lo credo, ma non ne sono sicuro.
Molto simile a questo uso, è quello detto di “dissociazione”, cioè il condizionale usato per riportare un’informazione dalla quale chi parla prende le distanze, o in quanto non può garantirne la verità o perché non la ritiene veritiera. Questo tipo di condizionale è molto frequente nel linguaggio giornalistico: «Il governo starebbe esaminando alcune misure per contrastare l’immigrazione clandestina».
- Infine, è molto usato come modo di cortesia. Entrando in un bar e rivolgendosi al barista, ad esempio, è preferibile all’indicativo: «Vorrei un caffè espresso» è più gentile di «Voglio un caffè espresso». Questo condizionale di cortesia (o di modestia) è spesso usato anche nelle risposte negative ad un invito: «Mangia qualcosa? – Veramente, avrei già mangiato». A volte lo si trova nelle inserzioni giornalistiche, come ad esempio nelle rubriche di annunci matrimoniali o di lavoro: «Giovane donna, di buona cultura, italiana ma residente a Sidney, sposerebbe italiano disposto a trasferirsi in Australia e ad occuparsi dell’azienda familiare».