Dalla seconda metà degli anni settanta, complice l'avvento della televisione commerciale, il settore cinematografico ha vissuto una marcata crisi di pubblico che ha influito anche sulle proprie capacità produttive. Una tendenza, in particolare, è riuscita a ridare ossigeno al cinema italiano, riportando gli spettatori nelle sale: gli autori-attori (spesso provenienti dal cabaret, ma anche dalla stessa tv) che soprattutto negli anni ottanta e novanta hanno segnato una nuova fase della commedia italiana, caratterizzata dal ridimensionamento dei mezzi, ma anche dalla capacità di generare film di grande popolarità . In particolare, Massimo Troisi, Roberto Benigni, Carlo Verdone, Leonardo Pieraccioni e il trio Aldo, Giovanni e Giacomo (allo stesso tempo autori, registi e interpreti dei propri film) hanno rinverdito il genere e firmato pellicole, con forti tratti linguistici regionali, capaci di battere più volte al botteghino le maggiori produzioni internazionali.
La tradizione partenopea trova in Troisi uno dei suoi attori più popolari: dopo gli anni nel gruppo cabarettistico "La smorfia", debutta alla regia con "Ricomincio da tre" (1981), film campione di incassi in un periodo difficile per il cinema italiano, si conferma poi con "Non ci resta che piangere" (1984), dove insieme a Benigni dà vita a un efficace connubio tra comicità napoletana e toscana, e commuove con la sua ultima interpretazione in "Il postino" (1994) di M. Radford. Il toscano Benigni si afferma come il più celebre in assoluto tra gli attori-registi, con film come "Il piccolo diavolo" (1988), "Johnny Stecchino" (1991), "Il mostro" (1994), e soprattutto "La vita è bella" (1997), trionfo internazionale, premiato con tre Oscar: miglior film straniero, migliori musiche (Nicola Piovani) e miglior attore (per la prima volta assegnato a un interprete maschile italiano). Anche sull'onda del successo travolgente di Benigni, il cinema toscano vive un periodo decisamente fortunato, in particolare con "Il ciclone" (1996) di Leonardo Pieraccioni, record d'incassi della stagione 1996-97. La comicità romana, invece, trova il suo autore più rappresentativo in Carlo Verdone, erede del talento comico-satirico di Alberto Sordi, dotato di una notevole capacità di tipizzazione degli italiani ("Bianco, rosso e Verdone", 1981; "Compagni di scuola", 1988; "Viaggi di nozze", 1995), mentre il trio milanese di Aldo, Giovanni e Giacomo ("Tre uomini e una gamba", 1997; "Così è la vita", 1998; "Chiedimi se sono felice", 2001; tutti co-diretti da Massimo Venier) fa registrare i maggiori incassi, cinepanettoni a parte, a cavallo del nuovo millennio.
Più lontano dal cinema commerciale, già a partire dalla seconda metà degli anni settanta, spicca tra gli autori-attori Nanni Moretti, probabilmente l'unico cineasta italiano ad avere il controllo totale sulle proprie produzioni. Con uno stile innovativo e un linguaggio scarno e personale, racconta il mondo giovanile, tra disincanto politico e rifiuto dell'omologazione, in pellicole intrise di autobiografismo ("Io sono un autarchico", 1977; "Ecce bombo", 1978; "La messa è finita", 1985; "Caro diario", 1993; "Aprile", 1994), in cui riesce a convogliare un personale codice umoristico surreale e dolente, per poi spiazzare il pubblico e ottenere consensi internazionali con il drammatico "La stanza del figlio" (2001, Palma d'oro a Cannes), un film sulla caducità della vita e l'elaborazione del lutto.
Tra i registi "puri" che si sono affermati dagli anni ottanta in poi emergono, invece, Giuseppe Tornatore ("Nuovo cinema Paradiso", 1987, premio Oscar come miglior film straniero; "La sconosciuta", 2006), Gabriele Salvatores ("Mediterraneo", 1991, premio Oscar come miglior film straniero; "Nirvana", 1997; "Io non ho paura", 2003), Gianni Amelio ("Il ladro di bambini", 1992; "Lamerica", 1994; "Così ridevano", 1998), Marco Tullio Giordana ("I cento passi", 2000; "La meglio gioventù", 2003), Silvio Soldini ("Pane e tulipani", 2000), l'italo-turco Ferzan Özpetek ("Le fate ignoranti", 2001; "La finestra di fronte", 2003; "Saturno contro", 2008), Emanuele Crialese ("Respiro", 2002; "Nuovomondo", 2006), Paolo Sorrentino ("Le conseguenze dell'amore", 2004; "Il divo", 2008), Matteo Garrone ("Gomorra", 2008) e Giorgio Diritti ("L'uomo che verrà , 2009).