Sul tema del tempo che fugge via portando con sé bellezza e gioventù, Lorenzo il Magnifico scrisse anche questa ballata
Chi tempo aspetta, assai tempo si strugge
e 'l tempo non aspetta, ma via fugge.
La bella gioventù già mai non torna,
né 'l tempo perso già mai riede indrieto,
però chi ha 'l bel tempo e pur soggiorna,
non arà mai al mondo tempo lieto;
ma l'animo gentile e ben discreto
dispensa il tempo, mentre che via fugge.
Oh quante cose in gioventù si prezza!
Quanto son belli i fiori in primavera!
Ma, quando vien la disutil vecchiezza
e che altro che mal più non si spera,
conosce il perso dì quando è già sera
quel che 'l tempo aspettando pur si strugge.
Io credo che non sia maggior dolore
che del tempo perduto a sua cagione:
questo è quel mal che affligge e passa il core,
questo è quel mal che si piange a ragione;
questo a ciascun debbe essere uno sprone
di usare il tempo ben, che vola e fugge.
Però, donne gentil, giovani adorni,
che vi state a cantare in questo loco,
spendete lietamente i vostri giorni,
ché giovinezza passa a poco a poco:
io ve ne priego per quel dolce foco
che ciascun cor gentile incende e strugge.
Il testo si trova in Opere, a cura di M. Martelli, Torino, Caula 1965.