Che bambola! (L. Chiosso - F. Buscaglione), 1956

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    Fred Buscaglione (1921-60) sulla copertina del "Radiocorriere TV" n. 29 del 1959

    «(Ciuffo e baffetti alla Clark Gable, sigaro, abito a righe, bretelle, gilet damascato, cappellone alla Cab Colloway in principio, poi un più elegante cappello con l’ala abbassata sulla fronte); e ancora la voce atipica, apparentemente sporcata dal whisky, il canto “recitato”, che sa interpretare e valorizzare la parola, ma al tempo stesso è puntualissimo nei tempi, nei ritmi, nello swing» (Deregibus 2006, pp. 78-79): questo il ritratto di Fred Buscaglione (1921-1960), ironica (e autoironica) rappresentazione del “duro” da romanzo hard boiled.

    Finirà come un personaggio delle sue canzoni, schiantandosi contro un camion con la sua Thunderbird rosa confetto in un’alba romana livida. In tempi di canzonette d’evasione, i testi cuciti addosso a lui dal suo fedele amico e paroliere Leo Chiosso fanno capire che i tempi stanno ormai cambiando.
    L’uso della rima baciata crea delle collisioni di sapore ironico (trentatré/ centotré; lamé/ me), e anche l’apocope in clausola ha un risultato beffardo (occasion/ straccion/ lampion/ limon); il lessico è quello delle traduzioni dei Gialli Mondadori (mammifero, che sventola), il tutto affidato ad una capacità interpretativa teatrale di grande divertimento.

    Un precorritore, il compianto Fred (si pensi che in quell’anno a Sanremo le prime tre classificate sono Aprite le finestre, Amami se vuoi e La vita è un paradiso di bugie), la cui lezione troverà echi in personaggi come Celentano, Jannacci, Conte.
     

    Mi trovavo per la strada circa all’una e trentatré,
    L’altra notte mentre uscivo dal mio solito caffè,
    quando incontro un bel mammifero modello “centotré”

    fischio
    CHE BAMBOLA!

    riempiva un bel vestito di magnifico lamé,
    era un cumulo di curve come al mondo non ce n’è,
    che spettacolo, le gambe, un portento, credi a me,

    fischio
    CHE BAMBOLA!

    Ehi, ehi, ehi,
    le grido, piccola, dai, dai, dai, non far la stupida,
    sai, sai, sai, io son volubile,
    se non mi baci subito tu perdi una occasion.

    Lei si volta, poi mi squadra come fossi uno straccion,
    poi si mette bene in guardia come Rocky, il gran campion,
    finta il destro e di sinistro lei m’incolla ad un lampion.

    fischio
    CHE SVENTOLA...!


    Lorenzo Coveri
    [Da: Italia linguistica: gli ultimi 150 anni, nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, a cura di Elisabetta Benucci e Raffaella Setti, Firenze, Le Lettere, 2011, p. 80].

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