La poesia Di luglio, scritta nel 1931, è contenuta in Fine di Crono, una sezione del Sentimento del tempo, e racconta l’implacabile estate romana, simbolo del tempo che tutto sgretola e consuma. Come il tempo, l’estate (nominata esplicitamente solo nella seconda strofa, verso 8) strugge, beve, macina, acceca; è una creatura violenta (furia implacabile) dallo sguardo ardente che si avventa su ogni cosa (si butta) e riduce in calcina (occhi calcinati) quello che tocca, spogliando la terra fino a mostrarne lo scheletro.
DI LUGLIO
Quando su ci si butta lei,
Si fa d'un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s'ostina, è l'implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l'estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.