"Ernesto": il romanzo di Saba

    Letteratura e teatro

    Ernesto è l'unico romanzo di Saba. Inizia scriverlo con grande passione nel 1953, mentre si trova a Roma, ricoverato in una clinica a causa dei suoi disturbi nervosi; ma ben presto l'ispirazione viene a mancare e il romanzo rimane incompiuto. Verrà pubblicato dopo la sua morte (1975) suscitando grandi polemiche per il tema che affronta: l'esperienza omosessuale di un ragazzo di sedici anni, nel quale è impossibile non riconoscere Saba.

     

    Il romanzo, ambientato a Trieste verso la fine dell'Ottocento, è suddiviso in cinque episodi che corrispondono alle varie tappe della vita del ragazzo, al suo percorso di crescita e di formazione.

     

    Saba affronta situazioni dure e scabrose con grande delicatezza e descrive Ernesto come un ragazzo curioso, semplice e pulito, che si rapporta alla vita in modo sereno, nonostante l'infanzia difficile e segnata dall'abbandono.

     

    Ernesto è fortemente autobiografico. La madre del protagonista, Celestina, è stata abbandonata dal marito e questo l'ha resa dura e triste. Ernesto, che ama la musica e la lettura, sogna di diventare violinista e intanto lavora come impiegato presso la ditta commerciale del signor Wilder. Durante una pausa di lavoro conosce un bracciante di ventotto anni, (l'uomo) di cui non verrà mai fatto il nome. L'uomo si innamora del ragazzo che invece si avvicina a lui per curiosità, senza maturare un autentico coinvolgimento. Per interrompere la relazione segreta, Ernesto decide di licenziarsi ed è costretto a spiegare alla madre le ragioni di questa scelta. Ecco il racconto della difficile confessione:

     

    Ernesto aveva, intanto, trovate le parole.

    –        Ti ricordi, – incominciò, – quell'uomo che venne un giorno a casa nostra, quando ero ammalato? Voleva i conti che avevo dimenticati nella tasca della giacca: lo aveva mandato il signor Wilder

    –        Quel facchino, – disse la signora Celestina – al quale hai voluto che offrissi un bicchiere di vino? Non mi è sembrato una cattiva persona. Ma non capisco...

    –        So che non puoi ancora capire; e forse … non capirai nemmeno dopo. Ma io devo parlare ugualmente. Ti ricordi, – continuò, abbassando la voce, – quello che mi disse una domenica lo zio Giovanni, a tavola, prima di darmi il fiorino? Fu quando scoppiò in città quel maledetto scandalo intorno a quel deputato, di cui parlarono tutti i giornali; poco tempo fa, insomma. “Ad un uomo”, mi disse, “che abbia fatto di quelle cose, non resta più che spararsi un colpo di revolver”. Ebbene, mamma, mammina, io e quell'uomo abbiamo fatto di quelle cose...

     

    Dal punto di vista dello stile, nel romanzo sono frequenti l'uso del dialogo e della cosiddetta struttura ternaria.

    Questa struttura, tipica della prosa di Saba, che consiste nello spezzare il discorso in tre parti utilizzando incisi, conferisce al racconto un ritmo leggero e vivace. Il dialogo fra Ernesto e la madre, ad esempio, è articolato in tre parti scandite da altrettanti incisi: incominciò; disse la signora Celestina; continuò, abbassando la voce.

     

    Nel 1979 Salvatore Sampieri ha girato il film Ernesto, ispirato al romanzo di Saba.

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