Michele Salvemini, ovvero Caparezza (“capa riccia”), pugliese di Molfetta, nato nel 1973, è arrivato al successo grazie al rap, dopo un esordio come improbabile cantante pop (con il nome di Micky Mix). Folgorante cantore dei nostri tempi, ironico, autoreferenziale, debordante, sa abbinare ritmi trascinanti a testi di grande interesse, ricchissimi di citazioni e riferimenti all’attualità e alla cultura pop: fumetti, cinema, telefilm, cartoni animati e videogiochi, indispensabile bagaglio ludico-esistenziale di un ragazzo cresciuto degli anni Ottanta. L’ultimo suo album è Il sogno eretico (2011), in cui scomoda addirittura Giovanna d’Arco, Girolamo Savonarola e Giordano Bruno, martiri della libertà di pensiero.
Il brano guida della raccolta è Goodbye Malincònia, in cui Caparezza “ospita” un artista lontanissimo da lui, Tony Hadley, cantante degli Spandau Ballet, romantici idoli pop degli anni Ottanta (una parte della canzone è in inglese). Goodbye Malincònia fotografa con precisione e amarissima ironia la situazione attuale dell’Italia, ribattezzata Malincònia, un paese allo stremo e allo sbando da cui se ne vanno tutti. Il testo è quasi cronaca giornalistica “rappata”, dove si evocano fatti di attualità (i migranti, i “santi subito”, ma soprattutto la crisi economica) ed episodi della storia italiana del Novecento (il naufragio dell’Andrea Doria, la morte di Sindona, l’ingresso di Ilona Staller in Parlamento).
I riferimenti squisitamente pop per non dire demenziali (c’è Gary Coleman del telefilm Arnold ma anche Borat, il personaggio portato al successo da Sacha Baron Cohen) si mescolano addirittura a citazioni dantesche (il bel paese là dove ’l sì suona, dal canto XXXIII dell’Inferno) e mitologiche (Andromeda), certamente insolite nella canzone italiana. Quasi ossessivo è il ricorso alle similitudini.
Brano certamente commerciale ma al tempo stesso engagé, Goodbye Malincònia si distingue per un testo che occorre saper decifrare, come molti altri di Caparezza. Quanti di quelli che canticchiano il brano sanno qualcosa di John Bonham? Era il batterista dei Led Zeppelin, morto nel 1980, ubriaco e soffocato dal suo stesso vomito. Gli italiani, secondo Caparezza, rischiano di fare la stessa fine. Anzi, hanno già cominciato.
A Malincònia tutti nell’angolo, tutti che piangono
toccano il fondo come l’Andrea Doria
Chi lavora non tiene dimora, tutti in mutande, non quelle di Borat
La gente è sola, beve poi soffoca come John Bonham
La giunta è sorda più di Beethoven quando compone la “nona”
E pensare che per Dante questo era il “bel paese là dove ’l sì sona”
Per pagare le spese bastava un diploma, non fare la star o l’icona
né buttarsi in politica con i curricula presi da Staller Ilona
Nemmeno il caffè sa più di caffè, ma sa di caffè di Sindona
E poi se ne vanno tutti! Da qua se ne vanno tutti!
Non te ne accorgi ma da qua se ne vanno tutti!
E poi se ne vanno tutti! Da qua se ne vanno tutti!
Non te ne accorgi ma da qua se ne vanno tutti!
Goodbye Malincònia
Come ti sei ridotta in questo stato?
[...]
Cervelli in fuga, capitali in fuga, migranti in fuga dal bagnasciuga
È Malincònia, terra di santi subito e sanguisuga
Il Paese del sole, in pratica oggi Paese dei raggi UVA
Non è l’impressione, la situazione è più grave di un basso tuba
E chi vuole rimanere, ma come fa?! Ha le mani legate come Andromeda!
Qua ogni rapporto si complica come quello di Washington con Teheran
Si peggiora con l’età , ti viene il broncio da Gary Coleman
Metti nella valigia la collera e scappa da Malincònia
[...]
Goodbye Malincònia
Maybe tomorrow, I hope we find tomorrow
Goodbye Malincònia
Hope did we get here, how did it get this far
Goodbye Malincònia
We had it all, fools we let it slip away
Goodbye Malincònia
Dimmi chi ti ha ridotta in questo stato d’animo
[...]
Anna Parodi
[Da: Italia linguistica: gli ultimi 150 anni, nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, a cura di Elisabetta Benucci e Raffaella Setti, Firenze, Le Lettere, 2011, pp. 118-119].