Lazio: tratti linguistici

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    Tratti fonetici generali

     

    • Passaggio delle consonanti intervocaliche sorde p, t, c a suoni molto più vicine alle rispettive sonore b, d, g con pronunce tipo cabelli per capelli, portado per portato, siguro per sicuro.
    • Pronuncia rafforzata di b e g palatali intervocaliche come in possibbile, orribbile, raggione, priggione, ecc.
    • Perdita dell’elemento occlusivo nell’affricata c(i) in esiti del tipo pasce per pace, disce per dice.
    • Passaggio da s a z dopo consonante liquida (l o r) o nasale (n): pronuncia penzare invece di pensare, borza per borsa, falzo per falso ecc.
    • Passaggio di gl(i) a j intenso, quindi da figlio si ha l’esito fijjo, da moglie mojje, ecc.

     

    Tratti fonetici al limite tra varietà alta e varietà bassa

     

    • Scempiamento di rr in r quindi guera per guerra, tera per terra, ecc.
    • Pronunce del tipo bare per bar, stoppe per stop con appoggio della consonante finale su una –e, presente anche nella varietà bassa del fiorentino.

     

    Tratti della varietà bassa (romanaccio)

     

    • Monottongamento di uo in o: bono per buono, voto per vuoto.
    • Conservazione di e protonica in forme del tipo me piace per mi piace, de oggi per di oggi, ecc.
    • Assimilazione di nd in nn: quanno per quando, prenne per prende.
    • Passaggio di ng (affricata) a gn come in magnà, piagne, ecc.

     

    Tratti morfosintattici

     

    • Uso di ci attualizzante prima delle forme del verbo avere (ormai acquisito dalla varietà dell'italiano dell'uso medio): c'ho fame, c'hai un bel coraggio, ecc.
    • Apocope delle forme dell'infinito (in linea con le varietà meridionali), che voi da magnà?, che stai 'a ddì?; negli allocutivi del tipo dottó, signó, spesso introdotti anche da a (a dottó) ecc.
    • Uso della forma dell'articolo determinativo er per il e degli indeterminativi 'n, 'no, 'na per un, uno, una.
    • La forma della prima persona singolare del presente indicativo del verbo essere è so' (so' venuto io, so' stato 'ngenuo).

     

    Tratti morfosintattici al limite tra varietà alta e varietà bassa

     

    • Forme verbali come amo, famo, dimo per abbiamo, facciamo, diciamo.
    • Ritrazione dell'accento in alcune forme verbali della seconda classe: stiamo a véde (stiamo a vedere), mèttete a sséde (mettiti a sedere).
    • Uso in funzione aggettivale di meglio e peggio: le peggio cose, le meglio occasioni.

     

    Lessico

    Generale estensione del suffisso -aro con formazioni del tipo borgataro, palazzinaro, gruppettaro, rockettaro. Il fenomeno si è esteso a tutta Italia con formazioni anche settentrionali del tipo paninaro.

     

    Parole di origine romana diffuse ormai in tutta Italia riguardano principalmente: l'ambito gastronomico con abbacchio (anche nel derivato abbacchiato per 'triste, depresso'), bocconcino (di mozzarella), bucatini all'amatriciana, carciofi alla giudia, fettuccine, maritozzo, puntarelle 'cime di rapa', rigatoni, sfilatino, supplì , fettine panate; sempre in cucina troviamo sgommarello 'mestolo', pila 'pentola', tiella 'teglia', terina 'zuppiera', zinale o paran(n)anza 'grembiule' (termine ormai diffuso commercialmente ad indicare il grembiule che ripara dal freddo in motorino); l'ambito della delinquenza e della malavita con bagarino, bustarella, inghippo, magnaccia, mignotta, il recente magheggio, malloppo, patacca (e il derivato pataccaro); la sfera sessuale con frocio, infoiato, pomiciare, scopare e le usanze tradizionali come botti 'fuochi d'artificio', pasquinate, pennichella (anche nella forma accorciata pennica), saltarello, tintarella.

     

    Per i verbi si segnalano: azzeccare 'indovinare', menare 'picchiare', puncicare 'pungere', capare 'pulire', sgrullare 'scuotere', spicciare 'riordinare', abbioccare.

     

    Molto ricco infine il repertorio di locuzioni, scherzose ma anche ingiuriose di provenienza romana: burino (anche nella forma accorciata boro o buro), buzzurro, caciara (caciarone), finto tonto, fregarsene, iella (comune a tutto il meridione), pacioccone, racchia, tardona; tra le locuzioni ed espressioni fraseologiche gnente gnente ('niente niente', 'per caso'), tante volte ('per caso'), t'ha detto bene/male, falla finita, peggio mi sento, quando ce vo ce vo, non me ne po' fregà de meno, tirare a campà.

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