Michelangelo Antonioni (Ferrara 1912 - Roma 2007) regista italiano. A partire dagli anni quaranta collabora alla rivista "Cinema" e, da sceneggiatore, con Roberto Rossellini, Giuseppe De Santis e Federico Fellini. Dopo alcuni corti, firma il suo primo lungometraggio con "Cronaca di un amore" (1950, con Massimo Girotti e Lucia Bosé), dramma dalle venature gialle ambientato nell'alta borghesia che inaugura il suo cinema del disagio esistenziale.
Giunge all'apice della sua prima fase creativa con "Il grido" (1957, con Alida Valli e Steve Cochran), che racconta il disperato vagabondaggio nella Pianura padana di un operaio disoccupato. Provoca reazioni fortemente contrastanti con il successivo "L'avventura" (1960), ispirato a un evento realmente accaduto (la misteriosa scomparsa di una ragazza nelle isole Eolie) e definito dalla critica francese come "neorealismo interiore": primo capitolo di una "trilogia esistenziale" completata con "La notte" (1961) e "L'eclisse" (1962) e interpretata da Monica Vitti, compagna e musa ispiratrice del regista.
In seguito Antonioni gira il suo primo film a colori, "Deserto rosso" (1964, ancora con la Vitti protagonista), e firma tre pellicole in lingua inglese per la Metro Goldwyn Mayer: "Blow-up" (1966), liberamente tratto da un racconto di J. Cortázar e ambientato a Londra, è l'unico vero successo di pubblico del regista; "Zabriskie Point" (1970), celebre per la sequenza finale che riprende a varie velocità e da 17 punti di vista l'esplosione di una villa; e "Professione: reporter" (1975, con Jack Nicholson), un'amara riflessione sul tema del doppio, con un lungo e virtuosistico piano-sequenza finale che segna la morte e l'allontanamento dal protagonista del film. Indagatore dei temi esistenziali, dell'incomunicabilità e dell'alienazione, Antonioni caratterizza la sua opera anche per il rifiuto delle forme narrative tradizionali, la dilatazione del piano-sequenza, la rarefazione degli scambi comunicativi e l'utilizzo dei finali aperti.