"Orlando Furioso": i castelli del Mago Atlante

    Letteratura e teatro

    La storia dei castelli magici e dell’Ippogrifo è introdotta dai riferimenti di Ariosto ad alcuni episodi dell’Orlando innamorato[1].

     

    Ruggiero, fratello gemello della guerriera pagana Marfisa, ha perduto i genitori quando era ancora in fasce ed è stato allevato dal Mago Atlante. Il Mago conosce il tragico destino del suo protetto: se sposerà la guerriera cristiana Bradamante e avrà da lei dei figli, morirà molto giovane. Per evitargli questa sorte, Atlante rinchiude Ruggiero in una fortezza che si trova sui Pirenei; per raggiungerla è necessario l’anello magico di Angelica che ha il potere di dissolvere gli incantesimi e di rendere invisibili.

     

    L’anello però è in possesso del nano Brunello, abile ladro al servizio dei Saraceni, che l’ha rubato ad Angelica per ordine del re Agramante e ora è in cerca di Ruggiero: Agramante infatti ritiene che senza Ruggiero la sua guerra contro Carlo Magno non potrà concludersi in modo positivo.

     

    Anche Bradamante, bellissima e valorosa guerriera cristiana, è sulle tracce di Ruggiero, di cui è innamorata. La maga Melissa – la dotta incantatrice – le ha rivelato che Ruggiero si convertirà e la sposerà, ma perché tutto ciò avvenga è necessario impadronirsi dell’anello di Angelica (Canto III).

     

    Mentre vaga alla ricerca dell’amato paladino, Bradamante incontra Brunello: entrambi fingono di agire per lo stesso fine – liberare Ruggiero – e si dirigono verso la vallata dove sorge il castello incantato tutto d’acciaio, e sì lucente e bello,/ch’altro al mondo non è mirabil tanto, da cui nessuno ha mai fatto ritorno: già molti cavalier son iti a quello,/ e nessun del ritorno si dà vanto. E mentre vanno, annunciato da un gran rumor, Bradamante vede passare in cielo una straordinaria creatura un gran destriero alato,/ che porta in aria un cavalliero armato: è l’ippogrifo, il favoloso cavallo nato dall’unione di una cavalla con un grifone, il leone piumato con ali e testa d’aquila (il destrier ch’una giumenta generò d’un grifo) e il cavaliere non è altri che il mago Atlante (Canto IV, 1-11).

     

    Bradamante allora balza su Brunello, lo lega ben forte e gli prende l’anello, poi suona il corno e sfida Atlante a battaglia. Il mago si presenta in groppa all’Ippogrifo, armato solo di uno scudo e del libro degli incantesimi: è tutto coperto di seta vermiglia;/ ne la man destra un libro, onde facea/nascer, leggendo, l’alta meraviglia./. Ma, grazie all’anello, Bradamante può sfuggire ai suoi incantesimi; alla fine riesce ad avere la meglio e sta per tagliare la testa ad Atlante, quando, all’improvviso l’incantatore si trasforma in un venerabil vecchio che piangendo spiega di aver costruito il castello e imprigionato Ruggiero (il mio Ruggiero) solo per amore, per salvarlo da un crudele destino. Bradamante lega il mago e lo costringe a liberare tutti i prigionieri. Atlante spezza alcune pentole misteriose (olle) e all’improvviso il colle riman deserto, inospite et inculto;/né muro appar né torre in alcun lato,/come se mai castel non vi sia stato. L’incantatore e la sua rocca d’acciaio sono svaniti nel nulla mentre i prigionieri finalmente liberi si ritrovano in mezzo alla campagna; qui, dopo tante fatiche, Bradamante può ricongiungersi all’amato Ruggiero (Canto IV, 11-72).

     

    Ma Atlante non si arrende e per sottrarre Ruggiero al suo destino crea un altro palazzo incantato dove, per magia, giungono i guerrieri più coraggiosi, cristiani e pagani. Tutti entrano nel castello, credendo di trovarvi l’oggetto del loro desiderio: la persona amata, il nemico da uccidere, l’oggetto perduto, invece si tratta solo di immagini vuote, senza corpo. Per un attimo s’illudono (a tutti par che quella cosa sia, /che più ciascun per sé brama e desìa), ma poi, sconfortati, tornano a errare in quella gabbia, correndo di qua di là di su di giù, prigionieri dell’inganno. In questo modo il mago cerca di tenere lontani da Ruggiero tutti i cavalieri che potrebbero ucciderlo (Canto XII, 1-12). 

     

    Orlando, in viaggio alla ricerca di Angelica vede passare al galoppo un cavaliere misterioso con in braccio una donna disperata, che gli sembra l’amata principessa. Si lancia all’inseguimento in groppa a Brigliadoro e giunge in un grande prato con al centro un bellissimo castello (di vari marmi con suttil lavoro/edificato era il palazzo altiero).

     

    Il cavaliere entra nel palazzo e inizia a vagare senza meta (corre di qua, corre di là) nelle innumerevoli stanze, cercando invano Angelica. Incontra invece Ferraù, Sacripante e altri cavalieri: anche loro cercano qualcosa di prezioso che non trovano e accusano il padrone del palazzo di averglielo rubato. Alla fine Orlando si convince che Angelica non è in quello strano luogo ed esce all’aperto per cercare tracce e impronte. All’improvviso sente una voce che lo chiama: la donna amata è alla finestra e invoca il suo aiuto! Senza esitare Orlando corre di nuovo nel castello e riprende la sua vana ricerca. (Canto XII, 12 -94)



    [1] M. Boiardo, Orlando innamorato, II e III.

     

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