Come avviene negli altri italiani regionali meridionali, i dittonghi vengono pronunciati con la vocale debole accentata: pìede,vùoi.
Le vocali toniche tendono a essere pronunciate aperte anche dove l'italiano standard avrebbe una vocale chiusa.
Tendenza all'allungamento della pronuncia delle vocali talvolta con variazione tonale: Bèri per 'Bari', baroise per 'barese'.
Tendenza alla finale -u in parole terminanti in -o: cavallu, quandu (anche quannu)
Rafforzamento delle consonanti in fine di parola con appoggio su una vocale finale indistinta (tra parentesi): buss(e), gass(e).
Pronuncia delle consonanti p, t, c in b, d, gsoprattutto quando seguano m, n ed l: spendo per 'spento', lambo per 'lampo', saldare per 'saltare', calgio per 'calcio'.
Passaggio della sa z in particolare dopo n: penzare, inzieme, conzolazione.
In presenza di non e con la n finale viene assimilata alla consonante seguente: con te diventa cotte, non vuole diventa no vvuole; lo stesso fenomeno si verifica con la r della preposizione per prima di un verbo all'infinito: per vedere diventa pe vvedere.
Tratti morfosintattici
Come avviene negli altri italiani regionali meridionali, anche in Puglia sono diffusi: l'accusativo preposizionale con nomi animati e pronomi: ho chiamato a Lucia, ho visto a lui; i verbi pronominali intensivi: mi sono mangiato/bevuto, ecc.; la prevalenza del passato remoto rispetto al passato prossimo: andasti a scuola stamattina?
Tendenza a sovraestendere la desinenza -a del femminile: la resta 'il resto', la tossa 'la tosse'.
Prevalenza di assai per molto e di appresso per dietro: mangiai assai, gli piace assai, le va sempre appresso.
Usi particolari di ancora: guarda ancora cadi! per guarda che cadi!
Lessico
Molte delle parole tipiche pugliesi che si sono diffuse nell'italiano comune rientrano nella sfera della cucina e delle specialità gastronomiche:
Ci sono poi termini ed espressioni anche di altre sfere semantiche, spesso collocati a un livello più basso, quindi di area regionale (che per ora restano locali) e con connotazione popolare:
arragagnato (impasto con pane grattugiato), bocconotti (dolcetti con crema e amarena), castagnelle (dolce di mandorle), colonnetta (comodino),dito grosso (alluce o pollice), farsi meraviglia (stupirsi), levare la tavola (sparecchiare), maritarsi (sposarsi), mettersi paura (spaventarsi),mostaccioli (biscotti con mosto di vino), senale (grembiule), teglia (pasticcio di riso, patate e cozze), veste (vestito da donna).
Puglia meridionale salentina
Tratti fonetici
Dal punto di vista fonetico un tratto fondamentale riguarda il sistema delle vocali toniche (di tipo siciliano) per cui non sono previste la e e la o chiuse. Questa caratteristica dialettale si ripercuote naturalmente anche sulla pronuncia dell'italiano regionale.
Tipici poi dell'area salentina sono:
il passaggio della g velare tra due vocali (e talvolta anche a inizio di parola) a c velare: pagare diventa pacare, mago diventa maco, gridare può diventare critare (con passaggio anche di da t)
pronuncia aspirata della t: contho, buttho
a un livello più basso si può riscontrare la pronuncia cacuminale tipica siciliana del nesso tr.
Tratti morfosintattici
Oltre ai tratti in comune con le altre varietà meridionali, segnaliamo come caratteristici della zona salentina:
la tendenza al cambio di genere di alcuni nomi: la Comune (il Comune), lo scatolo (la scatola)
uso della forma del possessivo sua (spesso dopo il nome) al posto di suoi/sue: gli interessi sua, le focacce sua
uso dell'articolo prima dei nomi propri (femminili): ho visto la Teresa, salutami la Rita.
Tendenza a livello basso a sotituire il lei con il voi: sapete bene (per sa bene), come state? (per come sta?).
tendenza a modificare la perifrasi stare + gerundio in stare + verbo alla stessa persona della forma del verbo stare: sta mangia (sta mangiando), sta vede (sta vedendo).
Lessico
Anche per il lessico si segnalano alcune parole ed espressioni tipiche solo dell'area salentina:
boccare (pendere), capasa (vaso di terracotta), è capace che (è probabile), lampagioni (cipolle), manubrio (volante), nargiare (marinare la scuola), non avere la faccia (non avere il coraggio), pienare (riempire), puccia (pane tipico con olive o uva passa).