Sulla storia dell’emigrazione italiana nel mondo sono stati condotti numerosi lavori di ricognizione, attenti soprattutto ad aspetti storici, sociali, demografici ed economici del fenomeno emigratorio. Sono invece meno numerosi i lavori ricognitivi sugli aspetti linguistici, sui quali è possibile reperire numerosi lavori, che hanno però il limite di concentrarsi su situazioni specifiche e non su una visione globale della storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo.
Nel 2011 è uscita la Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo di Massimo Vedovelli (ed. Carocci), che costituisce un’opera di sintesi ricognitiva sulle dinamiche linguistiche dell’emigrazione italiana nel mondo a partire dall’Unità d’Italia. Si tratta di un tentativo di inquadrare un oggetto di studio complesso e di riflettere su una materia composita, sintetizzando l’ampia bibliografia esistente e delineando i fatti linguistici che hanno riguardato le comunità italiane all’estero nei loro Paesi di vita, nei rapporti con le lingue e le culture con cui sono entrati in contatto, ma anche nella relazione che hanno stabilito con la propria lingua di origine e con i processi che hanno contemporaneamente trasformato il volto linguistico italiano. Il volume raccoglie inoltre una serie di schede che sintetizzano a loro volta la bibliografia riguardante specifiche aree geografiche, spesso esempi paradigmatici delle dinamiche e dei processi linguistici vissuti dalla nostra emigrazione all’estero.
Meno recenti sono altre due ricognizioni in materia. Nel 1994 Lorenzetti (I movimenti migratori, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni e P. Trifone, ed. Einaudi) pubblica un’accurata analisi partendo dai movimenti preunitari, individuando anche in essi dei processi di italianizzazione e delle spinte convergenti verso moduli comunicativi sovra regionali. Lorenzetti riconosce il ruolo svolto dall’emigrazione italiana all’estero nei processi di convergenza verso varietà linguistiche sovralocali e di italianizzazione, collegandoli a due fattori fondamentali come l’alfabetismo e i livelli di istruzione.
Sempre nel 1994 Bertini Malgarini (L’italiano fuori d’Italia, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni e P. Trifone, ed. Einaudi) pubblica un’attenta analisi, all’interno di un lavoro più generale sulle condizioni dell’italiano nel mondo, collocando le vicende linguistiche delle nostre comunità all’estero tra i processi di diffusione della lingua italiana. Il lavoro sottolinea la caratterizzazione dell’italiano come “lingua etnica” pur sottolineando la mancata affermazione dell’italiano lingua etnica nelle nostre comunità a causa di fattori linguistici (la base dialettofona dell’emigrazione storica), culturali (i bassi livelli di istruzione), socio demografici (la consistenza e la composizione della comunità ). Inoltre l’autrice si concentra in particolar modo sulle varietà linguistiche sviluppatesi nei diversi contesti migratori, dalla Svizzera all’Australia.
Un più recente lavoro ricognitivo è quello di Bettoni e Rubino (L’italiano dell’emigrazione: temi, approcci teorici e metodologie di indagine, in SILTA, XXXIV, 3), che nel 2010 propongono un bilancio delle questioni e dei riferimenti teorici, ma anche delle metodologie di indagine relative alle vicende linguistiche della nostra emigrazione all’estero. La ricognizione non assume una prospettiva storica, ma piuttosto mette in luce i processi sottesi alle dinamiche linguistiche dell’emigrazione italiana e i modelli di studio di tali processi, sottolineando la necessità di aprirsi a modelli di ricerca internazionali, per stimolare il dibattito e la circolazione dei risultati delle ricerche tra studiosi.
Fonte: Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo, a cura di Massimo Vedovelli, Roma, Carocci, 2011.