Umbria: testi

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    Da C. Papa, Dove sono molte braccia è molto pane. Famiglia mezzadrile tradizionale e divisione sessuale del lavoro in Umbria (Foligno, Editoriale Umbra, 1985) [tratto da L’italiano nelle regioni, a cura di Francesco Bruni, Testi e documenti, Torino, Utet, 1994, pp. 553-554]

     

    [Si tratta di un’intervista in cui si riscontrano tratti dell’italiano regionale altotiberino con sottofondo dialettale anche nel registro dell’intervistatrice]

     

    Quindi in casa sua [dopo la morte del padre di Giuseppa] chi era il capo di casa?

    Lo zio, è stato, era sempre lu’, era più grande.

    Senta: ma quando succedevano ’ste cose, che pre sempio un fratello moria e in casa restava la vedova con i figli, dopo venivano trattati tuttu uguali o no?

    Cocca, queste èn cose che ’n se posson manco dì al mondo! Perché Lei me capisce com’è. Mangià se mangiava tutti ’nsieme, se beveva, se lavorava, ma prima cosa c’era poco, je dico anche questo. Perché che c’era allora! Gnente! Me ricord che la mi’ pora zia, la mi’ mamma arlevavon qualche covata de polli, po’ li vendevano e ce compraveno el cotone per fà le tele. Ha visto dopo com’è? L’omini eron tutti più grandi e noi s’era tutte più piccole: j ci faceano le camicie, o i panni com’è. Doppo magari… Se figuri io ancora ce l’ho. Ce l’ho du’ o tre camicie che già le butterò via, che me ne faccio? Doppo facevano qualche tela, ce facevan le camicie per le ragazze ’nsomma; ce facevon le mutande, che io ’n ho mai messe.

    Perché?

    Eh, perché a me, io … l’ho ardate a la mi’ sorella più grande!

    Perché erano de tela pesante?

    Troppo grosse, erono. Pu’ con quelle brache! Ha visto, n c’era manco…; poi, dunque; cinque erano i mi’ cugini, sei, via; dopo, bè, la più grande era sposata, ma ’nsomma.

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