Tratti fonetici
Varietà perugina
Chiusura della vocale sillabica nel dittongo ié, quindi piéde, iéri, cantiére
Tendenza all’indebolimento, talvolta fino alla caduta, delle vocali atone, soprattutto in alcuni particolari contesti fonetici: questǝ tren vien da Rezzǝ per ‘questo treno viene da Arezzo’
Assenza del suono consonantico rappresentato da -gl-, quindi ajjo per ‘aglio’, pajja per ‘paglia’, famijja per ‘famiglia’
Assenza di raddoppiamento fono sintattico, quindi vado a casa e non ‘vado a ccasa’
Passaggio alla -s- sorda della -s- sonora intervocalica, quindi parole come analisi, viso presentano la stessa s sorda di casa, cosa, naso, ecc.
Passaggio di s a z dopo l, r, n, quindi falzo per ‘falso’, perzona per ‘persona’, inzieme per ‘insieme’
Tratti morfosintattici
Varietà perugina
Nomi propri femminili e nomi di parentela spesso preceduti dall’articolo: la Lucia, la Giulia, ho visto la nonna (nella varietà spoletina si ha invece ho visto nonna)
Lessico
Varietà perugina
Tipici di questa varietà babbo, calzetti, santolo (‘padrino’), trasporto (‘funerale’), semola (‘lentiggini’), frego (‘ragazzo’), cocco [link con testo blocco III] (‘persona cara’)
Tratti fonetici
Varietà altotiberina
Presenza di una leggera palatalizzazione di a tonica in sillaba libera: cäsa, fäme, cäne
Rispetto alla varietà perugina presenta una diversa distribuzione delle e/o toniche, la cui apertura/chiusura cambia in funzione della struttura sillabica: tètto, pòllo, perchè, ma béne, cósa, paróla
Tendenza allo scempiamento consonantico con esiti del tipo alora, matina, mama
Pronuncia rafforzata della -s- intervocalica in parole come cosa, naso, casa
Conservazione dei nessi -ls-, -rs, -ns-
Presenza di un intacco palatale per s sorda e sonora (simile alla cosiddetta s “salata” del romagnolo)
Tratti morfosintattici e lessico
Varietà altotiberina
Tratti analoghi a quelli della varietà perugina per comune influenza toscana e settentrionale.
Tratti fonetici
Varietà spoletina
Assenza del dittongo uo in forme come scola, fori, voto
Rafforzamento fono sintattico: che ffai? (per ‘che fai?’), io e tte (per ‘io e te’)
Rafforzamento di -b- e -g- tra vocali, quindi probblema , raggione, priggione e anche all’inizio di parola, quindi bbene, ggiusto
Spirantizzazione (con una pronuncia che si avvicina a quella “aspirata” del toscano) e/o realizzazione sonora delle occlusive sorde (c velare, p, t): angora per ‘ancora’, cambo per ‘campo’, aldo per ‘alto’; anche con le consonanti affricate, quindi falge per ‘falce’.
Tratti morfosintattici e lessico
Varietà spoletina
Posposizione dell’aggettivo possessivo del tipo il cane mio, ci sta papà mmio
Mantenimento del pronome personale femminile di terza persona singolare essa, con espressioni del tipo essa mi ha detto (per ‘lei mi ha detto’)
Forme lessicali tipiche che si differenziano dalle altre varietà regionali: compare ‘padrino’, pedalini ‘calzini’, pischello ‘ragazzo’, ammáppelo ‘accipicchia’, uso di intendere per ‘sentire’ (ho inteso freddo per ‘ho sentito freddo’).