Questa poesia fa parte dei Madrigali dell’estate, un gruppo di 11 brevi liriche composte nel 1903 e inserite nella raccolta. Come tutti i componimenti di Alcyone, anche Nella belletta è ambientata in estate e ha come tema la natura e le profonde emozioni che fa nascere nel poeta. Belletta è un termine usato da Dante Alighieri nel VII canto dell’Inferno (vv 121-124) per indicare il fango della palude Stigia in cui sono immersi gli iracondi: Fitti nel limo, dicon: “Tristi fummo/ne l'aere dolce che dal sol s'allegra,/portando dentro accidïoso fummo:/ or ci attristiam ne la belletta negra”.
La vista della palude da cui escono bolle d’aria prodotte dalla putrefazione, suscita nel poeta sensazioni legate alla morte (l’unica parola in rima dell’intera lirica) e al disfacimento a cui si accompagnano, però, anche fascino, mistero e oscura bellezza.
Il legame fra vita e morte, fra bellezza e corruzione, fra repulsione e attrazione viene reso attraverso ossimori: le pesche (persiche) sono quasi marce (mezze), le rose sono appassite (passe), il fiore è fangoso (lutulento); queste parole sono costruite in modo da creare effetti sonori che ricordano il ribollire della palude nella calura estiva.