Jacopo del Cassero, Buonconte da Montefeltro, Pia de’ Tolomei (Purgatorio, canto V)

Letteratura e teatro
Purgatorio canto V

Nell’Antipurgatorio (canti I-IX) Dante colloca i “negligenti”: i morti scomunicati, quelli che indugiarono a pentirsi per pigrizia, i morti di morte violenta e quelli che trascurarono i loro doveri spirituali.

 

L’Antipurgatorio è costituito dalla spiaggia, dove le anime approdano, e dalle pendici del monte, dove attendono di iniziare l’espiazione dei peccati nelle sette cornici del Purgatorio. L’attesa dura tanto tempo quanto vissero o trenta volte il tempo della scomunica.

 

Nel canto V Dante e Virgilio incontrano una schiera di anime che salgono lungo la costa del monte cantando il Miserere. Sono persone uccise in modo violento, che hanno atteso a pentirsi solo in punto di morte e ora chiedono a Dante di pregare per loro, in modo da poter iniziare al più presto il cammino di purificazione. Dante promette, in nome di quella stessa pace che lui va cercando con la guida di Virgilio. Fra i penitenti ci sono Jacopo del Cassero, vittima dei sicari di Azzo VIII, signore di Ferrara; Buonconte da Montefeltro, capo dei Ghibellini di Arezzo, morto nella battaglia di Campaldino, e Pia de’ Tolomei, uccisa dal marito Nello de’ Pannocchieschi, signore del Castello della Pietra in Maremma. Jacopo e Buonconte raccontano a Dante la loro storia; le parole del capo dei Ghibellini descrivono con grande efficacia il clima di violenza di quegli anni devastati dalle lotte fra parti avverse, così come, dopo la battaglia, il suo corpo, straziato dalla furia della corrente, era stato conteso fra l’angelo che voleva salvarlo e il demonio che tentava di trascinarlo all’Inferno.

 

Pia de’ Tolomei si presenta per ultima a Dante. Anche lei gli chiede di pregare per la sua anima, una volta tornato sulla terra, ma solo dopo essersi riposato del lungo cammino. È un tocco di gentilezza e di grazia che si contrappone al sangue e alla ferocia delle due storie precedenti. Il racconto di Pia è brevissimo, come se la donna non volesse affaticare di più il poeta, ma di grande efficacia: i quattro versi che lo compongono (vv. 133-136) sono fra i più famosi della Commedia.

 

Anche in questo caso si parla di violenza, una violenza nascosta, che si svolge dentro le mura di casa, non meno feroce e sanguinosa, però, di quella presente nelle lotte di parte e nei campi di battaglia (vedi il video).

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