Tra le varietà di italiano ce n'è una che è stata, negli ultimi decenni del secolo scorso, al centro del dibattito linguistico: quella indicata come "italiano popolare" (o anche, successivamente, come "italiano dei semicolti", "italiano semicolto").
Questa varietà si coglie in persone sostanzialmente analfabete e fortemente dialettofone quando comunicano con persone esterne al proprio ambiente di vita. Ma si coglie anche nello scritto (dove anzi tale varietà è stata meglio documentata e studiata) realizzato da persone con un basso grado di istruzione che, specialemente in passato, scrivevano per comunicare con parenti e amici lontani (gli emigranti, i soldati), talvolta per rivolgersi all'autorità pubblica o per tenere diari personali.
Naturalmente, le varietà di italiano popolare, oltre ad assorbire tratti del dialetto locale che ne fanno varietà basse di italiano regionale, presentano alterazioni comuni della morfologia e della sintassi dell'italiano, tanto che si è potuto parlare di "italiano popolare unitario".
Oggi dell'italiano popolare si parla poco e sulla sua effettiva presenza nel repertorio italiano contemporaneo sarebbero opportuni nuovi accertamenti; ma il tema resta importante sia dal punto di vista storico, per documentare i processi, strettamente connessi, di alfabetizzazione e italianizzazione, sia da quello linguistico. Tra le altre cose, l'italiano popolare documenta vistosamente fenomeni tipici del parlato, che sono stati studiati per la prima volta nei testi di questà varietà .
(A cura di Paolo D'Achille)