L'ode inizia con un'immagine di grande forza: i soldati piemontesi, che hanno appena varcato il Ticino, sono fermi, assorti, quasi storditi dalla consapevolezza dell'impresa compiuta e del futuro di libertà che quel giorno ha inizio per l'Italia. Li unisce la sicurezza di poter rinnovare le gesta di valore dei loro padri (antica virtù) e la forza di un giuramento recente (han giurato... l'han giurato): l'impegno a liberare e unire l'Italia:
Soffermati sull’arida sponda,
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell’antica virtù,
Han giurato: Non fia che quest’onda
Scorra più tra due rive straniere:
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l’Italia e l’Italia, mai più!
L’han giurato: altri forti a quel giuro
Rispondean da fraterne contrade,
Affilando nell’ombra le spade
Che or levate scintillano al sol (vv 1-12)
Manzoni rappresenta l'unità d'intenti dei soldati attraverso l'immagine dei vari fiumi che, dopo aver mescolato le loro acque – la Dora Riparia con la Dora Baltea (gemina Dora), la Bormida col nel Tanaro (al Tanaro sposa), il Ticino con l'affluente Orba, il Mella con l'Oglio, l'Adda con i suoi mille torrenti – confluiscono infine nel Po. Chi sarà mai in grado di distinguere le acque che compongono questo unico grande fiume? Di certo nessuno, come nessuno sarà mai capace di distinguere le varie popolazioni che compongono l'Italia e di farle ritornare nella dolorosa situazione di un tempo (prischi dolor) quando erano solo un insieme di persone umiliate e disprezzate da tutti:
Chi potrà della gemina Dora,
Della Bormida al Tanaro sposa,
Del Ticino e dell’Orba selvosa
Scerner l’onde confuse nel Po;
Chi stornargli del rapido Mella
E dell’Oglio le miste correnti,
Chi ritoglierli i mille torrenti
Che la foce dell’Adda versò,
Quello ancora una gente risorta
Potrà scindere in volghi spregiati,
E a ritroso degli anni e dei fati,
Risospingerla ai prischi dolor (vv 18-28)
Manzoni esprime poi con chiarezza un concetto nuovo e importante, nato dall'esperienza della Rivoluzione francese e da lui pienamente condiviso: a fare di un territorio una nazione non sono i confini geografici o le scelte politiche ma l'esistenza di un popolo che si riconosce in un patrimonio comune di tradizioni militari, culturali, linguistiche, religiose (una d’arme, di lingua, d'altare,/ di memorie, di sangue e di cor). Senza questa consapevolezza di avere una vita civile e morale comune, senza questo sentirsi un unico popolo (una gente) non c'è patria, non c'è nazione ma solo un volgo disperso che pace non ha, come scriverà il poeta nella tragedia Adelchi:
Una gente che libera tutta,
O fia serva tra l’Alpe ed il mare;
Una d’arme, di lingua, d’altare,
Di memorie, di sangue e di cor.(vv17-32)
La dedica al poeta e soldato tedesco Teodoro Körner, morto combattendo contro Napoleone mette in luce un'altra importante idea che Manzoni condivide con i mazziniani: l'aspirazione alla libertà è comune a tutti gli spiriti liberi, supera i confini geografici delle nazioni e l'identità dei singoli popoli, perciò chi combatte per difendere o conquistare una patria è caro a tutti i popoli, e non importa se è italiano o tedesco.