Montale, sempre lontano dagli schieramenti, politici o culturali che siano, è fra i primi nell'Italia dominata dal fascismo, ad aprirsi alla cultura europea – alla poesia francese (Baudelaire) e a quella anglosassone (Browning, Eliot, Pound) – e a coltivare l'interesse per la letteratura straniera traducendo e commentando le opere di Shakespeare, Yeats, Melville e altri.
Proprio questa apertura al nuovo e al diverso gli permette di scoprire grandi autori italiani come Italo Svevo e Italo Calvino, allora poco conosciuti e apprezzati dalla critica. L'attenzione a ciò che accade in Europa non gli impedisce di avere un rapporto intenso e profondo con la tradizione letteraria italiana. Dante, Petrarca, Foscolo sono i suoi maestri e i suoi punti di riferimento costante per la lingua e lo stile; con Leopardi condivide il pessimismo, il non-senso della vita; con Pascoli l'attenzione al quotidiano e alla natura; a D'Annunzio si contrappone per il linguaggio aulico e la tendenza al sublime. Questo rapporto con la classicità , però, ha come scopo la ricerca del nuovo, dell'originale.
Montale realizza uno splendido compromesso fra tradizione e innovazione, fra classicismo e avanguardia: utilizza l'endecasillabo sciolto ma non rifiuta l'uso del verso libero, si serve delle rime, delle assonanze e delle consonanze solo per ricercare effetti sonori e musicalità , nomina cose, animali, piante (i suoi oggetti) che appartengono alla realtà quotidiana e comune utilizzando termini ed espressioni rare e preziose, come nella poesia L'anguilla.
Montale sperimenta con assoluta libertà , attingendo e ispirandosi a Dante per raccontare con suoni aspri e duri la drammatica condizione umana; a Pascoli per descrivere con minuzia scientifica gli animali, le piante e la natura nei suoi aspetti cupi e minacciosi; a D'Annunzio per creare parole nuove ed effetti ritmici e sonori.[1] Queste caratteristiche inconfondibili[2], anche se con diversi livelli di elaborazione e complessità , sono presenti nelle tre principali raccolte: Ossi di seppia, La bufera e altro, Satura.
[1]Pier Vincenzo Mengaldo, L'opera in versi di Eugenio Montale, in AA.VV., Letteratura ita liana. Le opere, a cura di Alberto Asor Rosa, VU1, Torino, Einaudi 1995
[2] Remo Ceserani e Lidia De Federicis, L'artista secondo Montale, in http://eugeniomontale.xoom.it/txt_artista.html