La progettazione umana

    Letteratura e teatro

    Italo Calvino, amico e collaboratore, definisce “progettazione umana” l'idea che sta alla base di tutta l'attività di Vittorini:

     

    Progetto, prospettiva, indicazione sono parole-chiave del discorso di Vittorini. Tutto il suo lavoro – creativo, critico, editoriale – ha intenzione e funzione di programma, di manifesto... Il filo di continuità che cuce l' apparentemente discontinua bibliografia del Vittorini narratore passa attraverso il suo ininterrotto discorso di progettazione e proposta... è un modo di stare al mondo che è l'obiettivo finale, un rapporto con gli altri e con le cose. La progettazione a cui Vittorini lavora e di cui la letteratura dovrebbe farsi segno e vettore è “progettazione umana”. Essa avanza, insieme al momento negativo del rifiuto della situazione presente, l'affermazione di ciò che è valore… e l'assume a termine obbligatorio di confronto, la proietta ed estende [Tratto con aggiustamenti da: Italo Calvino, Vittorini:progettazione e letteratura, in Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Torino, Einaudi, 1980)].

     

    La prefazione a Il Garofano rosso nell’edizione del 1948 (pubblicata poi in Diario pubblico) contiene importanti dichiarazioni di Vittorini riguardo ai cambiamenti che ci sono stati nel suo modo di scrivere e alle ragioni che li hanno determinati. Anche Vittorini, come Pavese, sente il bisogno di trasformare la realtà in simbolo, in mito, capace di comunicare con le persone a livelli profondi e universali:

     

    È in ogni uomo di attendersi che forse la parola, una parola, possa trasformare la sostanza di una cosa. Ed è nello scrittore di crederlo con assiduità e fermezza. È ormai nel nostro mestiere, nel nostro compito. È fede in una magia: che un aggettivo possa giungere dove non giunse, cercando la verità, la ragione; o che un avverbio possa recuperare il segreto che si è sottratto a ogni indagine… Io non ho mai aspirato "ai" libri; aspiro "al" libro; scrivo perché credo in "una" verità da dire... Ma un libro non è soltanto "mio" o "tuo", non rappresenta solo il "mio" contributo alla verità, il "mio" sforzo di ricerca della verità e la "mia" capacità di realizzazione letteraria. Un libro è un riflesso più o meno diretto, e più o meno contorto, più o meno alterato, della verità obbiettiva.

     

    Per Vittorini, dunque, la cultura è impegno, ricerca di una verità autentica che la poesia e il mito – linguaggi antichi, universali, comuni a tutti gli uomini – possono scoprire e comunicare, mentre i dogmi e i concetti non hanno lo stesso  potere. In questa universalità sta la forza della cultura, la sua potenzialità e capacità rivoluzionaria: solo rifiutando ogni consolazione ed entrando in contatto con la verità gli uomini comprenderanno quali sono i loro doveri e lotteranno insieme contro le offese recate al mondo. In questo stanno le ragioni del mito, della poesia, della parola che evoca. La militanza politica e l'attività letteraria di Vittorini hanno alla base l' idea di cultura come impegno, un'idea che guiderà e condizionerà le sue scelte di uomo e di scrittore, dalla rottura col fascismo alla battaglia sul Politecnico, dall'apertura alla letteratura americana alle riflessioni sul rapporto fra letteratura e società industriale.

     

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