"I Promessi Sposi": Fra Cristoforo

Letteratura e teatro

Prima di diventare un frate santo, Cristoforo era stato un ricco mercante di nome Ludovico, pieno di ambizione e desideroso di introdursi negli ambienti della nobiltà. La sua vita era cambiata quando, durante una rissa per futili motivi, aveva ucciso un nobile e visto morire Cristoforo, un servitore a lui molto caro. Da quel momento inizia il percorso di conversione che lo porterà a farsi frate con il nome di Cristoforo, in ricordo dell'amico perduto. La strada percorsa da Ludovico è l'opposto di quella di Gertrude: l'uno dopo il delitto sceglie la vita monastica e trova in questa conforto e redenzione, l'altra, costretta a farsi monaca, si chiuderà nell'odio e nel rancore che la condurranno al delitto. Cristoforo e Gertrude hanno anche caratteristiche simili: nella descrizione del frate, nei suoi occhi che a volte sfolgorano con una vivacità repentina, nonostante lui cerchi di tenerli chinati a terra, è possibile riconoscere il tormento e l'inquietudine di Gertrude. Ma a differenza dell'infelice figlia del principe di Leyva, Ludovico ha scelto di tenere per sempre a freno i cavalli bizzarri che una volta l'hanno trascinato alla rovina e di imboccare la strada del perdono e della redenzione (cap. IV):

 

Il padre Cristoforo da *** era un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquant'anni. Il suo capo raso, salvo la piccola corona di capelli, che vi girava intorno, secondo il rito cappuccinesco, s'alzava di tempo in tempo, con un movimento che lasciava trasparire un non so che d'altero e d'inquieto; e subito s'abbassava, per riflessione d'umiltà. La barba bianca e lunga, che gli copriva le guance e il mento, faceva ancor più risaltare le forme rilevate della parte superiore del volto, alle quali un'astinenza, già da gran pezzo abituale, aveva assai più aggiunto di gravità che tolto d'espressione. Due occhi incavati eran per lo più chinati a terra, ma talvolta sfolgoravano, con vivacità repentina; come due cavalli bizzarri, condotti a mano da un cocchiere, col quale sanno, per esperienza, che non si può vincerla, pure fanno, di tempo in tempo, qualche sgambetto, che scontan subito, con una buona tirata di morso.

Il padre Cristoforo non era sempre stato così, né sempre era stato Cristoforo: il suo nome di battesimo era Lodovico.

 

Ci sono dei momenti in cui però, l'uomo vecchio si trova d'accordo con l'uomo nuovo. Questo accade quando Fra Cristoforo, che ha messo la sua vita al servizio dei deboli e degli oppressi, deve intervenire per difenderli dai soprusi. Il colloquio con Don Rodrigo ne è un valido esempio.

 

Il frate, che si è recato al castello per convincere il signorotto a non molestare più Lucia, parla con toni paterni e pacati ricevendo in cambio una risposta sprezzante e volgare. Allora Cristoforo ritrova l'antica irruenza e si scaglia contro quell'uomo abbandonato da Dio: i gesti decisi, i toni epici, le parole vibranti di sdegno non sono dirette contro la persona di Don Rodrigo, ma contro il peccatore, contro il malvagio. Fra Cristoforo, fedele alla sua missione sacerdotale, agisce come ministro di Dio in difesa della dignità umana (cap. VI):

 

A siffatta proposta, l’indegnazione del frate, rattenuta a stento fin allora, traboccò. Tutti que’ bei proponimenti di prudenza e di pazienza andarono in fumo: l’uomo vecchio si trovò d’accordo col nuovo; e, in que’ casi, fra Cristoforo valeva veramente per due.

 La vostra protezione!  esclamò, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull’anca, alzando la sinistra con l’indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati:  la vostra protezione! È meglio che abbiate parlato così, che abbiate fatta a me una tale proposta. Avete colmata la misura; e non vi temo più.

 Come parli, frate?...

 Parlo come si parla a chi è abbandonato da Dio, e non può più far paura. La vostra protezione! Sapevo bene che quella innocente è sotto la protezione di Dio; ma voi, voi me lo fate sentire ora, con tanta certezza, che non ho più bisogno di riguardi a parlarvene. Lucia, dico: vedete come io pronunzio questo nome con la fronte alta, e con gli occhi immobili.

 Come! in questa casa...!

 Ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avrà riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri. Voi avete creduto che Dio abbia fatta una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla! Voi avete creduto che Dio non saprebbe difenderla! Voi avete disprezzato il suo avviso! Vi siete giudicato. Il cuore di Faraone era indurito quanto il vostro; e Dio ha saputo spezzarlo. Lucia è sicura da voi: ve lo dico io povero frate; e in quanto a voi, sentite bene quel ch’io vi prometto. Verrà un giorno...

 

Al termine del romanzo, nel lazzeretto di Milano, Fra Cristoforo, malato e prossimo alla morte, ritrova ancora una volta l' antica veemenza per rimproverare Renzo che afferma di volersi vendicare di Don Rodrigo (cap. XXXV):

 

Sciagurato!  gridò il padre Cristoforo, con una voce che aveva ripresa tutta l’antica pienezza e sonorità:  sciagurato!  e la sua testa cadente sul petto s’era sollevata; le gote si colorivano dell’antica vita; e il fuoco degli occhi aveva un non so che di terribile.

 Guarda, sciagurato!  E mentre con una mano stringeva e scoteva forte il braccio di Renzo, girava l’altra davanti a sé, accennando quanto più poteva della dolorosa scena all’intorno.  Guarda chi è Colui che gastiga! Colui che giudica, e non è giudicato! Colui che flagella e che perdona! Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia! Tu lo sai, tu, quale sia la giustizia! Va’, sciagurato, vattene!

 

Le parole del frate acquistano una forza straordinaria proprio perché sono pronunciate da un uomo che ha conosciuto e sperimentato l'odio e la vendetta e sa che neppure un' intera vita di penitenza può sanare il rimorso di essersi macchiato le mani di sangue, esercitando la giustizia al posto di Dio:

 

 Ah gli perdono! gli perdono davvero, gli perdono per sempre!  esclamò il giovine.

 Renzo!  disse, con una serietà più tranquilla, il frate: pensaci; e dimmi un poco quante volte gli hai perdonato.

E, stato alquanto senza ricever risposta, tutt’a un tratto abbassò il capo, e, con voce cupa e lenta, riprese:  tu sai perché io porto quest’abito.

Renzo esitava.

 Tu lo sai!  riprese il vecchio.

 Lo so,  rispose Renzo.

 Ho odiato anch’io: io, che t’ho ripreso per un pensiero, per una parola, l’uomo ch’io odiavo cordialmente, che odiavo da gran tempo, io l’ho ucciso.

 Sì, ma un prepotente, uno di quelli...

 Zitto!  interruppe il frate:  credi tu che, se ci fosse una buona ragione, io non l’avrei trovata in trent’anni? Ah! s’io potessi ora metterti in cuore il sentimento che dopo ho avuto sempre, e che ho ancora, per l’uomo ch’io odiavo! S’io potessi! io? ma Dio lo può: Egli lo faccia!

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