Raffaello Matarazzo

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Locandina del film "I figli di nessuno" di R. Matarazzo. Fonte: Wikipedia

Raffaello Matarazzo (Roma 1909-1966) regista cinematografico, massimo esponente del melodramma all'italiana. Già critico cinematografico per "Il Tevere" e "L'Italia letteraria", entrò alla Cines nel 1931 e debuttò nel lungometraggio con "Treno popolare" (1933): una commedia anomala per l'epoca, girata completamente in esterni, quasi senza trama, con pochi dialoghi, che anticipava per certi versi il concetto del neorealismo e si poggiava sul contrappunto musicale di un Nino Rota allora ventiduenne. L'insuccesso del film spinse Matarazzo verso i lidi più sicuri del cinema di genere. Accasatosi presso la Titanus nel dopoguerra, raggiunse un sorprendente successo con "Catene" (1949), primo di una serie di film, sceneggiati da Aldo De Benedetti e interpretati da Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, che segnarono la via italiana al melodramma: rinuncia alla magniloquenza del mélo hollywoodiano, riduzione all'essenziale della struttura narrativa, centralità di una figura femminile esaltata nel suo ruolo di angelo del focolare che si sacrifica per la famiglia, enfasi sui sentimenti, le passioni e gli altri elementi capaci di ottenere un forte coinvolgimento del pubblico. Il cinema di Matarazzo, definito anche "neorealismo popolare" o "neorealismo d'appendice" (per l'affinità con il feuilleton ottocentesco), riscosse successi costanti fino alla metà degli anni cinquanta, con pellicole come "Tormento" (1950), "I figli di nessuno" (1951), "Chi è senza peccato" (1952), "Torna!" (1954), "L'angelo bianco" (1955) e "La schiava del peccato" (1955). 

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