Sei in: Home > Letteratura, teatro e arti > Arti > Musica leggera > La terra dei cachi (S. Belisari – S. Conforti – N. Fasani – D. Civaschi), 1996
Gruppo milanese che inizia la sua attività in modo semiclandestino nella seconda metà degli anni Ottanta, Elio e le storie tese parte con canzoni dissacranti ma mai superficiali, nonostante l’abuso del turpiloquio, per approdare, negli ultimi anni, all’instant song e alla vera e propria satira politica (ma anche sociale). Veicolata da una verve trasgressiva da adolescenti sboccati, si manifesta una capacità di lettura alternativa e fortemente critica nei confronti di molti stereotipi sociali. La musica fa il resto: il tastierista Rocco Tanica e il chitarrista Cesareo mostrano una solidissima preparazione musicale e una conoscenza enciclopedica del repertorio della canzone italiana e della musica anglosassone (e non solo), citate e stravolte a piacimento.
Qui parliamo della Terra dei cachi, parodia dell’Italietta contemporanea (siamo nel 1996) presentata al Festival di Sanremo e basata inizialmente sull’iterazione di aggettivi come abusivi e truccati, che svelano tutto il senso di finzione e di posticcio che anima il nostro paese in questi anni. Papaveri e papi, la prima una voce gergale che indica un ‘pezzo grosso’, si può riferire al fatto che l’Italia è in mano a loschi faccendieri, ma anche all’onnipresenza del Vaticano; una lacrima sul visto forse allude ironicamente ai sacrifici e alle angherie subite dagli immigrati stranieri che entrano in Italia (e naturalmente i calembours coinvolgono alcune delle più note canzoni della tradizione italiana, Papaveri e papere, Una lacrima sul viso). Ma tutto si scioglie e si pacifica nella ridda degli stereotipi, allineati in stile enumerativo, che riguardano gli italiani: prepariamoci un caffè, allo stadio se ne va, se famo du spaghi che mima il romanesco, per finire con l’onnipresente pizza, che può essere in compagnia o anche da solo, ma ci rivela che l’Italia è questa qua.
[Da: Italia linguistica: gli ultimi 150 anni, nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, a cura di Elisabetta Benucci e Raffaella Setti, Firenze, Le Lettere, 2011, pp. 107-108].