Verbi "predicativi" e verbi "copulativi". Il complemento predicativo del soggetto

    Sintassi

    Per quanto riguarda il significato e il comportamento sintattico i verbi si possono dividere in due gruppi:

     

    il gruppo più numeroso è rappresentato dai “predicativi”, verbi che “predicano”, cioè esprimono un significato specifico (es. sbadigliare, pulire, giovare, regalare);

     

    il piccolo gruppo dei “copulativi”, che hanno un significato molto generico, come essere (ma non nel significato di ‘esistere’ o di ‘essere situato [in un luogo]’), sembrare, parere, apparire (nel significato di ‘sembrare’), divenire, diventare, risultare e che funzionano da “copula” (dal latino copula ‘corda’, quindi ‘collegamento’), cioè da semplice legame tra il soggetto e un altro elemento (nome o aggettivo) che definisce una caratteristica del soggetto stesso. Le informazioni specifiche sul soggetto che con i verbi predicativi sono affidate tipicamente al verbo, come le indicazioni di tempo, modo e aspetto, vengono dunque “predicate” (fornite) dall’elemento che li accompagna e che viene chiamato complemento predicativo del soggetto (ma nella terminologia tradizionale è definito anche “predicato nominale”). 

     

    Piero è stanco

    Giulia sembra contenta

    Le pere diventano mature.

     

    Il complemento predicativo può a sua volta aver bisogno, talora, di altri completamenti per dire cose più specifiche: in una frase come Luigi è abile manca l’indicazione dell’ambito in cui è abile, pertanto occorre aggiungere in disegno, negli affari, nelle trattative, ecc.; e così Ugo è stato mediatore tra le parti; Luisa è stata molto attenta alle mie parole, sono frasi che vedono il complemento predicativo seguito da ulteriori specificazioni che sono veri e propri argomenti.

    In queste frasi l'insieme "verbo+aaggettivo predicativo" equivale a un verbo bivalente che ha il primo argomento nel soggetto e il secondo nell'elemento che indica l'ambito della sua abilità (Luigi è abile negli affari) o della sua attività di mediazione (Ugo è stato mediatore tra le parti) o della attenzione che ha prestato (Luisa è stata molto attenta alle mie parole), ecc.

     

     

    Con i verbi copulativi sembrare e parere la funzione di complemento predicativo del soggetto può essere svolta anche da un verbo all’infinito: Mario sembra sofferente può diventare Mario sembra soffrire; Luisa pare spazientita può diventare Luisa pare spazientirsi. È una costruzione che si avvicina alle completive.

     

    Verbi predicativi che acquistano valore copulativo

     

    Molti verbi possono avere più significati e in base a ciascuno avere comportamenti sintattici diversi così da rientrare alternativamente fra i verbi predicativi e i verbi copulativi.

    Per esempio nella frase La sua data di nascita risulta dai documenti il verbo risultare significa ‘viene fuori, si desume’ ed è predicativo; invece nella frase Piero è risultato vincitore, il verbo risultare conserva una parte del suo significato predicativo (quel riconoscimento ‘viene fuori’ da una gara, un concorso), ma include anche il valore tipico del verbo essere, perché Piero ‘è’ vincitore.

    Vediamo altri due esempi, nella cui parafrasi tra parentesi esplicitiamo e sottolineiamo la componente di valore copulativo:

     

    Maria è andata a casa Rossi (‘si è diretta’)

    Maria è andata sposa in casa Rossi (‘è entrata in una nuova famiglia ed è diventata signora Rossi)

    Paolo ha fatto il concorso da avvocato (‘ha affrontato il concorso …’)

    Paolo fa l’avvocato (‘è’).

     

    Possono assumere valore copulativo e farsi così seguire da un complemento predicativo del soggetto anche

    • verbi tipicamente predicativi monovalenti, come nascere, vivere, morire, nascere ricco (‘nascere essendo già ricco’), vivere beato, morire povero

    • molti verbi usati con significato assoluto, che equivalgono ai monovalenti. In questi casi il complemento predicativo è spesso preceduto da da, come, in qualità di, ecc.): Sette consiglieri su dodici costituiscono la maggioranza; Ugo fa il buono; e così fare il furbo, lavorare da falegname, studiare da direttore d’orchestra, agire o comportarsi da galantuomo, parlare come esperto, arrivare primo (o ultimo) o anche per primo (o per ultimo), ecc.

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