Il "Canzoniere": i temi

 

I temi del Canzoniere riguardano la celebrazione di Laura, il dissidio interiore che affligge il poeta, la politica.

 

La celebrazione di Laura consiste nella lode della sua bellezza fisica e delle sue virtù spirituali, splendide e perfette, paragonate all’oro, ai gigli, alle perle, alla luce del sole o celebrate attraverso paragoni con la ninfa Dafne e la dea Venere; nella descrizione del luogo dove i due amanti si sono incontrati, dolce e soave come la donna stessa, ricco di erbe, fiori, acque fresche e chiare; nel ricordo del tempo in cui il poeta si è innamorato o delle occasioni in cui ha potuto vedere la donna amata: 'l giorno, 'l mese, l'anno, la stagione, l'ora sono benedetti e ritenuti sacri.

 

Il dissidio interiore si manifesta in Petrarca come una perenne oscillazione fra sacro e profano. Il poeta, sempre in bilico fra le passioni terrene (il desiderio di gloria e l’amore per Laura) e l’aspirazione a vivere secondo l’ideale cristiano, è incapace di una volontà forte che gli permetta di vincere la  sua accidia e di conciliare il cielo con la terra. Le doti morali o intellettuali non servono: solo la poesia, con la bellezza e l’armonia dei versi, può far cessare la terribile guerra. Questo tormento, caratterizzato dall’alternarsi di grande felicità e grande sofferenza, si chiama Amore. La donna è una dolce nemica che sconfigge il poeta e lo rinchiude in una dolce prigione da cui non può e non vuole liberarsi: un gesto gentile procura indescrivibile felicità, uno sguardo severo inconsolabile tormento.

 

Ma la donna amata è quasi sempre più dura del diamante, più fredda dell’alabastro, più crudele della tigre, perciò l’innamorato dimagrisce, non dorme, desidera la solitudine, piange, ha freddo, si copre di sudore. Travolto da emozioni così estreme e devastanti, chi ama arriva spesso a desiderare la morte per porre fine alla sofferenza, perché l’amore e la morte sono inseparabili e, alla fine, identici.

 

La politica ha come argomenti la condizione dell’Italia e la corruzione della corte parale di Avignone. Petrarca è l’incarnazione del letterato che da una parte si appoggia ai potenti per riceverne onori e supporto economico, dall’altra cerca di rimanere fedele a se stesso denunciando i mali delle istituzioni politiche in crisi.

 

Nella canzone Italia mia il poeta piange la sua patria, simile a una donna bellissima con il corpo ferito da piaghe mortali - le divisioni interne e le milizie mercenarie - che la rendono vulnerabile a invasioni esterne e si augura che torni presto la pace in una terra unita da vicende storiche e tradizioni culturali grandi e comuni. Nei sonetti Fiamma dal ciel, L’avara Babilonia à colmo il sacco, Fontana di dolore, albergo d’ira, Petrarca, sulle orme del movimento dei francescani spirituali, condanna la corruzione della chiesa e sferra attacchi verso la corte di Avignone perché si è sostituita a Roma come sede cristianità universale. Il poeta, comunque, non rinnegherà mai i dogmi della chiesa e l’autorità spirituale del pontefice.

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