Dal "Canzoniere": Almo sol, quella fronde ch’io sola amo (CLXXXVIII)

Nel sonetto Almo sol, quella fronde ch’io sola amo, Laura è identificata con Dafne, la ninfa di cui Apollo, dio della poesia, si era perdutamente innamorato. Secondo il mito, Dafne non ricambia la sua passione e per sfuggire al dio che la insegue si trasforma in alloro.

L’alloro è la pianta con cui ai tempi di Petrarca si incoronavano i poeti: per lui rappresenta la gloria che tanto ha inseguito e che, come l’amore e come tutte le altre  passioni terrene, è destinata dissolversi nel nulla.

 

Almo sol, quella fronde ch’io sola amo

tu prima amasti: or sola al bel soggiorno

verdeggia, e senza par, poi che l’addorno

suo male e nostro vide in prima Adamo. 

 

Stiamo a mirarla: i’ ti pur prego e chiamo,

o Sole; e tu pur fuggi, e fai d’intorno

ombrare i poggi, e te ne porti il giorno,

e fuggendo mi tôi quel ch’i’ più bramo. 

 

L’ombra che cade da quel umil colle,

ove favilla il mio soave foco,

ove ’l gran lauro fu picciola verga, 

 

crescendo mentr’io parlo, a gli occhi tolle

la dolce vista del beato loco,

ove ’l mio cor co la sua donna alberga. 

 

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