Il "Decameron": Lo stile comico

Per dare un’intonazione comica alla vicenda narrata, Boccaccio plasma e deforma il linguaggio, usando una sintassi e un lessico vicini a quelli della lingua parlata: impiega assonanze, accrescitivi, peggiorativi, diminutivi, come nella novella di frate Cipolla per la descrizione del servo:

 

Aveva frate Cipolla un suo fante, il quale alcuni chiamavano Guccio Balena e altri Guccio Imbratta, e chi gli diceva Guccio Porco: egli è tardo, sugliardo e bugiardo; negligente, disubidente e maldicente; trascutato, smemorato e scostumato; senza che egli ha alcune altre taccherelle con queste, che si taccion per lo migliore.

[…] E senza riguardare a un suo cappuccio sopra il quale era tanto untume, che avrebbe condito il calderon d'Altopascio, e a un suo farsetto rotto e ripezzato e intorno al collo e sotto le ditella smaltato di sucidume, con più macchie e di più colori che mai drappi fossero tartereschi o indiani.

 

Usa il non senso ed espressioni esagerate (iperboli) come nella novella di Calandrino e l’elitropia per il discorso di Maso:

 

[…] fu da Calandrin domandato dove queste pietre così virtuose si trovassero. Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de' Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un'oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciol d'acqua […] Disse allora Calandrino: - Fostivi tu mai? A cui Maso rispose: - Di'tu se io vi fu'mai? Sì vi sono stato così una volta come mille. Disse allora Calandrino: - E quante miglia ci ha? Maso rispose:- Haccene più di millanta, che tutta notte canta.

 

All’interno del discorso, crea contrasto fra la premessa e la conclusione come nella novella di Ser Ciappelletto per la descrizione del protagonista:

 

Era questo Ciappelletto di questa vita: egli, essendo notaio, avea grandissima vergogna quando uno de' suoi strumenti (come che pochi ne facesse) fosse altro che falso trovato […]  Aveva oltre modo piacere, e forte vi studiava, in commettere tra amici e parenti e qualunque altra persona mali e inimicizie e scandali […] Delle femine era così vago come sono i cani de' bastoni; del contrario più che alcun altro tristo uomo si dilettava. Imbolato avrebbe e rubato con quella conscienzia che un santo uomo offerrebbe.

 

Fa assumere a parole e frasi un significato diverso dal consueto, spesso con una connotazione erotica o oscena, come nella novella del prete di Varlungo per la descrizione di madonna Belcore:

 

[…] aveva nome monna Belcolore [...] una piacevole e fresca foresozza, brunazza e ben tarchiata, e atta a meglio saper macinare che alcuna altra. E oltre a ciò era quella che meglio sapeva sonare il cembalo e cantare: L'acqua corre la borrana, e menare la ridda e il ballonchio, quando bisogno faceva, che vicina che ella avesse, con bel moccichino e gentile in mano.

 

Deforma espressioni e termini in latino come nella novella di frate Cipolla, dove la frase del Vangelo Verbum caro factum est (Il Verbo si è fatto carne) diventa una delle coste del Verbum- caro- fatti alle finestre; usa espressioni e termini dialettali come nella novella di Chichibio e la gru quando il protagonista, di origine veneziana, risponde alla sua innamorata:

 

Brunetta […] di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina; e sentendo l'odor della gru e veggendola, pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia. Chichibio le rispose cantando e disse: - Voi non l'avrì da mi, donna Brunetta, voi non l'avrì da mi.

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