Sistema della lingua e testo: frase ed enunciato

    Sintassi

    La descrizione del sistema generale di una lingua non si può eseguire direttamente sui testi perché questi utilizzano il sistema in molti modi diversi, secondo il carattere del testo stesso: è quindi necessario distinguere tra sistema generale della lingua e uso della lingua nei testi.

     

    1. Il sistema generale di una lingua si può descrivere attraverso unità strutturali tipo che permettono di osservare le regole interne del sistema. Le unità strutturali tipo sono chiamate frasi:

     

    Piero sbadiglia

    Mario pulisce la finestra

    Lo sport giova alla salute

    Gli amici regalano un libro a Giulia

     

    Si nota subito che ognuna di queste frasi ha un significato di per sé compiuto e che in ognuna è presente il verbo: constatazione importante perché la descrizione del funzionamento del sistema, osservato nella frase, non può che partire dal verbo. Si può quindi definire frase (termine perfettamente sinonimo di ‘proposizione’), detta anche frase-tipo, come segue:

     

    espressione linguistica costruita secondo le regole generali della lingua, tale da avere un significato compiuto (per quanto generico) anche senza collegamenti ad altre frasi e senza riferimenti a una situazione comunicativa o ad altri segni che la affianchino.

     

    2. Le esigenze della comunicazione reale, che richiede l’uso effettivo della lingua nei testi e utilizza il sistema in molti modi diversi, secondo il carattere del testo stesso, “nascondono” tali strutture-tipo. Basta prendere in esame dei testi reali, quali i due seguenti, per rendersi conto che è impossibile riconoscere direttamente su questa prosa le strutture generali della lingua italiana (lo stesso, naturalmente, accade in tutte le lingue):

     

    «Ritirarsi quando si è all’apice della carriera. Capita, soprattutto nello sport. Nelle aziende no. Mai. Anzi: […]» (in “Corriere della Sera”, 12.5.1994)

     

    «Ventidue ore dalle Alpi alla Piramide. Quella Cestia, a Roma Ostiense. Partenza da Bressanone, Alto Adige, alle 14 di giovedì e arrivo nella capitale alle 11.50 di ieri tra voli cancellati, treni soppressi, autostrade bloccate. Ecco l’effetto che fa, quando si sente il classico titolo “Italia divisa in due”, a non trovarsi in nessuna delle due, bensì inghiottiti dalla voragine che fa da confine. E che, giovedì, passava da Verona» (in “La Repubblica”, 5.3.2005).

     

    In questi testi non compaiono frasi-tipo ma espressioni che hanno una determinata forma perché acquistano significato preciso in quel testo: sono segmenti di un testo e, addirittura, possono costituire da sole un testo. Queste espressioni si definiscono enunciati, in quanto ciascuna è stata davvero “enunciata”, cioè proferita, o si immagina che venga enunciata, per comunicare un determinato messaggio:

     

    espressione linguistica comunque formata, compresa tra due stacchi forti (fonici o grafici), che sia parte di un testo o da sola lo costituisca, e che ha senso compiuto perché è collegata ad altri enunciati o è legata a una determinata situazione comunicativa.

     

    Frase (o proposizione) e enunciato hanno quindi diverso significato e diversa funzione.

     

    Una separazione così netta nello studio, tra sistema e testo sembra allontanarci dalla concretezza della lingua. Ma si tratta solo di un’operazione provvisoria, necessaria per scoprire il sistema linguistico, che altrimenti rischia di restare sempre nascosto dall’aspetto specifico dei testi. D’altra parte, solo la consapevolezza di come funzione il sistema della lingua ci dà la possibilità di intendere con molta precisione la specificità dei singoli testi: viene infatti il momento in cui le due prospettive di studio si ricongiungono e siamo in grado di cogliere le manipolazioni che l’autore ha compiuto sul sistema della lingua.

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