Un discorso sulla moda italiana richiede che lo sguardo punti anche verso una grande varietà di altri simboli e prodotti della società italiana, così fortemente connotata – come tutti ci riconoscono – dalle abilità artigianali e dal gusto educato da secolari tradizioni artistiche. Il secondo Novecento, periodo di particolare esplosione della creatività nel nostro Paese, ha dato piena conferma di questa capacità di comporre un insieme di simboli in un’affascinante immagine unitaria del “vivere all’italiana”: ne è stato spesso specchio efficacissimo il cinema, che ha diffuso nel mondo immagini e contesti nei quali l’abbigliamento (che rinviava alle sfilate di grandi sarti e stilisti italiani, maestri nel dare particolare eleganza alle dive) si collegava a prodotti dell’industria che acquisivano particolari valori simbolici: dalla Vespa (si pensi al celebre film Vacanze romane con Gregory Peck e Audrey Hepburn), alla Lancia Aurelia (protagonista del Sorpasso di Dino Risi), alla Ferrari (capace di imporsi per velocità e resistenza sulle piste da corsa e, insieme, status symbol e raffigurazione di raffinatezza estetica). Anche il design delle arti applicate diveniva così sinonimo di stile e di gusto.
Come immagine di partenza preferiamo, però, risalire un po’ indietro, presentando la tela di Odoardo Borrani (1863) che raffigura un originale atelier (nel quale già si avverte tutto il gusto per il “ben fare”) impegnato nella preparazione delle camicie dei garibaldini.