Prima dell’unificazione nazionale anche questa regione era caratterizzata da un diffuso analfabetismo che, nella comunicazione orale, ha coinciso con una persistente dialettofonia. Con l’unificazione nazionale, anche in Umbria hanno agito i molti fattori di diffusione dell’italiano, la centralizzazione amministrativa e burocratica, la scuola, i grandi mezzi di comunicazione di massa. Pur in un contesto di progressiva espansione dell’italiano, i dialetti hanno continuato a essere utilizzati e hanno influenzato le varietà di italiano che restano tutt’oggi presenti nella regione. Come è avvenuto nelle Marche, si è mantenuto, anche in Umbria, un diffuso policentrismo linguistico: nessun centro urbano è diventato polo di attrazione e irradiazione culturale e linguistico capace di rendere unitario e omogeneo l’italiano regionale umbro. I linguisti hanno individuato almeno tre grandi aree in base alle rispettive varietà locali di italiano parlato:
la varietà perugina che si parla in un raggio di circa 45 km intorno alla città di Perugia e che presenta tratti affini alle varietà parlate nelle provincie toscane di Arezzo e Siena;
la varietà altotiberina presente nei comuni a nord di Perugia con elementi di continuità con le parlate dell’area marchigiana settentrionale;
la varietà sud-orientale (spoletina) delimitata a nord dal fiume Chiascio e a destra da Tevere con tratti vocalici perugini, ma anche caratteristiche fonologiche di stampo toscano.