Verbi "accompagnatori": ausiliari, modali, causativi, aspettuali

    Sintassi

     

    S’incontrano spesso forme verbali ed espressioni verbali composte da due verbi strettamente associati tra loro. Di questi due verbi uno esprime un significato specifico e l’altro lo “accompagna”, con varie funzioni. Il caso più semplice è dato dalla compresenza dell’ausiliare (essere, avere e qualche volta andare e venire) che serve a creare le forme composte del verbo (passato prossimo, ecc.) e del participio passato del verbo con significato specifico. È ovvio che questa coppia di elementi costituisce un solo predicato, anche se a volte tra l’ausiliare e il participio passato si inserisce un avverbio o una congiunzione, come però, anche, anzi, perfino, tuttavia, ecc.: es. Mario ha perfino pulito i vetri!

    Altra cosa è, invece, l’accostamento, al verbo di significato principale, di verbi che portano un significato particolare da aggiungere al verbo principale. Si distinguono le seguenti categorie:

     

    • verbi modali: potere, dovere, volere, sapere, solere (o esser solito). Es. Lucio può partire; Mara deve restare; Piero vuole mangiare; Claudia sa rispondere. Tutti aggiungono una “modalità” al concetto espresso dal verbo che li segue;

     

    • verbi causativi: fare e lasciare. Es. Paolo mi ha fatto comprare questo libro; Mara mi ha lasciato decidere liberamente. Questi due verbi indicano che qualcuno “induce” qualcun altro o “permette” a qualcun altro di fare qualcosa;

     

    • verbi aspettuali: sono soprattutto stare e stare per, mettersi a, smettere di, accingersi a, prendere a, i quali indicano che qualcosa “è in corso” o “sta per cominciare” o “è appena cominciato”, “sta per finire” o “è appena finito”. Es.: sta piovendo o sta per piovere; ha cominciato a piovere; l’avvocato sta finendo di parlare o ha appena finito di parlare; continua a piovere; Ugo ha smesso di fumare.

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